Lettera aperta del presidente di Confindustria Simone Mariani

Lettera aperta del presidente di Confindustria Simone Mariani

L'invito a tutti quindi è di lavorare con impegno per il raggiungimento di un obiettivo comune e nell'interesse generale della nostra comunità. Sono certo che questi primi mesi di lavoro insieme siano serviti per chiarire le reciproche posizioni e che nel prossimo futuro imprese e sindacati possano costruire un percorso di crescita più condiviso.

Non sempre ‘giovane’ equivale a nuovo, è vero. Essere ‘nuovo’ vuol dire superare le logiche che da generazioni ormai ammorbano questo

Paese e lo immobilizzano. Essere ‘nuovo’ vuol dire essere concreto e pragmatico. Essere ‘nuovo’ vuol dire parlare chiaro, andare dritto al centro delle questioni. Essere ‘nuovo’ vuol dire esprimersi con i fatti e non con parole che hanno riempito la bocca di tanti, per troppo tempo, senza alcun risultato concreto per lavoratori e imprese.

Essere ‘nuovo’ vuol dire chiedere più lavoro nella consapevolezza che solo più impresa può crearlo.

Essere ‘nuovo’ vuol dire comprendere che l’impresa nasce, cresce e prospera in un ambiente favorevole e non dove viene ostacolata.

Essere ‘nuovo’ vuol dire essere seri e dimostrare una volta tanto una reale volontà di creare condizioni di attrattività che questo territorio non ha più da tempo.

Essere ‘nuovo’ vuol dire condividere che tutti i protagonisti del territorio ed in particolare i soggetti coinvolti al tavolo per lo sviluppo economico del Piceno assumano impegni chiari e definiti.

Questo è ciò che abbiamo chiesto al sindacato.

Abbiamo chiesto al sindacato di essere ‘nuovo’. Se da un lato, anche in azienda, a volte troviamo l’apertura di alcuni sindacalisti, a guardare avanti, ad innovare e a creare il futuro, è certamente vero che altri hanno lo sguardo rivolto ad un passato che non non esiste più.

Il tentativo di attribuirsi meriti per aver suggerito, stimolato e ispirato la richiesta di riconoscimento di crisi complessa al MISE è a nostro avviso effimero e senza valore: è ‘vecchio’.

Distogliere l’attenzione della gente e dei lavoratori dal tema vero, di cosa farà il sindacato per migliorare il nostro territorio: è ‘vecchio’.

Ciò che conta adesso, a prescindere dai finanziamenti nazionali o regionali è contribuire, con fatti concreti, alla costituzione di un ambiente più favorevole per le imprese per tornare a creare lavoro.

Con il presidente Gino Sabatini della Camera di Commercio stiamo lavorando in questa direzione.

Insieme possiamo farlo, costruendo delle condizioni di vantaggio per il nostro territorio. Questo non può voler dire solo finanziamenti, perchè l'esperienza passata tragicamente ci insegna che la competitività determinata da finanziamenti pubblici è di breve durata, se non si creano condizioni ambientali endogene che rendano le imprese del territorio più forti rispetto ad altre.

La nostra idea è stata quella di proporre al sindacato un accordo territoriale avanzato, che porti un concreto vantaggio competitivo al territorio: regole del lavoro diverse, più flessibili, magari anche “sindacalmente coraggiose”, ma che diano realmente un’impronta positiva e diversa al nostro territorio in questo ambito.

Essere ‘nuovo’ vuol dire: dichiarare i propri impegni. E noi di Confindustria, coerentemente, abbiamo da subito chiesto ai nostri imprenditori di scommettere ancora sul territorio.

A questo invito molti imprenditori hanno risposto positivamente, elencando progetti, dichiarando investimenti per milioni di euro, preziose, possibili assunzioni. Infine il sindaco Castelli invita ad essere più cauti e, normalmente, ciò è condivisibile.

Stavolta però la critica del Sindaco sembra invece collocarsi più su un piano di polemica politica per ragioni di appartenenza.

Oltretutto non si comprende quale differenza sostanziale ci sia tra il potenziamento di aziende esistenti e l'avvio di nuove imprese in termini di possibile occupazione. Ci sia infine consentito di dare un contributo di chiarezza sulla situazione: l'auspicato riconoscimento di area di crisi industriale complessa permetterà al Piceno l'accesso a specifiche risorse finanziarie a valere sulla Legge 181/89.

In più il MISE potrà destinare sulla stessa area ulteriori fondi dedicati sulle altre agevolazioni nazionali esistenti (es. ricerca & sviluppo).

La scelta di percorrere l'iter procedurale più lungo e complesso del riconoscimento del Piceno come area di crisi industriale complessa è stata dettata - infatti - dalla possibilità di avere a disposizione un plafond finanziario determinato e certo per supportare le iniziative imprenditoriali sul territorio.

In conclusione, al di là del fatto che la Regione avrebbe comunque destinato – all'interno della programmazione comunitaria - importanti risorse finanziarie alle aree di crisi marchigiane, sembra a noi legittimo richiedere l'introduzione in tutti i bandi regionali di specifiche premialità per il Piceno.

In quest'ottica auspichiamo che anche le amministrazioni comunali, con Ascoli Piceno in testa, possano prevedere agevolazioni fiscali per i nuovi investimenti che - tutti ci auguriamo - potranno essere finanziati con l'accordo di programma.

L'invito a tutti quindi è di lavorare con impegno per il raggiungimento di un obiettivo comune e nell'interesse generale della nostra comunità. Sono certo che questi primi mesi di lavoro insieme siano serviti per chiarire le reciproche posizioni e che nel prossimo futuro imprese e sindacati possano costruire un percorso di crescita più condiviso.