per proteggere questa preziosa risorsa da forme di utilizzazione non adeguate e dal suo spreco irrazionale. Senza l'ispirazione che deriva dai principi morali profondamente radicati nei cuori e nella coscienze degli uomini, gli accordi e l'armonia che dovrebbe esistere a livello internazionale per la preservazione e l'uso di questa risorsa essenziale saranno difficili da mantenere e portare avanti".
E' una frase di Papa Giovanni Paolo II del 1994 e, per ridestare il sopito problema dell'acqua fortunatamente la sorte ci sta dando una mano. In questi giorni, 3 o 4 senz'acqua, ci faranno capire , nonostante il minor disagio che avremmo, che significa non avere acqua dai rubinetti, che significa avere negato l'accesso all'acqua pubblica, che significa per quasi la metà della popolazione mondiale non poter bere, mangiare, lavarsi.
L'acqua è e sarà sempre di più un problema mondiale e se si visita il sito dell'UNICEF e ci si pone una semplice domanda quale: Ma l'acqua è risorsa di vita? La risposta è NO! Oggi proprio non lo è! A conferma di questa risposta ho trovato una frase di Riccardo Petrella già consigliere alla Commissione Europea e professore all'Università Cattolica di Lovanio in Belgio.
Petrella afferma: << Se, nei prossimi dieci o quindici anni, non verrà concertata nessuna azione volta a garantire la fornitura dell'acqua in un quadro mondiale efficace di regolamentazione politica, economica, giuridica e socioculturale, il suo dominio provocherà innumerevoli conflitti territoriali e condurrà a rovinose battaglie economiche, industriali e commerciali".
Basti solo pensare che il 40% della popolazione mondiale (2.500.000.000 persone) dipende da sistemi fluviali comuni a due o più paesi. L'India e il Bangladesh disputano sul Gange, il Messico e gli Stati Uniti sul Colorado, la Cecoslovacchia e l'Ungheria sul Danubio. Una zona calda emergente è l'Asia centrale, dove 5 ex repubbliche sovietiche, da poco indipendenti, si dividono due fiumi già troppo sfruttati, l'Amu Darja e il Sjr Darja.
Per non parlare poi del Medio Oriente dove le dispute sull'acqua, stanno modellando gli scenari politici e i futuri economici. Si pensi solo che nel mondo, un miliardo e 400 milioni di persone del pianeta non hanno accesso all'acqua potabile e che 400.000.000 di bambini rischiano di morire ogni anno per la mancanza di acqua potabile: ne muoiono solo 200 milioni!
Ottocento milioni sono le persone che non hanno un rubinetto in casa e, secondo le stime dell'OMS, l'Organizzazione Mondiale per la Sanità, l'80% delle malattie nei Paesi del Sud del mondo è dovuto alla cattiva qualità dell'acqua.
E' chiaro, quindi, che la principale fonte di vita dell'umanità si sta trasformando in una risorsa strategica vitale. Il valore crescente dell'acqua, le preoccupazioni concernenti la qualità e la quantità di approvvigionamenti, oltre che le possibilità di accesso, accordate o rifiutate, stanno avvicinando l'acqua al petrolio e a certe ricchezze minerali in quanto risorsa strategica. La sua rarità e il suo valore crescente porteranno sempre più a delle politiche dell'acqua e a conflitti internazionali che potranno attribuire ai diritti su quest'ultima un'importanza di primo piano. La cosa più evidente, comunque, è che mancano delle regole mondiali di controllo sulla gestione dell'acqua e la sua difesa come bene comune, patrimoniale e prevale l'approccio di considerare l'acqua un bene da lasciare alla libera regolamentazione del mercato.
L'idea della privatizzazione nasce in Inghilterra sotto il Governo Thatcher e si espande rapidamente in Francia, Canada, USA, Germania, Italia, Irlanda fino a toccare i paesi del sud del mondo. Alcuni economisti ritengono che la privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell'acqua. La privatizzazione fa gonfiare i prezzi dell'acqua in maniera smisurata.
Il capitale privato è consapevole del fatto che i servizi per l'acqua sono diventati un settore di attività molto redditizio. Così, le grandi multinazionali dell'acqua spingono perché si sviluppi il mercato dell'acqua. Qualche esempio. La Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una in Cina e l'altra negli Stati Uniti. La Nestlé ha iniziato a commercializzare in Pakistan la sua prima acqua "purificata", acqua di rubinetto trattata con l'aggiunta di minerali. Insomma, la guerra mondiale dell'acqua è stata lanciata e sembra che questa sia stata e continui ad essere legittimata anche a livello internazionale. Infatti, proprio durante il secondo Forum Mondiale sull'Acqua, svoltosi all'Aia dal 17 al 22 marzo 2000 e organizzato dalla Commissione Mondiale per l'Acqua, è stata approvata una Dichiarazione Ministeriale perlomeno discutibile, che sancisce la vittoria della concezione dell'acqua come bene di mercato e non come diritto naturale di tutti. Il Forum ha rigettato l'idea dell'accesso all'acqua come un diritto umano e sociale inalienabile; riconoscere tale diritto avrebbe comportato l'introduzione nella politica concreta dell'acqua di regole ed obblighi per gli Stati e per le imprese private, che né gli uni né le altre accettano con entusiasmo. "La via è aperta alla petrolizzazione dell'acqua" - afferma ancora Riccardo Petrella - "La riduzione dell'acqua ad una merce, e come tale, alle regole dell'economia capitalista di mercato nell'ambito della libera concorrenza e del libero commercio non poteva essere espressa in maniera più chiara ed esplicita. La nuova saga dell'acqua come L'oro blu del 21° secolo ha trovato all'Aia una consacrazione politica e scientifica al più alto livello internazionale". Noi vogliamo che l'acqua resti un bene pubblico dove nessun interesse privato può e deve entrare ed è per questi motivi che Rifondazione Comunista, questo Circolo, si sta battendo e si batterà affinché si approvi al più presto la Legge di Iniziativa Popolare lanciata dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.