In sei anni gli italiani hanno pagato 29 miliardi di tasse in più

In sei anni gli italiani hanno pagato 29 miliardi di tasse in più

L’imposta che ha subito l’incremento più vistoso è stata quella sugli immobili. Se nel 2010 l’Ici  garantì ai primi cittadini di incamerare 9,6 miliardi, nel 2015 con l’Imu e la Tasi i Sindaci hanno incassato ben 21,3 miliardi (variazione più 120 per cento).

Roma - Da alcuni calcoli effettuati dall'Ufficio studi della CGIA di Mestre,resi noti in questi giorni, risulta che dal 2010 al 2015 le famiglie e le imprese italiane hanno dovuto sostenere uno sforzo fiscale aggiuntivo di ben 29,3 miliardi di euro. In dettaglio le tasse nazionali, al netto del bonus di Renzi, come  l’Irpef, l’Iva,  l’Ires  ecc. sono aumentate di 21,6 miliardi mentre quelle locali, come Imu, Irap, addizionali comunali e regionali, Irpef ecc. hanno raggiunto più 7,7 miliardi di euro.



La composizione del gettito per livello di Governo è rimasta però la stessa. Infatti su un importo totale delle entrate tributarie pari a 483,2 miliardi di euro –anno 2015 al netto del bonus Renzi, 104,4 miliardi sono finiti nelle casse di Regioni e Comuni (21,6 per cento),mentre 378,8 miliardi di euro lo ha incassato l’erario (78,4 per cento).Ciò significa – prosegue la CGIA di Mestre –che la maggioranza delle nostre tasse finisce al “centro” sebbene la gran parte delle spese siano utilizzate in “periferia”.



Tra  il 2010 ed il 2015 le principali tasse locali come l’addizionale Irpef è aumentata di 3.1 miliardi di euro (più 39 per cento) solo l’Irap ha subito una contrazione (meno 4,2 miliardi). Lo scorso anno nelle casse dei governatori sono finiti 11,3 miliardi di euro, l’addizionale comunale Irpef è aumentata di 1,4 miliardi (più 51 per cento). Nel 2015 questa imposta ha garantito ai Sindaci un gettito di 4,3 miliardi di euro.


L’imposta che ha subito l’incremento più vistoso è stata quella sugli immobili. Se nel 2010 l’Ici  garantì ai primi cittadini di incamerare 9,6 miliardi, nel 2015 con l’Imu e la Tasi i Sindaci hanno incassato ben 21,3 miliardi (variazione più 120 per cento).


Il coordinatore della CGIA di Mestre Paolo Zabeo, sottolinea come tra il 2000 ed il 2015 la tassazione locale è salita del 46 per cento. L’introduzione dell’Ici poi sostituita dall’Imu ed in parte dalla Tasi ,dell’Irap, delle addizionali comunali e regionali Irpef hanno incrementato il gettito delle tasse locali, ed hanno coperto i costi delle nuove funzioni e delle nuove competenze decentrate dal Governo centrale alle Autonomie locali.


Regioni e Comuni si sono fatti carico della gestione della sanità, dei servizi sociali, del trasporto pubblico locale senza però aver beneficiato di un corrispondente aumento economico da parte  dello Stato centrale. La difficoltà di far quadrare i conti pubblici ha costretto le Autonomie locali ad innalzare le imposte, proprio in questi ultimi anni di grave crisi economica che ha colpito  famiglie ed imprese.



La CGIA  ricorda che la legge di stabilità 2016, ad eccezione della Tari, ha imposto un blocco a qualsiasi aumento dei tributi locali, tuttavia le Regioni con disavanzo sanitario, stanno subendo un piano di rientro imposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e sono autorizzate a mettere mano all’Irap ed all’addizionale regionale Irpef.


E’ auspicabile che questa ipotesi sia evitata in quanto la maggioranza di queste aree geografiche in deficit sono concentrate al Sud, ove la situazione di famiglie ed imprese è al collasso mentre occorrerebbe una razionalizzazione dei costi standard nella sanità e degli enti locali  con una significativa contrazione del peso fiscale.                   

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