Ascoli - Le
devastanti conseguenze economiche e finanziarie prodotte
dall'emergenza sanitaria di questi giorni si stanno
drammaticamente sovrapponendo nelle aree del Centro Italia
colpite dal sisma del 2016 a moltissime altre criticità
ancora oggi irrisolte malgrado il grido di allarme lanciato
da tempo da Ance Ascoli Piceno e Fermo.
Mentre tutta la popolazione assiste impotente ad una ricostruzione praticamente ferma, il sistema produttivo è costretto a fare i conti con i silenzi e le promesse non mantenute da parte dello Stato. La questione della ripresa delle attività di riscossione dal 1° gennaio 2020 è emblematica e testimonia - se ce ne fosse ancora bisogno - la distanza tra il Paese legale e il Paese reale, tra le logiche del Palazzo e i concreti problemi dei territori.
La situazione è davvero esplosiva e coinvolge tutti i cittadini, non solo gli imprenditori.
Mentre a distanza di quasi quattro anni dal terremoto, le macerie devono essere ancora rimosse e la burocrazia blocca l'avvio dei cantieri, sono ricominciate da quest'anno - puntuali come orologi svizzeri - le attività dell'Agenzia di riscossione.
Insomma
nell'area del cratere lo Stato è presente, ma solo come
esattore.
“C'è davvero grande
amarezza mista ad incredulità per la decisione di
Governo e Parlamento di non prorogare la sospensione
delle attività di riscossione per ulteriori dodici
mesi. Un provvedimento che peraltro avrebbe richiesto
una copertura finanziaria di soli dieci milioni di
euro” - afferma Massimo Ubaldi, presidente di Ance
Ascoli Piceno - "Stiamo continuando
comunque la nostra battaglia affinché si conceda più
tempo a cittadini ed imprenditori per adempiere alle
proprie obbligazioni tributarie. D'altronde qui la
ricostruzione non è propria partita e la ripresa
economica, soprattutto del nostro entroterra, è
lontana”.
“In un momento di estrema
precarietà - continua Massimo Ubaldi - per
l'intero sistema economico nazionale non si possono e
non si devono dimenticare le urgenze del territorio
colpito dal sisma che richiedono, oggi più che mai,
una vicinanza speciale e provvedimenti straordinari. Molte imprese
della filiera dell'edilizia sono allo stremo: stritolate
dalla ripresa della notifica delle cartelle di
pagamento, da una pubblica amministrazione che non paga
più, da banche che revocano i fidi, da fatturati in
picchiata perché i lavori sono bloccati. Per affrontare
questa grave problematica abbiamo recentemente convocato
tutti i Parlamentari locali: vogliamo e dobbiamo fare
squadra per farci sentire di più e meglio a Roma. Il
prossimo imminente decreto legge che verrà emanato per
fronteggiare la crisi legata alla diffusione del
coronavirus è la nostra ultima occasione. Anche perché
diverse imprese in deficit di liquidità rischiano
seriamente di chiudere nelle prossime settimane se non
ci sarà un intervento immediato da parte del Governo.
Insomma, ora o mai più!”
“In attesa che anche da noi si applichi il modello Genova - conclude il Presidente Ubaldi - speriamo da subito in un modello di ricostruzione basato perlomeno su un minimo di buonsenso”.