Cgil, appello per il referendum sul Fiscal Compact

Cgil, appello per il referendum sul Fiscal Compact

Il rispetto del Fiscal Compact – il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’unione economica e monetaria, sottoscritto nel 2012 – costringerà il Governo italiano a praticare ulteriori drastiche politiche di austerità

APPELLO DELLA CGIL"4 Referendum per CAMBIARE LA POLITICA ECONOMICA EUROPEA, 4 Referendum per CAMBIARE VERSO ALL'EUROPA, 4 Referendum per DIRE LA NOSTRA SULL'EUROPA, 4 Referendum per FERMARE L'AUSTERITA', 4 Referendum per SALVARE I SERVIZI PUBBLICI".

Care compagne e cari compagni, Le politiche di austerità messe in campo in Europa come soluzione alla crisi hanno prodotto solo tagli indiscriminati allo stato sociale, assenza di investimenti pubblici e privati, aumento della disoccupazione. In molti casi la troika (FMI, BCE e Commissione) ha esautorato governi e parlamenti nazionali per imporre queste politiche.
In Europa la spesa pubblica, i servizi pubblici, le lavoratrici e i lavoratori pubblici - soprattutto di Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Cipro e Italia - hanno subito il più grave attacco degli ultimi 50 anni. Un attacco che è arrivato direttamente al cuore dei cittadini europei.
Queste politiche sono fallite. Il risultato è un quadro economico e sociale insostenibile, che apre rischi futuri ancora più insostenibili.
L'ideologia che viene proposta è folle, la spesa pubblica diventa solo una spesa passiva, mentre invece corrisponde agli stipendi degli insegnanti, del personale sanitario, dei vigili del fuoco, di chi si occupa dei giovani e degli anziani. Se si tagliano, come chiede il fiscal compact, 50 miliardi in nome dell’avanzo primario, il risultato è un collasso dei servizi ai cittadini, un salasso dell’economia reale. Con la conseguenza di abbattere la domanda, aumentare la disoccupazione e la deflazione.
Il rispetto del Fiscal Compact – il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’unione economica e monetaria, sottoscritto nel 2012 – costringerà il Governo italiano a praticare ulteriori drastiche politiche di austerità, per i prossimi due decenni. Si tratta di impegni che tecnicamente non possono essere rispettati, a meno di volere trascinare il Paese in una prolungata recessione dagli effetti sociali devastanti. Se li rispetteremo vorrà dire rinunciare ai servizi sanitari così come li conosciamo oggi, vorrà dire assistere al degrado dei nostri comuni, vorrà dire addio ai contratti pubblici.


Insomma, il Fiscal Compact disegna un sentiero impercorribile. È indispensabile che l’Italia e l’Europa abbandonino al più presto questo percorsoPer questo sosteniamo ed aderiamo ai referendum contro il Fiscal Compact (http://www.referendumstopausterita.it/) che potranno invertire la rotta. I referendum possono essere una delle iniziative politiche più significative del prossimo futuro. Sebbene i problemi che investono l’Europa e in particolare l’eurozona siano più profondi e complessi di quelli immediatamente risolvibili con l’eventuale vittoria referendaria, il significato politico di un tale evento, in Italia e in Europa, sarebbe dirompente e rimetterebbe in discussione i dogmi dell’austerità.
I referendum servono a questo, si muovono entro i limiti costituzionali e quindi non possono abrogare trattati internazionali né cancellare il principio di pareggio del bilancio introdotto in Costituzione. Serviranno però ad annullare quel folle sovrappiù di rigore che abbiamo inserito nella legge 243 del 2012.
Con questi referendum si intendono abrogare alcune disposizioni che prescrivono modalità attuative del principio di equilibrio dei bilanci che non sono previste dalla Costituzione, né imposte dalla normativa europea. Si tratta di disposizioni che danno luogo ad un’applicazione “ottusa” del principio di equilibrio dei bilanci. Le disposizioni che sono oggetto dei quattro quesiti, infatti, impongono o consentono decisioni pubbliche inutilmente vessatorie e pericolosamente restrittive per l’economia, il lavoro, lo sviluppo del Paese.
Anche il sindacato europeo dei servizi pubblici la pensa come noi. Il segretario generale di EPSU Jan Willem Goudriaan ha dichiarato: EPSU considera questi referendum un passo importante per far cambiare percorso alle politiche europee e alla difesa dei servizi pubblici, in Italia e in Europa.”
Con questi referendum chiediamo che la parola torni ai cittadini, proprio sulle politiche economiche che sono così decisive per la vita di ciascuno di noi. Chiediamo il giudizio diretto di un popolo sulle politiche di austerità. Ci hanno provato i greci ma il loro governo fu fatto cadere. Proviamoci noi.
Chiediamo perciò di scendere in campo, per il raggiungimento dell'obiettivo: 500mila firme entro il 30 settembre 2014.

Puoi firmare nel Comune ove risiedi. Per informazioni puoi chiedere nelle sedi CGIL.