Sblocca Italia, Castelli scrive a Renzi per ex SGL Carbon

Sblocca Italia, Castelli scrive a Renzi per ex SGL Carbon

La cosa amara, nel momento in cui Regione, Provincia e Comune condividono con investitori privati (tra l’altro locali) e parti sociali un progetto che esprime i valori più positivi sia sotto il profilo ambientale che in termini di sviluppo, i riflessi condizionati delle lungaggini burocratiche compromettono il buon esito di tutto il progetto

Ascoli -  "Caro Presidente,
facendo seguito a quanto da Te richiesto nel quadro dell’iniziativa Sblocca Italia, mi pregio di proporre alla Tua attenzione la vicenda relativa alla riqualificazione dell’area ex SGL Carbon di Ascoli
Piceno attualmente “incagliata” per effetto di fenomeni burocratici assolutamente coerenti con quelli descritti nella tua mail.           

Introduzione
L'area industriale dismessa “ex SGL Carbon” occupa circa 25 ettari all'interno del Comune di Ascoli Piceno, in prossimità del centro storico e della prima periferia consolidata, in un'area urbanizzata di pregio ambientale, costituita da un grande terrazzo in falso piano, delineato dal corso del fiume Tronto. Tale estensione è confrontabile con l'intero centro storico della città, mentre le volumetrie
esistenti superano gli 845 mila metri cubi, tra capannoni ed impianti industriali.
Le attività produttive, ivi svolte a partire dai primi anni del secolo scorso fino alla fine del 2007, hanno lasciato una situazione di disagio sociale, per la perdita di numerosi posti di lavoro, oltre ad un
significativo degrado ambientale, legato sia all'ingente presenza di amianto nelle coperture dei manufatti industriali, sia alla contaminazione del suolo e sottosuolo, principalmente ad opera di IPA e
ed idrocarburi pesanti. D'altra parte, tutte le indagini (caratterizzazione iniziale, indagini integrative etc.) hanno sempre evidenziato la non contaminazione delle acque sotterranee.
Il sito è stato inserito come Sito d'Interesse Regionale, come da Piano Regionale per la Bonifica delle Aree Inquinate, approvato dal Consiglio Regionale Marche con DACR n. 11 del 14.09.10, ed è stato
introdotto al primo posto, nella lista dei siti prioritari d'interesse regionale, ai fini del Progetto Strategico Speciale, approvato dalla Delibera CIPE del 02.04.09, venendo successivamente incluso tra
i 26 siti prioritari individuati nel corso dell'istruttoria svolta dal MISE, dal MATTM e dalle Regioni.
L'intervento di riqualificazione, sotto indicato, ha una dimensione che valica i confini del sito industriale dismesso, per approdare ad un livello di strategia urbana e territoriale, finalizzata al
perseguimento dello sviluppo sostenibile.
Cronologia e criticità del procedimento di bonifica
Il progetto preliminare di bonifica, predisposto dalla SGL Carbon Spa ai sensi dell'articolo 252-bis del D. Lgs. 152/2006, viene approvato dal Comune con la determinazione n. 1971 del 14.12.09. In
estrema sintesi, nel progetto di bonifica ambientale (che prevede una destinazione d'uso futura dell’area per 2/3 a residenziale e verde e per 1/3 a Polo tecnologico) viene prevista l'implementazione di un'analisi di rischio in modalità diretta, finalizzata ad accertare l'assenza di rischi sanitari correlati alla permanenza di limitate volumetrie di sottosuolo profondo, le cui concentrazioni residuali, al termine della bonifica, rimarranno superiori alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC). Gli oneri di tale progetto sono stimati in circa 35 Milioni di Euro, per un volume di trattamento di circa 189.000 mc di terreno.
Il 24 giugno 2010 il sito viene ceduto dalla SGL CARBON Spa alla società Restart Srl, che convenzionalmente (per espresso patto fra loro) s'impegna ad eseguire la bonifica del sito, con oneri stimati attorno ai 35 Milioni di Euro. Pertanto, la società acquirente presenta nell'Agosto 2011 il Progetto Definitivo di Bonifica, che non si discosta in modo apprezzabile dai criteri tecnici e dalle previsioni di volumi e costi, indicati nel progetto preliminare, già approvato, salvo un lieve ampliamento delle aree a destinazione residenziale e verde, quindi con obiettivi di bonifica necessariamente più cautelativi. Nel medesimo progetto definitivo si conferma l'utilizzo di un'analisi di rischio (AdR) in modalità diretta, finalizzata a verificare l'accettabilità dei rischi sanitari associati alla contaminazione residua, in limitate volumetrie profonde del sito, che non si prevede di trattare e/o rimuovere. Il progetto, discusso in Conferenza dei Servizi del 17 gennaio 2012, è oggetto di una serie di prescrizioni, in particolare, da parte di ARPAM, che rendono necessaria una sua integrale revisione.
Sempre nel biennio 2011-2012, il Comune attiva una serie di iniziative ed attività (tavoli tecnici, protocolli d'intesa, PRU), finalizzate alla riconversione e riqualificazione dell'area. Nel corso del 2012 si riscontra la mancata attuazione dell'art. 252-bis D. Lgs. 152/2006, sia per mancanza di fondi sia per carenza di coordinamento tra MISE e Min.Ambiente. Pertanto, nel Marzo 2013 viene revocato il procedimento di bonifica, ex art. 252-bis D. Lgs. 152/2006, e si concorda di proseguire l'iter della bonifica all'interno della procedura ordinaria ex art. 242 D. Lgs. 152/2006, fatto salvo quanto precedentemente approvato dalle Conferenze dei Servizi.
Il cambio di procedura comporta la necessità di definire i nuovi obiettivi di bonifica (le Concentrazioni Soglia di Rischio, CSR) in base all'applicazione inversa dell'analisi di rischio. Pertanto, nel Luglio 2013
la Restart presenta una prima AdR, basata su una serie di impostazioni tecniche (banca dati ISS-INAIL 2009, rimozione preliminare hot spots, assenza di lisciviazione tra le vie di migrazione attive,
selezione di CSC quali obiettivi di bonifica, qualora le CSR risultino inferiori alle CSC, etc.), che comporta il trattamento di circa 192.000 mc di terreno, con costi confrontabili con quelli del progetto
preliminare. L'impostazione dell'AdR non viene condivisa dell'ASUR e dall'ARPAM, che richiedeno un parere all'Istituto Superiore di Sanità.

Il procedimento viene nel frattempo sospeso, fino all'emissione del parere ISS, rilasciato a fine 2013, che conferma alcune scelte operate dalla società proponente (scelta delle CSC quali obiettivi di bonifica, laddove le CSR risultino inferiori alle CSC), ritenendo invece necessaria la lisciviazione , tra le vie di migrazione attive. Nel medesimo parere, inoltre, si ritiene necessario attivare sempre il percorso di lisciviazione in falda, a meno della presenza di una barriera idraulica attiva. In proposito, si rileva che tale barriera (evidentemente finalizzata ad impedire la potenziale propagazione e diffusione dell'inquinamento) non è presente nel sito in esame, in quanto risulterebbe del tutto inutile, poiché tutti i monitoraggi hanno finora costantemente evidenziato la piena conformità delle
acque sotterranee e l’assenza di inquinamento nelle stesse.
Pertanto, a febbraio 2014 la Restart produce un'ulteriore revisione dell'AdR, ove vengono ipotizzate alcune attività di Messa in Sicurezza d'Urgenza e viene attivata anche la lisciviazione: i volumi terra
da trattare risultano incrementati fino a circa 210.000 mc. Anche questa AdR non viene valutata positivamente da ARPAM ed ASUR, che richiedono una serie di modifiche tecniche al documento
(l'utilizzo della banca dati ISS-INAIL aggiornata a fine 2013, una diversa schematizzazione della sorgente di contaminazione etc.). In proposito, si rileva che l'adozione di tutte le prescrizioni ed
indicazioni, richieste da ARPAM ed ASUR, dovrebbe comportare un volume di terra da trattare pari a circa 291.000 mc, con un incremento di volumi pari ad oltre il 50%, rispetto a quello stimato nel
progetto preliminare, a suo tempo approvato. L'intervento risulterebbe, pertanto, economicamente insostenibile da parte della società Restart, società attualmente proprietaria e non responsabile
della contaminazione.
Conseguenze del blocco del procedimento e possibili soluzioni In primo luogo, il blocco del procedimento di bonifica impedisce il perseguimento dei seguenti obiettivi, d'interesse pubblico:
• l'eliminazione delle fonti di rischio per la salute dei cittadini, per la mancata bonifica e riqualificazione dell'area;
• la mancata restituzione alla città di un'importante area, tuttora inagibile;
• il mancato rilancio dell'economia e dell'occupazione nell'area del Piceno, correlata ai mancati investimenti privati (circa 300 Milioni di Euro), finalizzati tra l'altro:
◦ alla realizzazione di un Polo Tecnologico, Scientifico e Culturale e di un'area a verde pubblico, di rilevanti dimensioni;
◦ all'esecuzione d'interventi di edilizia privata, commerciale e di servizi ad elevata sostenibilità ambientale;
◦ al miglioramento della qualità urbana complessiva, attraverso attività di ripristino, valorizzazione ed innovazione dei luoghi (mobilità sostenibile, piazze e parcheggi, aree giochi, etc.).

Inoltre, la necessità di eseguire comunque le attività di bonifica, esporrebbe l'Amministrazione a dover anticipare oneri di bonifica, insostenibili per la collettività, contemporaneamente instaurando
contenziosi di lunga durata ed incerto esito, finalizzati all'azione di rivalsa per le spese ingenti sostenute, nei confronti:
• della società SGL CARBON Spa attualmente in liquidazione, comunque previo accertamento che trattasi del soggetto direttamente responsabile dell’inquinamento (ciò viene precisato poiché nel
sito produttivo si sono avvicendate più società);
• della società Restart, in qualità di soggetto attualmente proprietario ma non responsabile della contaminazione, con tutte le ingenti limitazioni previste dalla legge.
Pertanto, in assenza di fondi da parte dello Stato, è necessario individuare una possibile soluzione per concludere positivamente il procedimento ed avviare finalmente la riqualificazione del sito.
Possono essere disponibili risorse di parte statale o regionale utili a sostenere i maggiori costi della bonifica determinati dalle dinamiche prima ricordate ?
O si può valutare, in sede ministeriale, la possibilità di validare un progetto definitivo e/o operativo, che risulti conforme alle indicazioni, alle previsioni ed ai criteri tecnici, contenuti nel progetto
preliminare, già valutato positivamente dalle PPAA coinvolte (secondo obiettivi di bonifica sostenibili e ragionevoli)?
Ovviamente in tale ultimo caso gli oneri dell'intervento risulterebbero compatibili con l'investimento privato, da parte dell'attuale proprietario, a suo tempo programmato con risorse adeguate.
Diversamente, non risulterà possibile selezionare ed attivare quegli interventi di bonifica, ripristino e riqualificazione ambientale, delineati nel progetto preliminare e lungamente attesi dalla comunità
ascolana.
La cosa amara, in conclusione, appare proprio questa: nel momento in cui le istituzioni (Regione, Provincia e Comune) condividono con investitori privati (tra l’altro locali) e parti sociali un progetto
che esprime i valori più positivi sia sotto il profilo ambientale che in termini di sviluppo, i riflessi condizionati delle lungaggini burocratiche compromettono il buon esito di tutto il progetto.
Tutto ciò a detrimento dell’economia, dello sviluppo e dell’integrità ambientale.
Sarebbe davvero importante uscire da queste assurdità.
Confidando nella tua disponibilità, l’occasione mi è gradita per porgere
Distinti Saluti".


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