Ancona - I
dati ufficiali resi noti con il conto annuale della Ragioneria
Generale dello Stato confermano quanto andiamo da tempo sostenendo
ovvero che nella sanità marchigiana è presente un “esercito” di
precari composto da personale medico, infermieristico, tecnico
sanitario, operatori di assistenza il cui ruolo è irrinunciabile per
la tenuta e il livello qualitativo dell’intero sistema sanitario
regionale. Sono complessivamente 1.240 e svolgono la loro attività
con contratti a tempo determinato (376 uomini e 864 donne).
Le
diverse figure professionali presenti nel Servizio sanitario
regionale che non hanno un rapporto di lavoro stabile rappresentano
il 6,39% rispetto al totale degli operatori della sanità
marchigiana.
Se le Marche si pongono al primo posto nella graduatoria delle regioni italiane per raggiungimento dell'equilibrio finanziario del sistema sanitario regionale chiudendo in attivo il 2013, grazie sopratutto al sacrificio delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità marchigiana (meno operatori e conseguentemente maggiori carichi di lavoro, migliaia di ore di lavoro straordinario non sempre retribuite, ferie arretrate), lavoratrici e lavoratori che hanno sopportato il peso delle manovre finanziarie di contenimento della spesa del personale a partire dal 2010 (per un perdita complessiva di circa 1.500 operatori nel complesso del Servizio sanitario regionale), oggi chiediamo sia riconosciuto e ripagato lo sforzo compiuto.
Quindi, che si proceda alla stabilizzazione dei precari e ad assicurare il turn over al 100% dando così attuazione agli accordi sottoscritti fra Regione Marche e CGIL CISL UIL.
Alla politica regionale ed a chi oggi ha la massima responsabilità istituzionale nelle Marche diciamo che “si può fare e si deve fare” come dimostrano, ad esempio, altre esperienze a partire dal recente accordo sottoscritto dalla confinante Regione Emilia Romagna con CGIL CISL UIL che prevede la stabilizzazione del personale precario per un totale di 1.000 (mille) posti che verranno trasformati da tempo determinato in indeterminato.