Ascoli - Sale a dismisura la
pressione fiscale e per le imprese del Piceno restano ormai pochi
spiccioli per gli investimenti sia nel campo dell’innovazione che
in quello occupazionale. Gli ultimi dati diffusi dal Centro studi
regionali della Cna confermano il quadro sempre più allarmante
dell’economia del Piceno.
Nel
2011, infatti, la pressione fiscale media per la provincia era al
58,2 per cento. Per il 2014 la stima è invece di una pressione
intorno al 61,6, con un incremento di 3,4 punti percentuali.
“Le statistiche – dice Luigi Passaretti, presidente della
Cna di Ascoli – ci dicono che non siamo ancora ai livelli
spaventosi di province come Roma e Bologna dove la pressione fiscale
è ora al 74 per cento con un balzo di circa 9 punti percentuali
rispetto al 2011. Ma anche i nostri sono dati inquietanti che
necessitano di una riflessione risolutiva da parte di tutti per fare
in modo di liberare finalmente risorse per chi lavora e dovrebbe
produrre reddito per sè, per la propria famiglia e per la comunità
di riferimento".
“A parte la pressione fiscale in senso stretto – aggiunge Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – un dato statistico, sempre elaborato dal nostro Centro studi, se vogliamo ancora più inquietante e disarmante, sta nel calcolo dell’utile di una piccola impresa. Esempio: nel 2011 una Pmi con 5 dipendenti e circa 400mila Euro di fatturato aveva un’utile d’impresa di circa 50mila Euro e di questi 21mila restavano nella disponibilità dell’impresa. Nel 2014 questa cifra scenderà a non più di 19mila Euro. E si comprende bene che questi pochi Euro che resteranno nella disponibilità dell'imprenditore sono un reddito al limite del sostentamento e che precludono, o rendono proibitiva, ogni possibilità di investire per innovazione e crescita aziendale".