Cna e Confartigianato Marche, hanno presentato, nella sede della Regione Marche, l’Osservatorio 'Trend Marche' sull’artigianato marchigiano e le micro e piccole imprese, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Artigianato e micro e piccole imprese, una situazione difficile. Potrebbero essere 3.200 le imprese a rischio default nel 2021, di cui 1.100 a causa delle restrizioni dovute al Covid. Se va male saranno 4.100 a non superare i prossimi dodici mesi, di cui 2 mila a causa della crisi pandemica. Cna e Confartigianato Marche hanno presentato l’Osservatorio “Trend Marche”, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Uno scenario allarmante quello delle imprese a rischio default, che in Italia saranno tra 113 e 145 mila. Come reagire?
“Bisogna partire” ha dichiarato il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli “ dal sostegno delle imprese condizionate fortemente dalla crisi pandemica. Fare in modo che le micro, le piccole, le medie imprese resistano nel trattenere la propria capacità competitiva ma allo stesso tempo saper guardare avanti, a nuovi distretti, a nuove filiere, a come razionalizzare, innovare, digitalizzare, riuscire a fare squadra in un territorio dove purtroppo c’è stata frammentazione. Il piccolo può diventare medio e grande se ci si crede e si lavora tutti in un’unica direzione, se l’azione è comune tra amministrazione regionale, corpi intermedi, imprese e banche, in una visione prospettica, condivisa e concertata. Anche le infrastrutture materiali e immateriali sono essenziali per la crescita, mettendo in campo tutte le risorse, a partire da quelle del Recovery Plan e del settennio europeo.”
Nell’anno che si è appena concluso, il sistema produttivo regionale ha perso 1.188 imprese attive mentre gli occupati, ad ottobre 2020, erano diminuiti di 34.540 unità. Le imprese sono diminuite soprattutto in agricoltura (-577) e nel commercio (-558). Più contenute le perdite nel manifatturiero (-296 di cui 164 concentrate nel calzaturiero).È pesante il tributo alla crisi dell’artigianato che perde 548 imprese.Sul territorio regionale, le perdite più consistenti, ci sono state ad Ancona (-504) e a Macerata (-413). La provincia di Pesaro e Urbino ha perso 237 aziende e quella di Fermo 70. In controtendenza l’ascolano, con un aumento di 36 imprese attive.Per quanto riguarda la forma giuridica, continua la fuga dalle imprese individuali (-2019) e aumentano le società di capitale (+847) che sono ormai il 20,9 per cento delle aziende marchigiane in attività.
“Nei primi nove mesi del 2020,” ha affermato il professor Ilario Favaretto dell’Università di Urbino, “i ricavi delle imprese artigiane delle Marche sono diminuiti del 17,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati peggiori per i ricavi dall’estero (-25 per cento) mentre va meglio per i ricavi delle imprese conto terzi (-6,8). Pesante la situazione degli investimenti, crollati del 57,8 per cento, con una punta di meno 72 per cento per la imprese manifatturiere e del 58,3 per cento per i servizi. Calano solo dell’1,1 per cento gli investimenti nelle costruzioni.”
Ma gli artigiani e le micro e piccole imprese delle Marche hanno reagito e messo in atto processi di adattamento.
“Secondo una nostra indagine” ha sostenuto il Magnifico Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori, “il 30 per cento delle imprese ha diversificato e introdotto servizi aggiuntivi, utilizzando gli strumenti digitali per la vendita. Il 20 per cento ha riorganizzato i processi produttivi e modificato i modelli organizzativi. Molte anche le imprese che hanno ricercato nuovi mercati, anche in termini di riorganizzazione digitale. C’è stato, da parte degli artigiani e delle micro e piccole imprese, un maggior accesso al credito, mentre è forte la richiesta di sospensione della tassazione e la possibilità di ottenere sgravi fiscali”.
Sono intervenuti il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, Mirco Carloni assessore Attività Economiche Regione Marche, Cristina Balbo, direttore regionale Emilia Romagna e Marche Intesa Sanpaolo, Giovanni Foresti economista direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo, Ilario Favaretto professore Università Urbino, Gian Luca Gregori rettore Università Politecnica delle Marche, Gino Sabatini e Giuseppe Mazzarella, presidenti di Cna Marche e Confartigianato Marche.
DICHIARAZIONI
Mirco Carloni , vicepresidente e assessore Attività Produttive Regione Marche
“Fare squadra, ridurre le frammentazioni del nostro territorio per riuscire a trasferire azioni sinergiche che favoriscano margini di crescita. In questo senso il ruolo delle banche è fondamentale. Le Marche hanno un triste primato in tema di credit crunch, una stretta creditizia a livelli mai registrati derivata dai drammi finanziari che ha vissuto questa regione e che hanno pagato imprese e famiglie. Dobbiamo riuscire a gestire la straordinarietà contingente e distinguere tra rischio e incertezza: il rischio è la fase Covid e post Covid ma non possiamo più permetterci l’incertezza. Perché solo valutando insieme i rischi si potrà togliere la vulnerabilità del sistema economico. Servono investimenti e soprattutto intermediari finanziari seri che ci aiutino a toglierci dall’incertezza. Perché in questa regione troppi sono venuti a prendere e pochi a dare, cioè c’è stata tanta raccolta e pochissimi impieghi: 12 miliardi di raccolta a fronte di 5 milioni di impieghi. E’ giunto il momento che si facciano impieghi, investimenti e che le banche si fidino dei nostri imprenditori. Lo meritano. I nostri imprenditori sono credibili e vanno sostenuti. Noi siamo pronti a fare la nostra parte con iniziative anticicliche.”
Gino Sabatini e Giuseppe Mazzarella, presidenti di Cna Marche e Confartigianato Marche
“E’alto il rischio che nel 2021 una quota importante dei prestiti concessi dalle banche alle aziende marchigiane, si possa trasformare in crediti deteriorati. Per questo sarà fondamentale continuare a poter accedere ai crediti garantiti dallo Stato, a cui nel 2020, ha già fatto ricorso il 42,5 per cento delle aziende marchigiane in crisi di liquidità. Un ruolo fondamentale, per sostenere il credito alle imprese lo avranno i Confidi. In particolare Uni.co, il Confidi delle Marche, che va adeguatamente finanziato. Per tornare a crescere, occorre investire con forza sulle imprese e sui territori. Cogliendo le occasioni offerte dalle risorse del Next Generation Eu, dai Fondi strutturali europei e dal Bilancio regionale. Finanziamenti che devono servire ad aprire cantieri e realizzare opere capaci di creare opportunità per le imprese marchigiane e posti di lavoro, favorendo lo sviluppo dei territori duramente colpiti dal Covid. Zone, in molti casi, già piegate dal terremoto.”
Cristina Balbo, direttore regionale Emilia Romagna e Marche Intesa Sanpaolo.
“L’economia marchigiana è stata inevitabilmente impattata dalla pandemia, che ha colpito i suoi settori tradizionali innestandosi su di un tessuto già indebolito. Non di meno già in questa fase, in cui ad una perdurante incertezza si affianca l’ottimismo scaturito dall’arrivo dei primi vaccini, si evidenziano segni di reattività del tessuto produttivo, conscio che la crisi porta anche all’accelerazione di processi fautori di opportunità, legati innanzitutto alla digitalizzazione ed alla sostenibilità ambientale e sociale In questo contesto, sia nella prima fase di ‘resistenza’ che in quella attuale dove è prioritario lavorare sugli asset del rilancio, come prima banca italiana siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo al fianco delle imprese e come parte di un fondamentale gioco di squadra sui territori.”
Giovanni Foresti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo
“Le Marche sono tra le regioni più in difficoltà: pesa sia la specializzazione in alcuni settori fortemente colpiti dalla crisi (tra questi in modo particolare il sistema moda), sia una situazione già debole del sistema industriale regionale. Nel corso del 2021 la ripresa dell’economia potrà prendere vigore a partire dal terzo trimestre, grazie a una crescente immunizzazione della popolazione. E’ però necessario un cambio di passo con più investimenti, invertendo il trend negativo osservato tra il 2007 e il 2019: nelle Marche il calo è stato pari al -25%; nello stesso periodo di tempo l’Italia ha accusato una riduzione del 19%, ma soprattutto la Germania ha registrato un aumento del 21%. Serve in particolare innestare un nuovo ciclo di investimenti, in beni materiali, ma soprattutto in asset immateriali, rivolti cioè al capitale umano e alla formazione, alle tecnologie e alla digitalizzazione, alla ricerca e sviluppo e all’innovazione, alla responsabilità sociale e ambientale, all’internazionalizzazione.”