Lo scoop in una “confessione” ad un quotidiano locale. Frantumate tutte le opere dell'omonimo biologo inglese Charles Robert Darwin (nato a Shrewsbury, 12 febbraio 1809 e deceduto a Londra, 19 aprile 1882). Luciano “Darwin” Agostini vuole tornare da Roma ad Ascoli. Incredibile. E' come tornare alle origini: dall'homo sapiens alla scimmia. Eppure a Roma aveva già intrapreso un formidabile carriera culturale proprio dinanzi al parlamento mentre si apprestava a varcar la soglia, immortalato per i posteri in quel “magnificat” indimenticabile di una iena ridens. In onore della sua scienza infusa, Roma capitale aveva organizzato una mostra sul bicentenario di Darwin. Evidentemente il cursus honorum ha fiaccato il nostro Luciano “Darwin” Agostini, né i 20 mila euro al mese possono ripagarlo della perdita dei panorami rupestri dell'avita Offida. Il lavoro estenuante di pigiare sulle tastiere alla Camera per alcuni può diventare più stressante di coloro che stenografano. Questi ultimi sono obbligati a ferie forzate per recuperare lo stress del proprio lavoro, riconosciuto come usurante. Forse il ripensamento esistenzial politik di Luciano “Darwin” Agostini deriva dal mancato successo di vendite del “Debello (distruggo dal latino) Ascoli”, da non confondersi con il più popolare, ma certamente vulgare, “De bello gallico” di tal Cicerone de Roma (c'è un errore nell'attribuzione dell'autore che in reatà e Caio Giulio Cesare come mi fa osservare l'on. Luciano Agostini, che ringrazio per la correzione e al quale rispondo su altro articolo in pagina). L'onnisciente “Darwin” Agostini aveva iniziato un'operazione di evidente e rarefatta caratura politica. Da Ancona, dove ricopriva la carica di vice presidente della regione e quella di assessore per il Piceno, lascia il suo territorio massacrato da una crisi profonda e da un'emorragia di posti di lavoro. Non si era fatto legare all'albero maestro della sua nave come Ulisse di fronte alle lusinghe delle sirene (no Luciano “Darwin” Agostini, non quelle della Ahlstrom, parliamo dell'Odissea di Omèro... no, non c'entra il braccio, quello è l'òmero, un osso, gli acuti sono in abundantia).
Così facendo spallucce agli operai che gli chiedevano dei cinesi promessi, per tutta risposta si era involato per Roma a fare il deputato (in latino vuol dire il più degno, ci vogliamo fare una riflessione su questo significato ogni tanto?). Luciano “Darwin” Agostini comunque è scusato perché non è obbligatorio conoscere il latino, importante essere colto in teorie involuzioniste. A Roma c'era voluto andare per non essere da meno di un suo conoscente ascolano, certo Amedeo “volpe” Ciccanti, pure lui deputato, ma prima senatore e consigliere regionale e sindaco e oggi pure candidato sindaco. Pure di lui si dice che gli avrebbero fatto capire che dovrebbe lasciare il posto ad un certo Viventi, anch'egli consigliere regionale (Udc), a metà legislatura (altro vitalizio salvo). Ma torniamo al “Debello Ascoli”. A Luciano “Darwin” Agostini non è andata affatto giù che il candidato sindaco del Pd che doveva vincere le primarie, Giuseppe Brandimarti, abbia floppato e quello che le ha vinte, Antonio Canzian, non ha voluto, il meschineddu, fare l'accordo con Amedeo “volpe” Ciccanti per il Comune di Ascoli. Cose inimmaginabili aahh. Una ribellione completa, cumpari. Roba da scassare i gabbasisi di Montalbano. E allora dagli contro Canzian. Mo ti faccio candidare a Catalucci e vediamo. Non ti abbasta? Mo ti faccio candidare Paride Vagnoni, che mi segue dappertutto, a Milano, in Norvegia, per i socialisti e vediamo. Puttana de la miseria i socialisti se spaccarono e quel meschineddu del fuoriuscito della Cia, (ma no quella mericana, quella agricola, che poi chi sape pecché se ne andasse?) il segretario provinciale Dante (macché Alighieri), Teodori, si dimise. E allora mo ti faccio candidare a Paride Vagnoni con Amedeo “volpe” Ciccanti e vediamo. Capisti ora? U progettu ha da proseguiri? Santa Rosalia e stu Canzian nun sente minghia, continua pe la strada sua “contro i poteri forti, le lobby, per il cambiamento”, ma che scherziamo? Lu sape chiddu ca nun sa da permittere? Ora glielo faccio comprendere io chi comanda: torno ad Ascoli e poi vediamo. Dobbiamo interrompere questa introspezione di pura invenzione perché ci giunge un contributo politico da parte di Infingardo da Lodi che qui riportiamo integralmente: «L’onorabilis Agostini est politicus invero singolarem.