Offida e i paria del Pd di Ascoli

Offida e i paria del Pd di Ascoli

Il presidente della Provincia è un elemento di disturbo

sulla mancanza di buona amministrazione a livello locale: comunale e provinciale.
Fiumi d'inchiostro per congelare nero su bianco il verbo dell'oracolo di Delfi, pardon di Offida ché altrimenti Apollo potrebbe prendersela.
Il bon ton della buon amministrazione viene scodellato dall'onorevole del Pd a piene mani nel corso di un primo bilancio di lavoro parlamentare.
E c'è da dire che la curiosità di sapere quali massicci impegni potesse avere un deputato d'opposizione di fronte ad un governo con maggioranza bulgara come il Berlusconi attuale, ce l'avevo, ma pensavo di non essere in copiosa compagnia.
Mi sono dovuto ricredere: se lo chiedono in tanti cosa faccia un deputato d'opposizione in tali condizioni. La prima cosa che mi è venuta in mente è che due risultati quest'elezione all'on. Agostini li ha assicurati: uno stipendio da parlamentare e una pensione equipollente.
No, no, non bollente, equipollente:  adeguata.
La mia non è invidia, è delusione nel pensare quanto macroscopico sia il divario tra il tenore di vita della stragrande maggioranza degli elettori e gli eletti.
Non è neppure populismo il mio. Mi muove l'idea, forse antica, magari desueta, che un po' di ragionevolezza occorrerebbe nella politica per evitare quel tipo d'ingiustizia sociale caratterizzata dell'enormità delle prebende dei nostri parlamentari e consiglieri regionali.
Poi mi chiedo perché dovrebbero maturare una pensione quando tutti gli altri esseri umani faticano una vita per averla, misera a volte, “equipollente” altre volte, ma spesso insufficiente a vivere dignitosamente. Uno lavora 35 mesi minimo e giù la pensione con migliaia di euro. Ma è chiaro che gli onorevoli e i senatori hanno in mano le sorti del Paese, quindi di tutti noi e allora...
Allora facciamo così: se il paese dovesse andare a rotoli un responsabile ci sarà pure, magari gli stessi senatori e deputati.
Allora dovrebbero mettersi le mani in tasca e rifondere in quota parte il danno causato. Altrimenti perché debbono percepire uno stipendio base di 19.150,00 euro al mese?
Ma torniamo agli impegni massacranti del nostro onorevole d'opposizione che fa il paio con l'altro onorevole d'opposizione (come mi suona curiosa questa parola in questo caso) Amedeo Ciccanti (Udc).
Agostini ha scritto a Scajola per riunire il tavolo sulla crisi picena, Ciccanti ha spinto l'acceleratore sulla zona franca e Agostini gli ha tributato un plauso: bene bravo, bis.
Ma sulla zona franca non poteva “lavorare” lui? Siamo matti? Sarebbe stato incoerente: quando la proponeva il sottosegretario Pietro Colonnella, per il vice presidente della Regione Marche Agostini era solo una burletta, ora che ne parla Ciccanti che è in maggioranza di centrodestra al Comune di Ascoli e all'opposizione del centrodestra ( mannaggia questa parola continua a farmi un certo effetto in questo caso) in parlamento c'è il bravo bis.
Lo capite voi l'ardito messaggio politico in questi atti “onorevoli”?
Transeat. No  Transit, quello è solo Ford. Veniamo al colonialismo. Mi chiedete cosa c'entri l'Africa con Agostini? Niente.
Non mi pare smagrito come un profugo Tutsi. E d'altro canto sto parlando di Offida. Ah, ecco forse il serpente potrebbe farvi pensare all'Africa. Ma per colonialismo mi riferivo a quella annosa questione che riguarda da sempre ormai Il Pd ascolano, prima il Pci ascolano, poi il Pds ascolano e ancora il Ds ascolano e finalmente l'agognato Pd.
Ecco forse cominciate a raccapezzarvi. Ascoli a sinistra da sempre è stata una colonia offidana. No, forse all'epoca di Pompeo Strabone ancora no, ma poco ci manca. Un Pci doc, l'on. Giangiacomo Lattanzi era di Offida, un consigliere regionale del Pci, Dante Bartolomei era di Offida. Quindi possiamo sillogisticamente affermare che le regole di vita e quindi di candidature all'interno di questa parte di sinistra, centrosinistra, centro, oppure come vi pare, da Offida prendevano le “tavole della legge”.
Una sorta di apartheid ascolano suddito di Offida. Nel Pd di oggi permangono i “paria” ascolani. E molti di loro sembrano assai soddisfatti di esserlo.
Li vincola quella sorta di complice masochismo che li fa presentare candidati a Folignano dove, seppure si aspettassero un flop elettorale, erano certi di avere contropartita degna del sacrificio: la segreteria provinciale dei Ds, poi quella del Pd. Ora, se è vero che il nome sulla carta intestata nel ruolo di carica ufficiale è ben chiaro, di fatto le regole piovono dall'alto quando si tratti di scrivere un nome di un candidato al Parlamento in posizione di elezione certa.
Così, se nel manipolo di “paria” ascolani del Pd uno ha avuto la sua contropartita, non si capisce quali altri ruoli siano stati promessi agli altri componenti della coorte (decima parte di una legione dell'esercito romano). Almeno ruoli di visibilità politica, perchè se si vanno a sondare carriere e incarichi professionali, promesse di assessorati vari e di presidenze di enti di area vasta, coordinamenti comunali, allora i conti per altri “paria” potrebbero tornare. Ma sono conti fatti con l'oste o senza per le cariche politiche ventilate?
Di fatto Offida continua a regolare, grazie a “paria” luogotenenti, il Pd di Ascoli.  Come è possibile? Non c'è orgoglio, amor proprio, libero arbitrio tra gli ascolani?
E' una questione di stoffa. Quelli che hanno cucito a pelle l'abito del campione difficilmente sottostanno al feudatario. Gli altri, i paria, si accontentano di quello che il feudatario gli fa cadere nella scodella.
E tutto per costoro è giustificabile, indiscutibile.
Per tali logiche quando si lascia un territorio in crisi come quello piceno per andarsene a Roma, molti tacciono. Ci sono voci però che si levano come è accaduto a San Benedetto nelle more dell'incontro con il ministro Linda Lanzillotta. «Ringraziamo Veltroni – disse un elettore del Pd – che in ogni caso ci lascia liberi di votare Di Pietro».
E Di Pietro ha raddoppiato i suoi voti. Che c'entra? E la chiosa per spiegare come per esclusiva sete di potere, per massima ambizione personale e, non ultima, per un migliore prospettiva economica, un uomo politico che ricopre la carica di vice presidente della giunta regionale delle Marche ed è anche rappresentante del territorio piceno ( o forse solo di Offida?), forte comunque di un cospicuo gruzzoletto mensile tra gli 8 e i 9 mila euro, lasci il Piceno, l'Ascolano in braghe di tela e se ne vada a Roma a sostenere, come dicevamo, quegli impegni massacranti da parlamentare d'opposizione.
E per ottenere tutto questo ha creato un'organizzazione che non può lasciare tutto il disegno ai “paria” di turno, ma si avvale di un sistema economico associativo collegato alle logiche politiche che produce anche consenso, mettendogli in capo persona di fiducia.
Perché il duello con un presidente della Provincia come Massimo Rossi? E' chiaro. Rossi, uno che studia e approfondisce tutto, che degli ideali fa terreno fertile per coniugarli alla prassi politica per produrre cambiamenti positivi alla qualità di vita dei suoi amministrati, sfugge al controllo del sistema di potere. Uno che dice posso tornare a scuola, tornare a fare il professore.
Annichilisce le regole economiche, di consenso e di potere anzi descritte. Allora guerra, anche se con numeri arraffazzonati, calunniosi, perché ben conosce il nostro onorevole d'opposizione quelli veri avendo partecipato egli stesso a scriverli in giunta regionale. Allora la domanda per i Pduini ascolani è semplice: Ascoli deve restare ancora al “soldo” di Offida?