Il ministro Brunetta: donne in pensione a 65 anni

Il ministro Brunetta: donne in pensione a 65 anni

Enrico Letta, deputato PD e ministro ombra del Welfare,sul tema del lavoro degli appartenenti alla terza età,ha sostenuto che: "si devono trovare meccanismi di incentivo per continuare a lavorare anche dopo la pensione. E’ il momento della grande riforma degli ammortizzatori sociali”.
Bruno Tabacci, Vice Presidente della Commissione Lavoro del Senato ha affermato che “per non provocare lo scontro tra generazioni, è opportuno correggere la struttura del welfare -ed ha aggiunto –quelli con più esperienza indichino la strada ai giovani”.
Le conclusioni del Forum sono toccate al Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, il quale senza mezzi termini, ha dichiarato: "l’invecchiamento attivo è un bene pubblico e come tale occorre rilevarne la convenienza e sostenerlo con opportuni incentivi, anche fiscali, disincentivando le uscite precoci dal lavoro. Per quanto riguarda il settore pubblico – ha continuato Brunetta – perseguirò la strada dell’equiparazione dell’età pensionabile fra maschi e femmine”. In parole semplici, le donne dovranno in futuro andare in pensione a 65 anni.
Immediata la reazione dei sindacati: Carlo Podda segretario confederale della CGIL ha dichiarato “il governo non ci provi nemmeno a mettere mano all’età pensionabile”, mentre Bonanni segretario generale della CISL ha  affermato: “niente passi falsi sul tema delle pensioni”, Luigi Angeletti segretario UIL è rimasto su posizioni possibiliste, ventilando un innalzamento dell’età pensionabile delle donne attraverso incentivi e sulla volontarietà.
Per comprendere meglio come è nato il vespaio sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne proposto dal Ministro Brunetta,bisogna ricordare che  la Corte di giustizia europea il 13 novembre scorso, ha “invitato” l’Italia ad armonizzare il trattamento pensionistico tra uomini e donne. Infatti per la Corte “è discriminatorio mantenere in vigore una normativa che consente a uomini e donne, lavoratori pubblici, di andare in pensione in età diverse”.
Secondo la sentenza emessa dalla Corte di giustizia se l’Italia non si dovesse adeguare alla normativa comunitaria, la Commissione Europea avvierebbe la procedura di infrazione con l’applicazione di sanzioni per somme ingenti.
Al dicembre del 2007, secondo la Ragioneria Generale dello Stato i dipendenti pubblici erano circa 3.300.000 di questi oltre 1.800.000 erano  donne.
C’è da ricordare che da tempo l’Unione Europea ed il Fondo monetario internazionale hanno invitato i  governi che si sono succeduti, ad intervenire per eliminare questa disparità. In Germania, ad esempio, la vita lavorativa è stata portata a 67 anni per tutti.
Insomma anche da noi la questione è seria e dovrà essere affrontata sia dal governo che dalle parti sociali ma anche dovrà essere discussa l’adozione di migliori trattamenti retributivi per le donne,un diverso sistema fiscale che attualmente è il meno generoso in Europa nei confronti della famiglia, adeguare gli avanzamenti di carriera delle donne a quelle dei colleghi maschi, manchevolezze di politica sociale che finiscono per penalizzarle.

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