Reagiscono meglio le imprese più organizzate. Gabrielli: 'Subito il credito di filiera per dare liquidità alle Pmi'. A marzo e aprile le imprese marchigiane hanno perso 180 milioni di fatturato, per tutto il 2020 la stima è di una perdita di 425 milioni. Calzaturiero e mobili i settori più colpiti.
Jesi –
L’economia delle Marche era
già in forte difficoltà prima che arrivasse la pandemia, con un
forte calo del numero delle imprese artigiane, del Pil regionale,
della popolazione residente e della quantità degli investimenti da
parte del sistema imprenditoriale.
E’ la fotografia emersa dal
rapporto Trend Marche presentato ieri da Cna, Confartigianato in
collaborazione con UBI Banca.
Dal 2009 ad oggi nella regione sono
scomparse 7500 imprese artigiane, solo un quarto delle imprese
continua a fare investimenti, ha ricordato il professor Ilario
Favaretto dell’Università di Urbino, e la pandemia sta aggravando
le difficoltà del sistema economico, che necessita urgentemente di
interventi pubblici e privati mirati ad aiutare le varie filiere
produttive.
Secondo il rapporto Trend Marche, le Pmi regionali hanno
perso a marzo e aprile 180 milioni di euro di fatturato, con una
stima di una perdita di 425 milioni di euro di fatturato in tutto il
2020. Il comparto più colpito è quello calzaturiero, che solo a
marzo ha registrato una flessione del 59% della produzione, con il
comparto mobili che ha segnato un -47%.
“La specializzazione
settoriale delle Marche ha determinato un calo del 37,7% della media
della produzione nei settori dell’artigianato, più marcato di
quattro punti rispetto alla media nazionale” ha ricordato Gian Luca
Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche. Lo
scenario intermedio dell’evolversi della pandemia prevede un calo
dell’export delle Pmi marchigiane di 799 milioni di euro, mentre il
settore turistico regionale, in caso di totale assenza di turisti
stranieri tra marzo e agosto, subirà una flessione dei ricavi di
27,8 milioni di euro. Secondo un focus online condotto con alcune
decine di imprenditori marchigiani, è emerso che, in un quadro di
generale accelerazione della digitalizzazione, ci sono Pmi che stanno
incontrando grosse difficoltà nel continuare l’attività, altre
che si sono riorganizzate e altre ancora che hanno cambiato
strategia, diversificando in vario modo.
Le imprese che stanno
reagendo meglio sono quelle dotate di un piano strategico e di un
approccio flessibile ai mercati, da qui la necessità che tutte le
imprese si dotino di un piano strategico, magari con l’aiuto
dell’operatore pubblico.
“La pandemia ha avuto tre effetti
principali, il crollo del Pil, con le Marche più colpite rispetto ad
altre regioni, un forte peggioramento della fiducia delle imprese e
un netto cambio dei comportamenti che ha impattato sui consumi” ha
commentato Roberto Gabrielli, responsabile della macro area Marche ed
Abruzzo di UBI Banca. “Ma vanno ricordati anche i punti di forza
del nostro sistema che ci potranno aiutare ad uscire da questa crisi,
come la ricchezza delle famiglie, cresciuta del 6% negli ultimi due
mesi per effetto del calo dei consumi, del basso indebitamento delle
famiglie e delle imprese italiane rispetto a quelle degli altri Paesi
europei e di un sistema bancario nazionale molto più forte di quello
che aveva affrontato la crisi del 2008. Gli investimenti sono
necessari” continua Gabrielli, “ma una cosa che possiamo fare
subito tutti insieme, banche e imprese, è quello di rilanciare il
credito di filiera, che permette di dare liquidità alle Pmi che
appartengono a una determinata filiera e di preservare la catena dei
fornitori delle imprese più grandi”.