Ascoli - Nella provincia di Ascoli Piceno il 2016 si è chiuso con un saldo negativo tra ingressi di nuove imprese (1.326) e cessazioni (1.353); ma 27 imprese in meno, rispetto a oltre 24 mila registrate, costituiscono un numero esiguo e indicano una sostanziale tenuta del tessuto imprenditoriale della provincia.
Se poi si confronta il saldo tra nuove imprese e cessazioni con le altre province della regione, si vede che la provincia di Ascoli Piceno fa storia a sé: i saldi negativi degli altri territori sono assai superiori. Ad affermarlo il presidente della Camera di Commercio Gino Sabatini.
Nella provincia di Ascoli Piceno, come nel resto della regione, il contributo negativo più rilevante alla diminuzione di imprese registrate, proviene dall’artigianato: difatti, mentre la quota delle nuove imprese artigiane sul totale delle nascite nel 2016 (24,8%) è allineata al peso dell’artigianato sul complessivo tessuto di imprese (24,0%), invece la quota delle cessazioni artigiane su quelle complessive (36,8%) risulta nettamente maggiore.
Considerando l’evoluzione degli ultimi due anni, si vede che nella provincia di Ascoli Piceno la natimortalità è diminuita: sono calate sia le nascite di nuove imprese sia le cessazioni.
Il calo della natimortalità si presta a una doppia e contrastante interpretazione: se da un lato è bene che diminuiscano le cessazioni, perché ciò significa che tra le imprese registrate aumentano quelle che si mettono in attività e rimangono sul mercato, d’altra parte la diminuzione delle nascite può significare che calano le opportunità di fare impresa e cresce la propensione a “non rischiare”.
Ma la minore propensione a creare nuove imprese potrebbe anche risultare come effetto di una maggiore prudenza nel dare corpo a idee imprenditoriali, suggerita dalle difficoltà di mercato e dalle incertezze del contesto politico e sociale. Una maggiore prudenza che, in effetti, trova conferma nei dati sulle forme giuridiche adottate: crescono di più in termini assoluti (+168) le imprese attive organizzate in Società di capitali, che rappresentano ormai un quinto del totale del tessuto di imprese.
“La Camera di commercio - afferma Sabatini - malgrado la legge di riforma del sistema camerale ci abbia tolto risorse, è pronta a fare la sua parte per sostenere e rilanciare il sistema produttivo del Piceno. Soprattutto assistendo le imprese nei percorsi di innovazione, di internazionalizzazione, di valorizzazione dei prodotti, in particolare nelle aree che hanno subito pesanti ripercussioni dagli eventi sismici”.
Il 2016 secondo Sabatini è stato un anno difficile ma di sostanziale tenuta, anche considerando le imprese attive (cioè le registrate che sono effettivamente entrate in attività): le perdite più forti in termini assoluti riguardano, come il resto della regione, il settore delle costruzioni (-78 imprese attive) e il settore agricolo e della pesca (-72) mentre il ridimensionamento del tessuto di imprese riguarda in misura più modesta il commercio (-17 imprese attive) e il manifatturiero (-13); a queste perdite si aggiunge la leggera diminuzione dei settori trasporti (-5) e immobiliare (-2).
Tutti gli altri settori mostrano una crescita del numero di imprese attive: in particolare, i servizi di alloggio e ristorazione crescono di 21 imprese, l’informazione e comunicazione di 12, le attività finanziarie e assicurative di 5; ma uno dei dati più interessanti è rappresentato dalla crescita del numero di imprese attive del settore “attività professionali, scientifiche e tecniche” (+27 imprese attive), che comprende le attività a maggiore contenuto di conoscenza e professionalità (studi legali, di architettura e di ingegneri, consulenza gestionale e contabile, design, fotografia e interpretariato).