Imu per terreni agricoli, per il Piceno vale 1 milione e 700 mila euro

Imu per terreni agricoli, per il Piceno vale 1 milione e 700 mila euro

Per De Angelis, sindaco di Cossignano, la stima, se non verrà modificato il decreto, evodenzia che i Comuni delle Marche, interessati dal provvedimento, dovranno recuperare un gettito per il 2014 pari a 11.884.211,87 di euro

"A seguito del decreto di aprile sul “Bonus Irpef” (art. 22 del D.L. 66/2014, poi convertito in legge) il Governo ha resuscitato una norma inattuata del 2012 - dice Roberto De Angelis, sindaco di Cossignano - prevedendo di raccogliere 350 milioni di euro in più dai terreni agricoli.
Il decreto attuativo (in programma entro il 22 settembre scorso) è stato latitante per mesi prima di spuntare a ridosso della data presunta di pagamento.
Infatti, il 28 novembre scorso, il Ministero preposto ha comunicato ai Comuni di dover provvedere a ridurre il Fondo di solidarietà comunale 2014 (quindi a ridurre ulteriormente i trasferimenti dello Stato) per applicare la riduzione derivante dai maggiori introiti di gettito IMU dovuti alla variazione dell’imposta sui terreni agricoli che è stata ridefinita nell’anno 2014 da un decreto interministeriale, annunciato in corso di pubblicazione, che modifica radicalmente i criteri contenuti nella circolare delle Finanze n. 9/1993.

In altre parole, da quanto è stato pubblicato sul sito della Finanza Locale del Ministero dell’Interno qualche giorno fa, andrebbero tolti ai Comuni risorse dal Fondo di solidarietà comunale 2014 pari a 350 milioni e saranno portati alla cassa contribuenti che da anni non pagano l’imposta immobiliare (né ICI né IMU) sui terreni dei Comuni prima considerati montani o collinari. Secondo il decreto la somma dovrà essere versata, dai contribuenti interessati, per l’intero esercizio 2014, in un’unica soluzione entro il prossimo 16 dicembre 2014 (data di scadenza del saldo TARI, TASI e IMU immobili e aree edificabili).

Le nuove regole, non ancora pubblicate in Gazzetta Ufficiale (e quindi non in vigore), impongono di far pagare l’IMU a tutti i proprietari dei terreni secondo l’altitudine al centro del Comune di appartenenza come di seguito indicato: i terreni dei Comuni con altitudine dal centro fino a 280 metri saranno tutti oggetto di imposta, i terreni dei Comuni con altitudine dal centro compresa tra 281 metri e 600 metri saranno esenti solo se di proprietà di coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali regolarmente iscritti alla previdenza agricola; i terreni dei Comuni con altitudine del centro sopra i 600 metri saranno esenti.

Per i terreni agricoli, il valore è costituito da quello ottenuto applicando all’ammontare del reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1° gennaio dell’anno di imposizione, rivalutato del 25 per cento e per un moltiplicatore pari a 135. Per i terreni agricoli, nonché per quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola (nei comuni fino a 280 metri s.l.m.) il moltiplicatore è pari a 75.

Sulla base di quanto riferito non poteva che partire un coro di proteste da parte dei Sindaci e dei contribuenti (di quanti si sono accorti della novità).

Chiaramente - spiega De Angelis - per i Comuni si profila un grosso problema perché le Amministrazioni comunali hanno provveduto ad effettuare l’assestamento generale entro il 30 novembre, così come previsto per legge, e quindi hanno attestato il permanere degli equilibri di bilancio confidando nei trasferimenti dello Stato.
Non solo: ogni Comune ha la sua diversa aliquota di base e comunque non ha approvato una aliquota ad hoc per i terreni, visto che al momento dell’approvazione dei bilanci di previsione tali immobili erano considerati fuori dal campo di applicazione dell’imposta. Quindi oltre alle difficoltà dei conteggi, il rischio dei contribuenti è quello trovarsi a pagare con l’aliquota “altri immobili” che normalmente è all’aliquota massima consentita dalla legge.

Il decreto così proposto, inoltro, taglia con certezza le risorse ai Comuni interessati da questo nuovo gettito Imu che invece risulta molto ipotetico in entrata viste le ovvie difficoltà di riscossione (materialmente impossibile in una settimana lavorativa!) oltre l’incertezza sotto il profilo dell’incasso effettivo, con rischio di ulteriori e gravi ritardi nei flussi di cassa del Comune. Per chi non paga poi, il Comune, a servizio dello Stato, dovrà ricorrere agli accertamenti entro i prossimi cinque anni con il rischio, nel frattempo, di pagare gli interessi sull’anticipazione di cassa!

E’ chiaro che anche i parametri determinati, che misurano l’altitudine del Comune in base alla collocazione del palazzo del municipio, lasciano molto a desiderare in quanto ignorano le condizioni reali del territorio comunale.

Si rileva, altresì, che la pubblicazione di questo decreto, alla scadenza dei termini per il saldo Imu, rappresenterebbe l’ennesima deroga plateale allo “Statuto del contribuente” in relazione al quale le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata prima del sessantesimo giorno dalla data dell’entrata in vigore o dall’adozione dei provvedimenti di attuazione in essi previsti.

Insomma, l’ennesima telenovela fiscale all’italiana che crea l’ulteriore bel problema per i proprietari, ma anche per i Comuni che si vedono tagliare il fondo di solidarietà in cambio di nuovo gettito tutto da recuperare.

Nelle Marche su 236 comuni, 104 sono i comuni fino a 280 metri sul livello del mare; 108 i comuni compresi fra 281 e 600 metri mentre solo 24 i comuni oltre i 600 metri.

Si stima che, se non verrà modificato il decreto, i Comuni delle Marche, interessati dal provvedimento, dovranno recuperare un gettito per il 2014 pari a 11.884.211,87 di euro. Per i comuni della Provincia di Ascoli Piceno la stima è pari a 1.712.335,62 euro.

Per un comune di 1000 anime come quello di Cossignano, il cui municipio è posto a 400 metri sul livello del mare, significa togliere al Comune 48.152,67 euro, che i proprietari non coltivatori diretti o imprenditori agricoli dovranno rimborsare all’ente.

Il nostro auspicio è che vengano, quanto prima, riconsiderati gli effetti della revisione sulle esenzioni Imu operata a seguito dell’articolo 22 del Dl 66/2014 in quanto comporterebbe una enorme penalizzazione delle aree che più di altre avrebbero bisogno di attenzione e sostegno, annullando in ogni modo il taglio “improvviso” programmato a carico dei comuni coinvolti, a fronte dell’ennesima nuova imposta, dalle ricadute inaspettate, comunque sempre a carico dei Comuni e degli oramai esangui contribuenti.

Ieri, il sottosegretario Pier Paolo Baretta, con una risposta scritta consegnata in commissione finanze della Camera ha annunciato che “il Governo rinvierà il pagamento anche al fine di rivedere i criteri applicativi”. Di più, per il momento, non è dato sapere. La vessazione è comunque certa".