progressivo annullamento della memoria storica, invereconda occupazione di tutti gli spazi liberi, esponenziale incremento dell'attività edilizia con la realizzazione per lo più di edifici di infima qualità architettonica, completo degrado delle rive dei fiumi, abbandono o incongrua utilizzazione dei centri storici, morte annunziata dei piccoli borghi presidio indispensabile della tenuta e conservazione delle zone interne e marginali del paese, inquinamento senza limiti, aumento esponenziale del traffico automobilistico privato ed eliminazione di ogni forma di tutela per i poveri pedoni, riduzione delle aree verdi e comunque cura minima per quelle esistenti e chi più ne ha più ne metta.
Sembra si faccia una gara per completare la distruzione del Bel Paese, anche se, malauguratamente per chi lo spera, non si riesce a compiere questa ciclopica opera, tanta è la ricchezza del suo patrimonio.
D'altra parte, pure a fronte di questo stato di cose inverecondo, si continua ad autoesaltarsi sostenendo che siamo un paese attraente, che abbiamo la più grande quantità di opere d'arte, di siti archeologici, di beni monumentali, di città e borghi splendidi, che ci mettono in una condizione di vantaggio competitivo nel dinamico mondo del turismo.
Se ciò fosse vero, non si riesce a comprendere i motivi che favoriscono il progressivo arretramento del nostro paese dalle posizioni di vertice dei paesi turistici più attraenti.
Dal primo posto siamo scesi al quinto-sesto con previsioni di ulteriore arretramento della nostra posizione in questa speciale graduatoria.
Ci sarà pure un motivo che spieghi il verificarsi di questo fenomeno.
Da alcuni viene sostenuto che si tratta delle conseguenze di una limitata o inefficace attività promozionale. Sarà sufficiente incrementare e rendere più efficace questa attività per riconquistare la primitiva posizione di vertice.
Niente di meno vero di quanto si crede e sostiene.
Nel campo del turismo ciò che realmente conta non è la promozione , bensì l'immagine complessiva che di un paese percepiscono i visitatori.
Evidentemente l'immagine del nostro paese non è più quella di una volta. Per riacquistare la forza attrattiva perduta, bisognerà svolgere un'azione capillare e profonda di recupero e riqualificazione del nostro territorio sovente tremendamente sfigurato.
E' proprio quello che non si fa e non si vuole fare.
Così, mentre continua in maniera perversa la proliferazione edilizia , che occupa ogni spazio, senza tenete conto dei valori del paesaggio, della memoria storica del paese, del beni monumentali, si tende a devitalizzare progressivamente l'azione di tutela degli organi preposti a questo compito di alto valore costituzionale: invecchiamento progressivo dei responsabili delle Soprintendenze, mancata copertura del posti in organico vacanti, riduzione dei finanziamenti, penalizzazione dei funzionari più attivi e più attenti sul fronte della tutela e controllo del territorio.
La scusa è sempre la solita: è un periodo di ristrettezze economiche, è necessario fare sacrifici , ognuno deve fare la sua parte.
Non si comprende che il risparmio sul fronte della tutela, in realtà è uno spreco di risorse. Operando in questa maniera, infatti, si consente e si favorisce la distruzione della nostra più grande ricchezza, quella che ci dava un vero e reale vantaggio competitivo, quel vantaggio che si vuole addirittura far difendere dagli enti locali, anche quelli meno dotati di competenze e risorse intellettuali capaci di valutare la reale complessità delle problematiche della tutela.
Senza tener conto che sovente chi dovrebbe valutare l'opportunità degli interventi sul territorio, erroneamente, è propenso, come è noto, a chiudere un occhio se non tutti e due, autorizzando gli interventi più gravi, cullati dal dolce rumore dei “denari” ricavabili dagli oneri di urbanizzazione.
Così per un piatto di lenticchie gustabile nell'immediato, si consente la distruzione e l'impoverimento futuro e reale del proprio territorio, con sicuri danni irreversibili .
Ora finalmente sembra che si siano scoperti i nuovi strumenti che consentiranno al Bel Paese di riacquistare il fascino perduto.
Si farà uso dell'enorme risorsa dei beni artistici, custoditi nei musei, nelle aree archeologiche. Questi tesori verranno valorizzati magari consentendone la vendita, o più probabilmente favorendone l'esposizione in paesi esteri per ricavare le risorse che consentano di migliorare la situazione gestionale delle strutture che li conservano .
E' d'altra parte quello che è stato realizzato dal Museo del Louvre, che ha consentito l'esposizione di propri tesori nei paesi arabi.
E' evidente la differente situazione.
A parte l'enorme consistenza del patrimonio del Louvre, che di per sé ha una capacità attrattiva straordinaria, probabilmente incrementata proprio dalla esportazione di una parte del suo patrimonio, è differente la tipologia di museo. Il Louvre, infatti, è per buona parte un museo decontestualizzato, accogliendo nelle sue sale opere provenienti da tutto il mondo e frutto sovente di spoliazioni, rapine , acquisti e quant'altro.
Il patrimonio dei musei italiani è invece legato in maniera indissolubile al territorio, è un'espressione della vita dei luoghi, rappresentandone l'anima e va quindi visto e gustato nel contesto dove si trova.
Peraltro è sicura l'esigenza di una diversa e più innovativa capacità di gestione, che consenta la messa in rete di tutto il patrimonio dei beni culturali del paese in modo da creare un immenso Museo Diffuso, che consenta di competere con le grandi realtà museali dei paesi stranieri; favorisca una gestione innovativa del settore; privilegi la realizzazione di un vero e proprio grande laboratorio nazionale e non la semplice e sovente sterile esposizione di oggetti e opere d'arte, rendendo il museo, come dice Cervellati, il luogo delle Muse, che incanta ed educa e non uno spazio dove sono messe sotto formaldeide le opere d'arte. Solo in questa maniera si potrà favorire lo sviluppo del turismo della qualità e della conoscenza in luogo di quello escursionistico, che sovente produce più danni che benefici favorendo il cosiddetto inquinamento turistico.
Per conseguire questi esaltanti obiettivi, peraltro, sono necessari immediati e non procrastinabili interventi che vanno dall'aumento di risorse finanziarie destinate a questo vitale settore, l'assunzione e utilizzazione di nuove risorse umane e intellettuali, facendo ricorso se del caso anche ad intelligenze provenienti da altri paesi, il coinvolgimento delle professionalità e conoscenze del mondo universitario.
Non potrebbe apparire inutile o controproducente, in questo disegno, anche la collaborazione di un esperto nel settore dell'organizzazione, della promozione e del marketing, proveniente magari anche da esperienze in altri settori di attività, purché rimangano prioritari e fondamentali il coinvolgimento e l'utilizzazione di esperti, con una specifica competenza culturale e professionale e dotati di un indispensabile spirito innovativo.