Ascoli - Questa nostra inchiesta che parte da Ascoli Piceno, come vedrete in seguito, abbraccerà l'Italia intera e darà un esempio di come le multinazionali distruggono dignità e saper fare italiano.
Avrete spesso sentito dire che la crisi internazionale che ha travolto anche l'Italia dal 2008 è nata negli Stati Uniti con i crolli di banche dovuti alle bolle dei mutui subprime. Le sue conseguenze perdurano fino ai giorni nostri con danni notevoli all'occupazione e alla qualità della vita.
E abbiamo scoperto un esempio locale
che apre però uno scenario nazionale. Ora vi raccontiamo la storia
di un imprenditore ascolano che l'ha vissuta sulla sua pelle ignaro
del fatto che una multinazionale americana lo avesse scelto per
fargli sopportare a loro posto la crisi in Italia, così da non
rischiare i propri profitti.
Siamo nel mondo del noleggio auto e i protagonisti di questa vicenda, che oggi facciamo partire dalla provincia di Ascoli Piceno, ma ha riflessi di carattere nazionale come vedremo nel prosieguo di questa inchiesta, sono Luigi Paoletti, amministratore della Riviera Rent Srl e Avis Budget Italia Spa.
Il dott. Paoletti, ascolano, con la sua
società aveva acquisito l'utilizzo del marchio Avis e, di fatto, era
l'immagine del noleggio auto nella provincia di Ascoli Piceno e in
quella di Teramo. La sua competenza negli anni (a partire dal 1994)
era conosciuta da tutta la clientela. Un bacino d'utenza che Paoletti
con la Riviera Rent aveva incrementato, fino a coprire a anche la
provincia di Teramo nella quale l'Avis aveva avuto problemi con un
altro operatore. Per il dott. Paoletti questo ampliamento significava
sopportare cospicui investimenti, di fatto doveva impedire che la
concorrenza si appropriasse della domanda di Avis nel Teramano
intervenendo con tempestività e competenza su di un territorio
scoperto improvvisamente.
Ma l'imprenditore ascolano aveva visto
in questo ampliamento un atto di estrema fiducia da parte della
multinazionale del noleggio nella sua attività portata avanti per
Avis per circa un ventennio.
Così Paoletti si butta a capofitto in questa nuova avventura e apre punti lungo la costa adriatica anche in Abruzzo: assume personale, crea nuova occupazione, nuova economia, con nuovi servizi al territorio.
C'è da dire che essere nel mondo Avis Autonoleggio non era cosa semplice. C'erano regole “militari” sul modo di noleggiare, sulla flotta auto che di fatto doveva essere solo con auto di proprietà dell'Avis, con royalties stabilite dalla multinazionale e non derogabili. Come non lo era il numero di auto da rendere disponibile per il noleggio alla clientela.
Insomma un contratto che esulava da quello che normalmente è un contratto di franchising dove chi diventa franchisee (affiliato) ha comunque una serie di libertà operative.
Paoletti si fida di Avis, un'organizzazione nella quale conosce anche personalmente qualche dirigente nazionale, e quindi si fida anche della due diligence che Avis gli sottopone con i costi e i ricavi dell'area teramana quando gli chiede di occuparsene.
Salvo poi ad accorgersi sul campo che quanto descritto non era la realtà. Avrebbe impiegato più tempo per ammortizzare il suo investimento. Come si dice, ormai sei in ballo e si balla. La grinta, l'esperienza che avevano aumentato la sua competenza nel settore dell'autonoleggio diventano puntello per la sfida.
E via a lavorare d'impegno. Nulla fa presagire all'imprenditore che nel marzo del 2014 gli sarebbe stata consegnata una raccomandata con la quale l'Avis Budget Italia dice chiaro che non ha alcuna intenzione di rinnovare il contratto per l'anno successivo. Non ci sono spiegazioni o critiche all'operato della Riviera Rent Srl e al dott. Paoletti. E' una decisione di stile “americano”, da multinazionale. Ti spazzano via infischiandosene dei tuoi sacrifici, delle persone che sarai costretto a licenziare. L'Avis ha semplicemente deciso di cambiare la sua rete.
A quel punto Luigi Paoletti capisce il gioco che è stato messo in atto nei suoi confronti e in quelli dei tanti operatori grandi e piccoli a livello nazionale: far pagare gli anni di crisi agli affiliati per poi sbarazzarsene al momento in cui arrivano i segnali di ripresa economica. Un disegno che a guardare bene aveva prodotto sintomi non compresi dagli imprenditori italiani che operavano per Avis Budget Italia Spa: alcuni dirigenti erano stati sostituiti in Avis, quelli che avevano consolidato la rete precedente, quelli con i quali Paoletti e i suoi colleghi operatori avevano negli anni intrattenuto rapporti di lavoro, di formazione, di direttive professionali.
E come in ogni gioco che si rispetti ci sono vincitori e vinti. Al momento il vincitore è uno: Avis Budget Italia Spa. I vinti sono gli imprenditori italiani come Luigi Paoletti e molti loro ex dipendenti (qualche centinaio di posti di lavoro persi a causa della multinazionale).
Ma l'Italia è il Paese del Diritto pensa Paoletti: l'Avis non può pensare di cavarsela così a buon mercato. Inizia il percorso con avvocati, lodi arbitrali e altro. Un tema che svilupperemo nel corso di questa inchiesta.
Intanto c'è da considerare che quando uno diventa il sinonimo del noleggio auto in due province è di fatto un personaggio pubblico, un punto di riferimento di un settore che vale anche importanti relazioni economico professionali e, naturalmente, umane.
E quando in provincia vedono che ti hanno tolto di colpo “il vestito buono” (il marchio Avis in questo caso) che portavi da dieci anni, il cortocircuito mentale è subitaneo: chissà cosa avrà combinato Paoletti perché l'Avis gli togliesse il suo brand? Magari si chiedono mentre ti salutano con il sorriso di circostanza sulla bocca.
In questa intervista integrale da noi raccolta, il dott. Luigi Paoletti racconta tutte le sfumature di questa incredibile vicenda.
E’ vero quanto riepilogato nell’articolo?
“La storia è esattamente quella che lei ha riportato la cui veridicità ha potuto confermare dalla lettura degli atti ufficiali della vicenda, compresi quelli giudiziari.”
E’ vero che l’Avis ha manipolato la situazione contrattuale e ha dirottato tutti i rischi della crisi finanziaria sulla rete di partners?
“E’ vero. Nel 2009/2010 ha rinnovato tutti i contratti introducendo principi e concetti giuridici che l’avrebbero agevolata poi nel 2014 a fare quello che ha fatto, approfittando della situazione di debolezza o comunque di dipendenza finanziaria dei partners. Nello stesso momento stabilivano una serie di regole attraverso le quali i rischi di incasso e di gestione venivano trasferiti tutti, indistintamente e indiscriminatamente, sul partner. Il discorso è semplice: c’è una crisi che mette a repentaglio gli investimenti in Italia, il business del noleggio auto è sostenuto in questo periodo per gran parte da domanda che nasce dall’improvvisa mancanza di liquidità sui mercati finanziari, e quindi assume connotati di grave rischio. Che pensa Avis Budget ex Avis Autonoleggio? Lasciamo che sia l’imprenditore locale a farsene carico se e fintantoché vuole portare a casa a fine mese il suo profitto, pagare i locali i dipendenti i servizi le royalties le tasse etc etc.
E’ vero che per un quinquennio sempre a partire dal 2009 l’Avis non è stata presente in termini di assistenza?
E’ Vero. Gli ultimi 5 anni ci siamo arrampicati sugli specchi, si sono prodotti forti costi per la gestione del rischio e il recupero delle perdite finanziarie quando non patrimoniali sui noleggi. In totale assenza dell’affiliante, impegnato a modificare la sua enorme struttura organizzativa. Con l’attesa di salire sul treno della ripresa”
E’ vero che al contrario Avis avesse già deciso che la ripresa si sarebbe dovuta affrontare con una struttura radicalmente diversa?
“E’ vero. Nel marzo del 2014,
vengono convocati decine di partner, io in maniera individuale, non
so se tutti gli altri allo stesso modo, per comunicare loro la
disdetta del contratto e quindi la volontà di non rinnovare una
volta decorso il termine di preavviso, come previsto
contrattualmente”.
E’ vero che richiese subito ad Avis quale sarebbe stato l’indennizzo a lei spettante?
“E’ vero. Allo sbalordimento iniziale subentrò un necessario pragmatismo e il giorno successivo a questa comunicazione, telefonai al referente dell’Avis e gli diedi la mia disponibilità a lasciare anche da subito, senza attendere il preavviso, favorendo i loro programmi. Trovando un accordo sull’indennità. Trovai una porta chiusa, una delle tante in cui mi sarei imbattuto da lì in poi”.
E’ vero che nella convulsa reazione del momento, il tentativo di un’azione legale collettiva si è spento sul nascere dando luogo ad una serie non coordinata di azioni legali individuali?
“E’ vero. Il tentativo di costituirsi in gruppo rivolgendoci ad un medesimo Studio Legale è andato a vuoto. La parte convenuta intanto non si è scomposta più di tanto, poiché la auspicata “class action” può funzionare e avere forza con gruppi di consumatori, ma non con imprenditori. Per loro natura individualisti. Tanto è stato che alla fine la rivendicazione si è frammentata. E si è affrontato il convenuto, la super corazzata Avis, uno alla volta, con la forza persuasiva immaginabile”.
E’ vero che in conclusione Avis ha rilevato gratuitamente la Good Company della rete e ha lasciato a carico economico dei partners la liquidazione della Bad Company?
“E’ vero. Vi è una forte spinta oggi in Italia a non indispettire le multinazionali, è un dato di fatto. Quindi, uno più uno, è stato riconosciuto e sentenziato che il comportamento di Avis in tutta la vicenda è specchiato e rispondente all’esercizio di diritti indiscutibili. Cosicché il Collegio Arbitrale costituitosi per giudicare delle rivendicazioni economiche di Riviera Rent ha emesso il 02/12/2016 un lodo che le rigetta tutte. Per dirla da semplici, poco è mancato che proponessero la beatificazione di Avis.
Ma se ognuno ha il diritto di non vedere disintegrato in un attimo il lavoro costruito attraverso anni di duri sacrifici, se tutto ciò è giusto e lecito, non può non riconoscersi che quanto fatto da Avis con questa operazione, definita brutale in corso di giudizio, non da me, andrebbe ben diversamente esaminato e sanzionato.
Nell’ultimo rapporto ANIASA viene esaltato l’incremento dei volumi del noleggio nell’ultimo esercizio 2016 in Italia, Avis Budget dalla sua posizione dominante, un anno prima nel 2015 ha sezionato la rete, e poi subito dopo si è appropriata con un colpo di mano, gratis, della parte sana, quella che potremmo assimilare ad una Good Company. E cioè la clientela, mantenuta con la vitalità e la capacità dei partner nel periodo nero. Ciò anche attraverso l’assunzione dei dipendenti più qualificati degli stessi partners.
Sbarazzandosi invece di quanto sarebbe stato loro di ingombro, le troppe organizzazioni forse ormai non più necessarie, con il loro carico di impegni di anni di crisi e dipendenti non tutti all’altezza. Riprendendo alle dipendenze solo quelli con caratteristiche corrispondenti ai loro nuovi standard di qualità e lasciando a casa quelli despecializzati. Quindi delle “Bad Company” che noi partner disdettati siamo stati chiamati a portare alla chiusura, facendoci carico di tutte le perdite.
Tutto nell’ordine delle cose, non mi scandalizzo per niente. Ma tutto gratis? La vergogna è la gratuità, perché se non è legale, è un furto”.
Il lodo arbitrale è impugnabile solo per cause ben identificate dalla legge.
E’ vero che ha lasciato aperta qualche strada per poter legittimamente pensare di non dover chiudere oggi il discorso?
“E’ vero. il lodo arbitrale ha lasciato aperti due sentieri, non insignificanti, che potrebbero riaprire il discorso. Il primo è quanto detto a proposito del riconoscimento di un contratto di agenzia, allorché sentenzia che se Riviera Rent avesse dimostrato di aver contribuito allo sviluppo della clientela si sarebbe potuto prendere in esame un suo diritto ad una indennità. Trattandosi di un lodo ci si sarebbe potuto suggerire in corso di esame, ci avremmo lavorato. Ma non è andata così, in questa vicenda tutte le cose sono andate per un verso solo, quello favorevole ad Avis. Il secondo allorché riconosce al contratto che Avis pretenderebbe definire di puro franchising, degli aspetti non propri di quel contratto. Messo in discussione questo principio, si rimette in discussione tutto l’impianto difensivo attraverso cui lo Studio Legale per conto dell’Avis ha contrastato con alterigia le nostre rivendicazioni economiche. Vedremo se sarà possibile, anche con l’apporto di chi come voi interpreta l’opinione pubblica, ottenere quelle ragioni che ci sono state spocchiosamente negate finora”.