Ascoli - Taglio netto di Vincenzo Marini Marini con la Fondazione Carisap: si dimette da Presidente e addirittura da socio della Fondazione per evidenziare il percorso di discontinuità che considera e auspica foriero di innovazione e crescita.
Nella lettera che segue non si lascia andare ad un bilancio del suo operato ma stigmatizza e spiega due momenti "perduti": il progetto ANIMA e la gestione del patrimonio che dice non debba essere "un talento messo sotto terra".
La sua chiosa non smentisce il suo pensiero alla guida della Fondazione Carisap : "Auguro che la Fondazione custodisca con fermezza e conservi con coerenza la propria autonomia decisionale, tanto più nei confronti di quei soggetti, non solo politici, che la vorrebbero — pur legittimamente — erogatrice supina".
La lettera:
" Egr. Sig.ri Componenti gli organi della
Fondazione, Stakeholder, Mezzi di informazione
Per la continua crescita istituzionale
della Fondazione ritengo molto importante un netto segnale di
discontinuità rispetto alla mia presidenza, che è stata lunga e che
ha dovuto essere determinata e decisa, sia per realizzare il progetto
di Fondazione che illustrai alla comunità ed agli organi il 3
febbraio 2001 e realizzare scelte che all'epoca non erano affatto
scontate sia, soprattutto, per far rispettare l'autonomia decisionale
della Fondazione stessa. La discontinuità, non solo effettiva ma
anche percepita, è funzionale alla necessaria evoluzione della
Fondazione verso quel modello operativo maturo che ne vede
accresciute le funzioni tecniche, affrancate da forti identificazioni
e da personalismi.
Del resto ritengo che già la fine del mio
metodo di governo potrà comportare miglioramenti e vantaggi alla
Fondazione grazie alle novità che saranno apportate da metodi e
stili diversi, che superino e colmino quelli che sono stati,
fisiologicamente, i miei limiti e le mie carenze. Per procurare tale
segnale di discontinuità mi dimetto non solo e non tanto dalla
carica di presidente, che potrei ricoprire ancora solo per qualche
settimana e, quindi, con valenza meramente simbolica, ma anche e
soprattutto dalla carica di socio, che potrei ricoprire ancora per
molti anni rimanendo nell'ambito della Fondazione mediante
l'appartenenza all'Assemblea, che abbandono con rammarico anche
perché ne hanno fatto parte mio padre Carlo Antonio, mio nonno
Marino, il mio bisnonno Vincenzo ed il mio trisnonno Carlo Antonio.
Avverto il desiderio, oltre che il dovere morale, di
ringraziare, e purtroppo in taluni casi di ricordare, coloro che, nei
diversi ruoli ed incarichi, hanno reso possibile il mio lavoro in
Fondazione, nonché chi vi ha collaborato con il consiglio, con il
supporto tecnico e morale, con il lavoro quotidiano, con la
condivisione dei momenti difficili e delle scelte innovative, con le
critiche costruttive e propositive. Il mio ringraziamento va a
talmente tanti soggetti, persone ed organizzazioni che non mi è
possibile elencare ma la cui numerosità ed eterogeneità conferma la
rilevanza del ruolo ricoperto dalla Fondazione nella nostra comunità.
Il lungo tempo trascorso imporrebbe l'obbligo di un bilancio,
al quale non mi sottraggo ma che effettuo nello spirito cui mi sono
sempre ispirato, secondo il quale ci si deve soffermare sui punti di
debolezza piuttosto che su quelli di forza, non solo per ragioni di
stile ma anche nell'ottica del miglioramento continuo. Mi soffermo
quindi sulle due fattispecie più rilevanti, ambedue verificatesi in
questo ultimo periodo in cui, nello svolgere il mio ruolo, non sono
stato in grado di raggiungere il risultato che, a mio giudizio,
sarebbe stato nell'interesse della Fondazione e della comunità. La
responsabilità è mia poiché negli ultimi periodi, proprio al fine
di ridurre i personalismi e favorire la crescita della Fondazione
sotto il profilo istituzionale, ho modificato le mie modalità di
esercizio della presidenza riducendone il ruolo rispetto passato
anche rinunciando a taluni benefici al fine di sottolineare tale
riduzione di ruolo e, per conseguenza, non sono riuscito a convincere
l'organo di indirizzo dell'importanza e rilevanza di due questioni:
-proseguire nella realizzazione dell'opera ANIMA;
-aggiornare
e rendere dinamiche le modalità di investimento del patrimonio della
Fondazione.
La realizzazione di ANIMA, una scelta coraggiosa
della Fondazione, partecipata ed auspicata da numerosi soggetti ed
esponenti della nostra comunità, è stata annullata nel settembre
2016 nonostante su tale progetto complesso gli organi e gli esponenti
della Fondazione avessero lavorato per anni, anche mediante confronti
pubblici e con gli stakeholder, superando le difficoltà e risolvendo
la maggior parte dei problemi.
Tutto ciò perché io non ho
rappresentato con la necessaria forza come da un lato il suo
annullamento avrebbe costituito la negazione della visione di lungo
periodo - o, meglio, della lungimiranza - che dovrebbe guidare gli
enti senza legarli troppo a chi, tempo per tempo, li amministra, e
dall'altro a far comprendere l'impatto oggettivamente notevole che
ANIMA avrebbe avuto sull'economia locale nonché sui percorsi
intellettuali e culturali della nostra comunità, senza neanche
intaccare o impegnare il patrimonio della Fondazione.
Resta
la consolazione che l'iniziativa di ANIMA è stato apprezzata e
continua ad essere apprezzata, nel mondo, in ambienti qualificati ed
autorevoli. Quanto poi all'opportunità di modificare gli assetti
del patrimonio e le relative procedure di investimento, anche in
tal caso per non aver utilizzato la necessaria energia, non sono
riuscito a far comprendere che le attuali modalità di investimento
furono decise, tempo fa, solo come soluzione temporanea e che non era
più opportuno mantenere il patrimonio, quasi fosse un talento
messo sotto terra, senza una adeguata forma di gestione, essendo
ormai doveroso adottarne utilizzando strumenti rigorosi. L'andamento
dei mercati finanziari successivo alla proposta di modifica degli
assetti gestionali mostra che, se fosse stata adottata la decisione
proposta, il patrimonio ed i redditi della Fondazione oggi sarebbero
notevolmente superiori.
Resta la consolazione che ancor oggi
— o quanto meno fino a qualche settimana fa — già solo l'insieme
dei titoli immobilizzati, acquistati come soluzione temporanea da
circa quattro anni, presenta ancora plusvalenze latenti, quindi senza
tener conto dei dividendi distribuiti negli anni, tali da
sopravanzare anche le importanti perdite sul fondo Atlante. Auguro
che la Fondazione custodisca con fermezza e conservi con coerenza la
propria autonomia decisionale, tanto più nei confronti di quei
soggetti, non solo politici, che la vorrebbero — pur legittimamente
— erogatrice supina. Auspico che essa mantenga la visione del
proprio ufficio quale valore e risorsa della nostra comunità, che
confido sarà rafforzato e maggiormente fondato proprio dalla
discontinuità a cui spero di contribuire con le mie dimissioni e con
la mia uscita dall'alveo istituzionale della Fondazione stessa. Con i
miei migliori saluti ".
Vincenzo Marini Marini