“Effetto Ahmetovic”, le responsabilità dei media

“Effetto Ahmetovic”, le responsabilità dei media

Caso Ahmetovic, bruciano l'auto di Fabiani

Siamo in un territorio, il Piceno, rimbalzato sulla ribalta nazionale per fronti opposti: il rom Marco Ahmetovic colpevole di aver spezzato quattro giovani vite di Appignano del Tronto, guidando ubriaco nella notte, e il pastaio Enzo Rossi di Campofilone che ha aumentato di 200 euro lo stipendio mensile dei suoi dipendenti, dopo aver provato a vivere malissimo con mille euro al mese.
Bene, questa seconda faccia del Piceno, quella virtuosa e nobile, è comunque vinta su gran parte dei media locali e nazionali dal “fenomeno” Ahmetovic.
E per la logica del male che vince sul bene, in un mondo forse assetato di noir, la barca mediatica alza vele ancora più gonfie di vento.
Poiché, come si dice in gergo la storia del rom “tira”, ci vuole anche il talent scout del momento che pensa di farne una bandiera spiegata a fin di bene.
Lo zingaro di 22 anni condannato a 6 anni e mezzo di carcere sarà testimonial di una campagna contro l’uso di alcolici: “Non fate come me”, sarebbe lo slogan. E giù trasmissioni televisive. Lo zingaro scrive anche un libro sulla notte del 23 aprile in cui persero la vita travolti dal suo furgone Eleonora Allevi di 18 anni, Davide Corradetti di 16 anni, Danilo Traini di 17 anni, morti sul colpo, e il sedicenne Alex Luciani, deceduto durante il trasporto all’ospedale. L’Agenzia Sundas, per i diritti su immagine e libro pagherà, pare, 100 mila euro. Le famiglie delle vittime s’indignano.
Come si arriva a questa situazione?
Per capire ci vuole un diario. Marco Ahmetovic, dopo 5 mesi trascorsi in carcere dalla sera dell’omicidio plurimo colposo, viene condannato a  6 anni e mezzo di galera dal giudice Marco Bartoli, lo stesso che al rom aveva concesso gli arresti domiciliari mentre tutti sbraitavano che doveva stare in carcere. E’ il giudice che supera di ben 2 anni e mezzo, nella sua condanna, la pena chiesta dal pm Carmine Pirozzoli (4 anni etc), quella cioè statisticamente più rigida rispetto a quelle inflitte per lo stesso reato dai tribunali di tutta Italia.
Perché questa severità, che tra l’altro non è che ci dispiaccia, intendiamoci, se poi in altri casi simili la Giustizia si comporta altrimenti?
Sarà forse ininfluente ma con il processo in corso davanti al tribunalze era stata autorizzata dal Questore di Ascoli una manifestazione di “Forza Nuova”, nonostante nei giorni precedenti fossero state inviate minacce di morte a qualche magistrato.
E i commenti dei politici dove li mettiamo?
Tutti di uno stesso orientamento, naturalmente. Sono quelli delle leggi “ad personam”, che non batterebbero un sopracciglio se Calisto Tanzi di Parmalat se la potesse cavare.
Ma noi giornalisti, o meglio quelli di noi che non l’hanno mai smentito o spiegato, hanno una grande responsabilità.
Così come quando si è detto che Ahmetovic se ne stava agli arresti domiciliari in un residence al mare. Insomma una bella vita con quattro ragazzi morti sulla coscienza, si è detto. Il fatto è, e nessuno ha avuto il buon senso di dire, di scrivere, che il signor Marco Fabiani, che abita in quel residence di San Benedetto del Tronto, è l’unico ad aver accettato di accogliere Ahmetovic in casa sua. E’ probabile che abbia qualcosa in cambio.
Magari in qualche modo è artefice del “fenomeno” Ahmetovic, e forse ne trarrà qualche utilità. Niente di illecito. Così fotografie che girano del rom in sdraia (scattate da chi?) alimentano media in cerca di share e...il fenomeno diventa sempre più fenomeno, magari un business. Intanto qualcosa ci rimette anche perché prima qualcuno nei giorni scorsi prende la sua auto a martellate poi, oggi, non domi, la incendiano. A guadagnarci anche altri: Forza Nuova ha aperto una sezione ad Appignano.
Il paese indignato va in televisione e più s’indigna, più aumenta lo share... un meccanismo avvitato su se stesso come una vite senza fine. Ora comprendiamo meglio il basso profilo tenuto dalla famiglia Traini, una di quelle colpite dalla tragedia di Appignano. Chiusa nel proprio dolore per la perdita del figlio. Una famiglia a ragione “fantasma”, non ha alimentato il tourbillon mediatico che tritura l’emozione più vera per un picco d’ascolto in più o una copia di reso in meno.