sulle decisioni prese nella divisione dei fondi strutturali tra le quattro province operata dalla giunta regionale solo aritmeticamente, risultano vere.
E il dubbio sul fatto che in Regione non c 'è più nessuno a rappresentarci in giunta è ormai fatto assodato se questi sono i primi segnali.
Solo chiacchiere che occorra aiutare un territorio in declino verticale dal punto di vista industriale e socio-economico?
Anche questo appare interrogativo del tutto retorico. Ma costoro davvero pensano che i piceni siano stupidi o abbiano ancora l'anello al naso?
Lo credono a tal punto che in una fase elettorale, seppure relativamente breve, non sapranno discernere chi opera per il bene comune?
Crediamo che la congiuntura economica abbia sensibilizzato l'udito e le vista di molti, abbia ripristinato la capacità ricettiva di “antenne” spesso insonorizzate dalla rassegnazione. Nell'immaginario collettivo è scontato pensare che un vice presidente di una Regione abbia un'incidenza sostanziale nelle decisioni di giunta. Oggi non è più vero?
Se così è dipende con tutta probabilità dal fatto che Agostini già venga considerato in “uscita”. Se questa è la situazione speculare, viene da dar ragione ad un signore di San Benedetto, Pippo Quinzi, che abbiamo ascoltato argomentare un intervento tra il preoccupato e il deluso di fronte al ministro Linda Lanzillotta nel suo recente intervento all'auditorium del Comune rivierasco.
«Abbiamo lavorato molto – dice Quinzi – per far sì che un rappresentante del territorio fosse eletto in Regione, che giungesse a ricoprire un posto di rango quale quello di vice presidente della giunta e che, fatto importante, fosse stato delegato dal presidente Gian Mario Spacca a seguire lo speciale progetto di rilancio per il Piceno. E nel momento più importante per la situazione critica del Piceno costui lascia l'impegno per candidarsi».
Non conoscevamo il signor Quinzi prima di quell'occasione, ma ad onor del vero ci pare abbia colto appieno, con dote da veggente, quello che si sarebbe registrato da lì a qualche giorno. Nessuno vuol negare le ambizioni politiche di chicchessia, del tutto lecite tra l'altro, ma che la politica non sia più praticata con spirito di servizio da certi esempi appare indubitabile.
Spirito di servizio. Vogliano scusarci con tutti quelli che lavorano in campagna elettorale, che lo fanno una vita intera senza mai ricoprire nemmanco una carichetta, il loro è certamente spirito di servizio. Altro è arrivare alle poltrone alte: sindaco, presidente di Provincia, consigliere regionale, parlamentare. Ma si sa più si è in alto e più, anche del tutto legittimamente ripetiamo, l'euforia avvinghia. L'unico antidoto per imbrigliarla è appunto lo spirito di servizio: Diliberto docet. E' sul punto crediamo esploda "l'urlo di dolore" del presidente della Provincia di Ascoli Massimo Rossi.