Processo Ahmetovic, l'ipocrisia di una giustizia giusta

Processo Ahmetovic, l'ipocrisia di una giustizia giusta

Lo sport trasversale dei politici di prendersela coi magistrati

Ahmetovic uccise, travolgendo con il suo furgone, quattro giovani di Appignano del Tronto la notte del 23 aprile. Ora dirò qualcosa che forse non sarà compresa subito e nel modo giusto. Vi pregherei di leggere fino in fondo questo articolo. Se qualcuno oggi pensa che Giustizia sia stata fatta perchè a differenza della pena chiesta dal pubblico ministero Carmine Pirozzoli (4 anni di reclusione per l'omicidio colposo plurimo) il giudice Marco Bartoli ne ha inflitti 6 anni e 6 mesi, forse non ha osservato il quadro generale che c'è in Italia sulla Giustizia.
Voglio mettere a confronto due realtà diverse per contenuti che pure però vedono al centro dell'attenzione magistrati e politica. Ascoli Piceno col processo allo zingaro e la vicenda delle “Toghe Lucane”,  anch'esse con manifestazioni di piazza, ma d'altro respiro.
Partiamo da Ascoli. Una domanda ce  la siamo posta nei giorni scorsi quando ripetutamente minacce di morte erano state indirizzate al gip Annalisa Gianfelice, ad altri magistrati, all'avvocato difensore del rom imputato di omicidio colposo plurimo.
Perché il Questore di Ascoli ha autorizzato una manifestazione di Forza Nuova conoscendo la situazione, il clima nel quale si stava per svolgere il processo?
E quand'anche avesse voluto autorizzare, come ha fatto nel suo pieno diritto, quella manifestazione, perché doveva aver luogo per forza davanti al tribunale di Ascoli?
Solo qualche ipocrita può affermare o dire che questo processo si è svolto in un clima sereno. A questo punto qualcuno inizierà a pensare che siamo a favore del “povero” rom. Allora è chiaro stabilire che per quanto mi riguarda Marco Ahmetovic poteva essere anche condannato a 30 anni, ammesso che la legge lo permetta.
Ma non possiamo esimerci dal ritenere quello che pensiamo e che da quella domanda iniziale ci fa dubitare del fatto che il giudice, preparato, austero, intoccabile finché si vuole, tuttavia abbia potuto subire un'influenza da questo clima d'assedio. E' comprensibile, umano. Il giudice Marco Bartoli non ce ne vorrà se pensiamo che in appello la sua sentenza sarà, ahi noi, riformata in diminuzione e di molto anche, perché dubitiamo che nel frattempo il parlamento possa legiferare per aumentare le pene nel caso dell'omicidio colposo. Così Ascoli è stata anche passerella politica in aula e fuori dal palazzo di giustizia. Dentro, l'onorevole Conti di Alleanza Nazionale, che in precedenza aveva posto un'interrogazione sulla vicenda, è stato quasi a ridosso dell'imputato, di fronte al giudice. Ma il pubblico non dovrebbe essere oltre la sbarra? Il giudice non lo ha fatto tornare tra il pubblico: è un sintomo? Si dirà che era pieno di giornalisti e telecamere, ma erano tutti addetti ai lavori. Come vedete esistono situazioni che a bocce ferme possono assumere connotati diversi, sfumature più interpretabili che nel caldo dell'azione, ma che pure sono avvenute, senza censura di polizia e di magistrati. Quella censura che invece è capitata al sottoscritto allorquando gli è stato impedito per qualche minuto di rientrare ad ascoltare la lettura della sentenza da due poliziotti in tenuta antisommossa fatti posizionare davanti alla porta d'accesso al tribunale dal dottor Ciro Re della Questura. Nulla è valso qualificarsi giornalista, non mi è stato chiesto alcun documento, dovevo restare fuori. Ho dovuto alzare la voce per tornare in possesso di un diritto sacrosanto. Ero in un tribunale a svolgere il mio dovere d'informare l'opinione pubblica. Questo il clima che certo io non ho voluto. Il clima che ha censurato nel corso della sua arringa l'avvocato Felice Franchi uscito sotto scorta. «Non dovete rivolgervi a questo magistrato, a questo avvocato – ha gridato Franchi, chiaramente all'indirizzo del pubblico -  ma a Roma, lì c'è il legislatore». Come dire che il magistrato o l'avvocato applicano e si comportano secondo quanto la legge e il codice prescrivono. Dov'erano l'onorevole Conti e i suoi colleghi profumatamente pagati, di ogni colore politico, fino ad oggi? Conti ha portato una lettera dell'onorevole Fini alle famiglie delle vittime, forse sarebbe stata più necessaria una riforma del codice penale. Il clima dopo la sentenza non è migliorato: ci sono i commenti dei politici di rango nazionale.«Vergognosa - dice Giuseppe Maria Marinello, del direttivo di Forza Italia - la richiesta di condanna a soli quattro anni avanzata dal pm, "giustamente appesantita dalla sentenza del giudice". "Purtroppo - aggiunge - le sanzioni previste per crimini di questo tipo sono del tutto insufficienti e non favoriscono il regredire di simili reati".  "La guida in stato di ebbrezza - conclude Marinello - non è consentita, e chi non osserva la legge non deve avere paracaduti a cui aggrapparsi, perché quattro giovani vite non avranno futuro».
«L'on. Jole Santelli, responsabile sicurezza e immigrazione di Forza Italia, contesta la richiesta
del pm di Ascoli Piceno Carmine Pirozzoli di condannare il rom che ha ucciso guidando ubriaco quattro ragazzi a quattro anni di reclusione, richiesta poi superata dalla sentenza del giudice
Marco Bartoli, che ha comminato al nomade una pena più pesante: sei anni e sei mesi. Secondo la Santelli, la richiesta del pubblico ministero era "del tutto fuori dalla realtà. Non si é trattato di omicidio colposo, è doloso, c'è colpa grave", sostiene la parlamentare azzurra. Secondo la Santelli, "tutto sembra ancora più assurdo oggi, quando per la prima volta, a due donne rom che truffavano gli anziani a Milano è stata contestata l'associazione a delinquere. Una pronuncia che, al contrario, rispecchia le aspettative della comunità". "In un paese civile - conclude - non ci possono essere due
giustizie, questo delegittima lo Stato e alimenta la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni».
«Le vergognose richieste del pm di Ascoli Piceno e dell'avv. di Marco Ahmetovic sono state per
fortuna appesantite dalla condanna inflitta dal giudice. Rimane tuttavia in piedi il tema dell'adeguamento delle pene per gli omicidi colposi plurimi". Lo ha detto l'on. di FI Gabriella
Carlucci, commentando la condanna a sei anni e sei mesi del rom che guidando ubriaco uccise quattro giovanissimi.   "Considerato l'aumento esponenziale delle vittime della strada, e la quasi impossibilità di tenere sotto controllo il fenomeno - ha aggiunto la Carlucci - è indispensabile una
modifica del codice penale, su questo aspetto ormai desueto". La parlamentare azzurra ricorda di aver già rivolto un'interpellanza al ministro della Giustizia sul caso del nomade. La risposta venuta oggi con la sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno, ha osservato, "é stata tecnicamente perfetta,
ma inconsistente e impotente dal punto di vista legislativo. Il sistema giudiziario resta troppo perdonista. Speriamo che i passaggi giudiziari successivi non vadano a ridurre la pena, ma
tengano conto del 'gradito' giudizio espresso oggi dal giudice". "E' del tutto evidente - ha concluso - che nessuna pena può restituire le vite di quattro giovani alle proprie famiglie, ancor meno se la giustizia non fa il suo dovere».
Ecco l'ipocrisia. Ma quando c'era il caso Previti, corruzione eccetera, dove erano nascosti questi signori? Quali leggi hanno fatto per evitare la corruzione? Già, Previti non era un Rom. Oggi si scagliano contro i magistrati. Ma questo, come è  evidente, è uno sport caro ormai anche al centrosinistra. Se qualcuno l'ha vista, la trasmissione “AnnoZero” di giovedì sera è andata sulle piazze della Calabria e della Basilicata per la vicenda del pm Luigi De Magistris che con la sua inchiesta fa scrivere al Corriere della Sera titoli come questo: «Giudici, politici, banche, megavillaggi turistici e sanità. Sono i protagonisti dell’inchiesta della procura di Catanzaro che sta facendo tremare la Basilicata». Ora De Magistris, visto il suo lavoro, è stato spogliato dell'inchiesta, il ministero della Giustizia, con Clemente Mastella, ha avviato un proposta al Csm di trasferimento del magistrato. I giovani del movimento “Ammazzateci tutti” sono scesi in piazza, così la solidarietà del fratello di Paolo Borsellino, fatto saltare in aria col tritolo dalla mafia, a sostegno di una magistratura che lavora per la sicurezza della comunità. Michele Santoro con “AnnoZero”, rischia di essere oscurato di nuovo col fatto che fa informazione? C'è questa possibilità. Il ministro Mastella interviene addirittura sul Cda della Rai perché si sente attaccato. Come al solito giornalisti e magistrati sono il muro contro cui tirare palle da baseball e la barca va...