I ritardi di approvazione del Piano di bonifica Carbon costituiscono un danno erariale?

I ritardi di approvazione del Piano di bonifica Carbon costituiscono un danno erariale?

La Regione Marche per la mancata bonifica dell'area inquinata è stata condannata a pagare 800 mila euro l'anno nel 2015. C'è un piano di bonifica presentato nel 2011 che ancora non ha l'approvazione degli organi di controllo pubblici gerarchicamente diretti dalla Regione Marche.

Ascoli - La Ragioneria generale dello Stato ha inviato una segnalazione di danno erariale alla procura della Corte dei conti del Lazio per le centinaia di milioni di euro che lo Stato è costretto a sborsare per non essersi adeguato alle regole dell’Unione Europea in materia di rifiuti. In totale se ne sono andati, ad ora, circa 160 milioni di euro, tra sanzioni e penali.

 

In questo ambito non dovrebbero tardare ad arrivare segnalazioni alla Corte contabile anche sul fronte del ritardo nelle bonifiche di aree inquinate.

 

La Regione Marche è costretta, ad esempio, a pagare 800 mila euro all’anno (400 mila euro semestrali) di multa europea per la mancata bonifica dell’area ex Carbon a partire dal 2015.

 

Secondo quello che afferma una giurisprudenza ormai acquisita per la configurabilità del danno questo ha consistenza allorquando da una specificata condotta discenda una diminuzione di risorse o il colpevole fallimento nel raggiungimento di specifici obiettivi, che spesso si manifesta sotto forma di perdita tangibile, ma che può tradursi anche nella perdita o compromissione di beni o valori immateriali. E’ erariale in quanto la lesione economica ricade sul bilancio dello Stato o di un Ente pubblico.

 

In questi giorni assistiamo a blitz ordinati dalla Procura sul tema dell’amianto, ma l’area ex Carbon soffre anche della più grave situazione di inquinamento da Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici).

 

Ora, considerando che la Sgl Carbon aveva commissionato un Piano di bonifica all’Università Politecnica delle Marche presentato poi agli organi di controllo pubblici e approvato nel 2009, ci si chiede come mai Restart Srl, che acquisisce l’area dalla Sgl Carbon nel 2010 e presenta un nuovo Piano di bonifica agli stessi organi di controllo pubblico nel 2011, più puntuale a quello già approvato alla Sgl Carbon, attende da 5 anni quell’approvazione?

Si badi bene: alcun organo pubblico di controllo aveva fatto obiezioni nel 2009 alla Sgl Carbon sulla totale mancanza nel Piano di bonifica della presenza di amianto nelle coperture dello stabilimento e quindi l’obbligo di rimozione e bonifica dell’amianto stesso.

L Sgl Carbon non aveva mai segnalato la presenza di amianto alla Azienda sanitaria unica regionale delle Marche (Asur), organo di vigilanza competente per territorio. Né, tanto meno, aveva mai effettuato la mappatura e la verifica, previste dalla legge, dello stato di conservazione dei materiali contenenti amianto presenti nel sito, con la relativa valutazione del rischio e la nomina del Responsabile Rischio Amianto (Rra).


Mai fatti monitoraggi ambientali con prove di laboratorio, né alcun adempimento connesso alla tutela dei lavoratori. La Sgl Carbon non aveva osservato, neppure, le linee guida della Regione Marche in materia di ambiente.

Ma gli organi di controllo non dovevano fare verifiche in autonomia?

 

Quel Piano era stato approvato senza tanti fronzoli e prescrizioni alla Sgl Carbon nel 2009. Restart invece sta aspettando l’approvazione dal 2011. E’ trascorso almeno 1 anno sul tema se occorresse o meno il metodo della lisciviazione.

Un busillis poi risolto dall’Istituto Superiore della Sanità (Ministero della Salute): la lisciviazione, come asserito dai tecnici universitari ai quali Restart Srl si è rivolta per il suo Piano operativo di bonifica, secondo il Ministero, non era necessario.

 

C’è un problema di competenza professionale in questa vicenda o ci sono sotto altre storie?

 

La Procura potrebbe interessarsene se davvero ha a cuore (e non abbiamo motivo di dubitarne) la salute dei cittadini. Quella salute passa anche per i ritardi burocratici di organi pubblici di controllo che vengono censurati dal più alto grado scientifico dell’Istituto Superiore della Sanità.

Ora, ed è la tesi che ci permettiamo di proporre, se proprio quei ritardi hanno causato la multa europea per la mancata bonifica gli 800 mila euro all’anno che i cittadini della Regione Marche debbono pagare, come sancito dalla Corte di Giustizia europea, dipende dal fatto che dal 2011 non si riesce ad approvare un Piano operativo di bonifica?

 

Si tratta di danno erariale? Se è così chi deve pagare?

 

Improvvisamente dal 2014 la situazione dei manufatti contenenti amianto è pericolosa. Eppure ad Ascoli Piceno dal 2009 a questa parte non è passato alcun ciclone tale da scoperchiare lo stabilimento. Ma chi doveva controllare cosa ha fatto quando la Sgl Carbon presentò quel piano di bonifica?

 

C’è mai qualcuno nel settore pubblico qualcuno che pagherà per le proprie responsabilità?

Ci sono dirigenti che percepiscono stipendi invidiabili dalla stragrande maggioranza della popolazione.