in realtà nasconde un processo più subliminale. L'affissione selvaggia dei manifesti tenderebbe a nascondere i volti degli altri candidati con l'intento di eliminarli dalle memorie degli elettori. Si aggiunge allora un'altra riflessione proprio sugli elettori.
Se chi organizza le campagne di comunicazione dei candidati ha ordinato questro arrembaggio affissorio, ha di fatto pensato che il proprio candidato ha bisogno di questo strumento perché i contenuti politici e programmatici reggono poco, oppure c'è ben preciso l'intento per qualche candidato di liberarsi dell'immagine di un predecessore della sua stessa coalizione per affrancarsi da una dote poco fruttifera presso gli ascolani, poco riconoscibile come effetto sul cambiamento della città. Ci si attende che la battaglia dei manifesti e degli attacchini di opposte fazioni cessi.
Qualche candidato ha fatto ammenda e ne prendiamo atto perché per chi si candida ad essere il primo cittadino, il primo esempio che è tenuto a dare è proprio quello del rispetto delle regole, altrimenti ogni bel discorso fa a farsi friggere. Soprattutto sarebbe oltremodo opportuno non utilizzare strumenti poco edificanti come gadget da dare ai bambini mentre giocano nelle piazze ascolane. Lasciamo che ai bambini le impronte, "oi tipoi"come le chiamava Platone, si formino in modo lineare. Proteggiamoli da messaggi che potranno capire quando saranno pronti per votare.
A che giova influenzarli ora? Non mi pare un bell'esercizio etico.
E per capire di quale gioco siamo spettatori, forse anche disattenti, vi facciamo riflettere su una immagine di un tabellone elettorale scattata martedi notte. Il candidato di quella lista civica è, tra l'altro, un avvocato e conoscendolo immaginiamo che non sia suo l'input di omologare le elezioni col suo simbolo. Meditate gente, meditate