Piante di alto fusto che rappresentavano dei veri e propri esempi di gigantismo vegetale sono state eliminate con spavalda euforia o sono state crudelmente capitozzate. E non si sa se mai più potremo vedere piante di simile grandezza. Infatti i mutamenti climatici, a riguardo, non promettono nulla di buono.
Un fatto è certo: al posto di alberi maestosi che procuravano frescura e alleviavano le sofferenze arrecate da un caldo sempre più insopportabile, ora sono state messe a dimora povere striminzite pianticelle che prima di fare ombra dovranno, è il caso di dire, sudare le fatidiche sette camicie.
La domanda che poniamo è semplice: esiste un progetto alla base di questa azione veramente incomprensibile?
Si voleva forse modificare la tipologia delle essenze arboree cittadine ?
Si trattava di un problema di sicurezza ?
Se queste erano le motivazioni, c'è stato un preventivo studio fatto a riguardo?
Si è discusso di queste scelte nel Consiglio Comunale, nella Commissione Ambiente , nei Consigli di Circoscrizione ?
Si sono coinvolte nella discussione le Associazioni Culturali e Ambientaliste cittadine ?
A noi pare che nulla di ciò sia accaduto. Si prosegue imperterriti in questa azione devastante, si eliminano piante secolari e maestose per sostituirle con altre sovente simili di piccolissime dimensioni, si capitozzano, non si sa con quale perizia, le piante esistenti e chi più ne ha più ne metta.
Riteniamo che questa azione, pericolosa per lo stesso equilibrio climatico della città e per lo stesso benessere fisico dei cittadini oltre che per la sua "immagine estetica" non possa proseguire ulteriormente.
Specie se si tiene conto che sembra che l'azione in corso non stia per terminare, ma che si voglia, invece, intensificare l'azione sterminatrice.
E' proprio il caso di dire che ora i nodi sono venuti al pettine.
In questa nostra splendida città, che molti ritengono un vero e proprio "Giardino di Pietra", non possiamo consentire che non vengano tenute nel debito conto anche le creature vegetali che formano l'essenza dei giardini tradizionali.
Non possiamo accettare che, ridotta in termini esiziali l'estensione dei Giardini Luciani, aggredito lo spazio vitale del Parco Botanico dell'istituto Tecnico Agrario, ora si proceda anche alla eliminazione fisica delle sparute piante presenti in qualche limitato angolo della città
E' necessario che finalmente venga affrontato in termini di civile comprensione il problema del verde cittadino.
Non è concepile che ad Ascoli per ogni abitante sia presente meno di un metro quadro di verde .
Non dico di arrivare ai livelli di Stoccolma (Sarebbe troppo per noi). Lottiamo perché si arrivi ai livelli di qualche città italiana, magari anche al livello di Roma.
Perché ciò accada sarà necessario che tutti prendano coscienza della gravità del problema.
Per formulare delle proposte concrete, a nostro parere sarebbe opportuno che come primo provvedimento venga previsto nella pianta organica del Comune la figura di un Botanico Esperto , che possa finalmente assistere con metodo ed intelligenza chi intende affrontare le problematiche proprie del settore botanico vegetale.
Forse la presenza di un tale esperto potrebbe indurre gli amministratori a valutare con migliore attenzione il problema della presenza dei parchi, del verde e della qualità della vita.
Questo tecnico potrebbe spiegare che una città verde è più vivile, ha un clima migliore, è più accogliente, richiama più turisti, migliora il carattere delle persone, abitua al rispetto della natura.
Ascoli non ha un giardino, non ha un viale alberato dove i bimbi possano andare con i nonni, non ha una campo con i fiori che possa allietare la vista del malati, non ha un laghetto dove poter ammirare i cigni che si muovono con civettuola eleganza.
Tutto ciò è una grave perdita per la città.
Se vogliamo che la nostra città diventi competitiva, dobbiamo lottare perchè tutte queste cose belle siano presenti.
Non pensiamo solo ai mattoni, al cemento, all'asfalto, ai marciapiedi e alle rotatorie.
Torniamo al livello di civiltà dei nostri antenati, alla civiltà degli aristocratici che curavano la città con amore e la rendevano sempre più bella.
Ai nobili che hanno realizzato il giardino Luciani, che ci hanno lasciato in eredità le ville della Valle del Tronto, da quella dei Sacconi a quella degli Sgariglia di Campolungo.
Abbandoniamo il mondo del brutto, avviamoci verso quello della bellezza.
Rendiamo finalmente possibile la fruizione dei parchi fluviali che arricchiscono il patrimonio naturalistico della città.
Facciamo sì che l'area della Ex Carbon venga destinata alla creazione del polmone verde della città. Non ripetiamo l'errore commesso per l'area del Pennile di Sotto.
Creiamo tutto intorno alla città una cintura di rispetto, che salvi le preziose colline dalla solita aggressione edilizia , copiando magari quanto realizzato dalla civilissima Ferrara, che con il sistema della cosiddetta “Addizione Verde" ha vincolato un'area di 1800 ettari dalla città sino al fiume Po , imponendo dei vincoli di utilizzazione a carico dei proprietari senza peraltro disporre alcuna forma di esproprio, prevedendo ,a loro favore e a compenso dei vincoli, dei benefici di carattere fiscale e di altro genere.
E' la stessa cosa che si potrebbe realizzare ad Ascoli salvaguardando così un territorio dall'immenso fascino che va dalle Piagge a Lisciano, alla zona di Campolungo, a Valle Senzana, a San Gaetano , a Valle Venere, a Colonnata sino alla zona calanchifera di Porchiano e dell'Ascensione.