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Solo speculazione dietro la voglia di chiudere il Piceno Consind
Il Comune di Ascoli condannato a pagare 200 mila euro per l'affitto della scuola materna
«Riguardo gli articoli che quasi quotidianamente compaiono sulla stampa locale, che vorrebbero da parte di alcuni la definitiva chiusura del Piceno Consind, quest'Assemblea del Personale ritiene oramai inderogabile evidenziare ciò che di più risulta emergere.
Riteniamo innegabile, che l'interesse prioritario di chi intende sopprimere l'ultimo baluardo che a fatica vuole e crede ancora nelle regole come elemento fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di un territorio, quello di competenza sia chiaro, altro non è che il profitto da conseguire attraverso una politica prioritariamente fondata sulla speculazione urbanistica che si aprirebbe inevitabilmente dopo la chiusura appunto del Piceno Consind.
Non ci vuole molto a comprendere, che una volta abbattuto il Piceno Consind, gli avvoltoi della speculazione probabilmente guidati da chi in questo frangente sostenta la sua soppressione, si butteranno a capofitto nella corsa verso i facili guadagni, in spregio alle problematiche reali del territorio da tempo annacquato da una politica miope non più in grado di occuparsi delle reali esigenze.
Crediamo che gli interessi di parte, dinanzi ad aziende che occupano ancora circa diecimila lavoratori, debbano essere accantonati; inoltre certamente avremmo anche creduto maggiormente a chi deputato a rappresentare i lavoratori avrebbe fatto sentire la propria voce non per ostentare regole (comunicato UGL) ma per dare sostegno alle maestranze di fronte ad una gravissima crisi occupazionale.
Risulta allora chiaro comprendere il comportamento di quei politici come il Sindaco Celani e l'Assessore Natali che sollevano problemi ora ma che hanno approvato, senza battere ciglio, i rendiconti generali di esercizio finanziario 2002-3-4 in forte disavanzo, sotto la gestione Simonetti. Nonché l'ostinazione del Sindaco Celani a non voler riconoscere il canone di locazione per l'affitto della scuola materna, patrimonio comune dei 33 Comuni consorziati, anche se in una sentenza di questi giorni, il Tribunale di Ascoli ha riconosciuto le ragioni dell'Ente condannando il Comune di Ascoli al pagamento di 200.000 euro.
Disperdere un patrimonio che ha rappresentato e certamente rappresenta ancora un'autentico elemento di sostentamento e crescita per il territorio, soltanto per favorire la sua gestione speculativa, (leggi confindustria) non soltanto non ci trova d'accordo ma rappresenta il tentativo di infliggere probabilmente il fendente che segnerebbe la definitiva scomparsa di un modello di sviluppo che altre realtà invidiano.
Il disinteresse verso i problemi che attanagliano questo comprensorio, per mere finalità speculative non riteniamo che possa essere tollerato, per questo invochiamo l'intervento di quelle forze politiche che ancora credono che si possa operare in un sistema di regole trasparenti dove non siano prevalenti interessi di una parte e non si renda servizio esclusivamente e sommessamente al potentato di turno».