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Le fabbriche chiudono e gli Enti pubblici assumono
«I posti di lavoro si perdono e le tasse comunali crescono»
e vitale problema che colpisce le nuove generazioni: la mancanza di un lavoro certo e stabile e la presenza, ormai maggioritaria sia nel pubblico che nel privato, di lavori precari e a intermittenza.
Il nodo fondamentale è, anche, come dare garanzie, diritti e stesse possibilità a tutti i disoccupati.
La crisi economica e del lavoro nel territorio di Ascoli si è aggravata. Basta leggere i dati forniti dalla Provincia (tabella sotto). La città è allo stremo. Il lavoro che non c’è più e che viene a mancare ogni giorno è diventato una vera e propria emergenza economica, che ha risvolti ed effetti negativi per la tenuta sociale della città.
Basti pensare che la Cartiera e la SGL Carbon (le due storiche fabbriche della città oggi chiuse), fino a 10 anni fa, occupavano oltre 1.000 dipendenti, circa il 5% dell’intera forza lavoro della città di Ascoli. E i poveri aumentano in Ascoli. La presenza in città dei ministri Bersani e Damiano sono stati la cartina al tornasole della grave crisi industriale ed economica del nostro territorio e le loro parole e il loro impegno fanno sperare in una possibile svolta positiva per ribaltare la difficile situazione occupazionale e imprimere una fase di sviluppo e di crescita.
I posti di lavoro si perdono e le tasse comunali crescono: basta vedere l’ultima indagine del Sole 24 Ore. Ogni ascolano (compresi i neonati) pagano ogni anno 417 euro per le tasse comunali (ICI, Tarsu, IRPEF, addiz. Enel) con un aumento del 14% in più rispetto al 2005. Solo l’aumento dell’IRPEF è di 65% in più rispetto a due anni fa.
Aumenta il disagio sociale e le famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla terza settimana.
Ma il sindaco diserta tutte le iniziative e le riunioni volte a difendere i posti di lavoro dei dipendenti della cartiera Alhstrom. E tiene nascosto, per 11 undici mesi, nei suoi cassetti segreti, i progetti per la riconversione del sito e dell’area Carbon.
Lavoro che cambia! Lavoro che manca! Posti di lavoro che si perdono nella grande impresa. Posti di lavoro che aumentano negli enti pubblici.
Le fabbriche che chiudono e gli Enti pubblici che assumono. Cosa pensano i nostri cittadini su come funziona, per i propri figli, la ricerca di un posto di lavoro, che poi vuole significare un posto nella Pubblica Amministrazione?
A chi si devono rivolgere? Agli uffici pubblici (ex collocamento)? Alle ditte di lavoro interinale, alle imprese private di intermediazione (Adecco, Obiettivo lavoro, Manpower....)?
Ci si rivolge agli amici? Ai parenti? Ai santi? Ci sono figli senza lavoro di serie A e figli senza lavoro di serie B? O, alcuni, sono in C2 zona retrocessione?
Ci sono casi in cui lavoratori (quelli fortunati) devono districarsi con due-tre contratti precari (con orari disparati) per racimolare alla fine del mese uno stipendio minimo adeguato. E altri che non hanno nemmeno uno straccio di un lavoro precario e flessibile e condannati a vivere in casa con i propri genitori,
Sia esso pubblico che privato, il lavoro precario non rende, forse, schiavi e ricattabili?
Da chiunque lo somministra (pubblico o privato) il lavoro precario non è un'arma di ricatto e di costrizione verso il lavoratore?
La nuova generazione nata sulla precarietà è una generazione frustrata e debole, una generazione senza futuro.....Che società sarà la nostra se non creiamo condizioni di lavoro stabili e sicuri per i nostri figli e nipoti, per dare loro fiducia, forza e serenità?
Bisognerebbe dare più dignità al lavoro, al suo concetto insito di liberazione dai bisogni. Sottolinearne il suo valore sociale ed etico.
La politica, quella seria, deve concentrare tutti i suoi sforzi, su questo tema e per ridare sostegno e fiducia ai giovani, i quali, senza un lavoro, non saranno mai uomini liberi. E con una crisi del lavoro così grave andrà in tilt tutto il sistema di protezione sociale della città, e le politiche sociali subiranno un pericoloso tracollo».
Ecco i dati della Provincia di Ascoli Piceno: “una possibile strategia dal basso per sostenere l’economia della Provincia di Ascoli Piceno a breve-medio termine” . La relazione è sul sito internet della Provincia:
Il tasso di disoccupazione della Provincia nel 2006 (dati Istat) si è attestato al 6,5% contro il 3,9% della media delle altre province marchigiane.
Negli ultimi 5 anni (2002-2006) il tasso di disoccupazione è cresciuto del 6,6% contro il 2,6% della media delle altre province marchigiane.
La disoccupazione femminile nel 2006 è al 10,6% contro il 5,1% della media delle altre province marchigiane (più che doppia).
Gli iscritti alle liste di mobilità (centri per l’impiego) sono passati dalle 1.255 unità del 2001 alle 1.919 unità del 2006 con un incremento del 53% .
Il ricorso alla cassa integrazione è aumentato del 120% passando da complessive 861.380 ore del 2002 a 1.899.575 ore del 2005, contro un aumento del 58% nella media delle altre province.
Nel triennio 2004-2006 (sempre dati Istat) gli occupati sono diminuiti del 5% contro l’aumento del 4,6% nella media delle altre province.