A giugno e luglio calo del 3% di turisti. A settembre previsto - 4,5%
In una stagione che si preannunciava in calo, e che solo il bel tempo sta modificando in parte, quello di agosto (ma fino al 25) continua ed essere l’unico mese a far registrare il tutto esaurito. Se giugno e luglio hanno già fatto registrare in termini di consuntivo una flessione di turisti di circa il 3%, la stima per settembre è ancora peggiore: il calo previsto è addirittura del 4,5%. Sembra dunque rispolverata la vecchia abitudine della pausa estiva concentrata in un solo mese dell’anno. «Questo dato – afferma Giorgio Fiori direttore Confcommercio – ci preoccupa molto poiché invece di andare verso un allungamento della stagione, sembra che si torni indietro. Tutti auspichiamo una destagionalizzazione per sfruttare al meglio le potenzialità della Riviera, ma per realizzarla bisogna soddisfare almeno tre condizioni: l’orientamento verso una domanda più organizzata fatta da gruppi e pacchetti viaggio; la realizzazione di un sistema a rete sul fronte dell’offerta; il coordinamento delle politiche di promozione. Ma soprattutto – aggiunge Fiori – occorre puntare tutti sul turismo congressuale così come appunto sta facendo la Confcommercio in collaborazione con la Fondazione Carisap e gli altri primari Enti del territorio. Certamente – secondo Giorgio Fiori - i bilanci vanno fatti a consuntivo ma le previsioni dell’andamento complessivo non sono appunto delle migliori. In fatto di consumi, invece, la domanda sembra orientarsi sugli stili salutistici, ma non troppo dispendiosi. Oltre all’intramontabile pizza e birra, vanno di moda anche piatti di pesce (nonostante il penalizzante “fermo pesca” adottato in piena stagione), gelati e acqua a volontà. I consumi dunque si stanno polarizzando sull’eccellenza e sull’essenzialità, che lascerebbe pensare ad un assottigliamento della fascia media di reddito. Il consumatore – conclude Fiori - sembra soffrire per il potere di acquisto che non cresce. Non rinuncia alla vacanza, ma riduce le spese all’essenziale. In questo contesto per le imprese turistiche è alto il rischio di una banalizzazione dell’offerta di servizi turistici, di una progressiva perdita di identità del settore e di una concorrenza aggressiva da parte dell’offerta proveniente dalle mete straniere».