Scoppia la guerra dei gasdotti. La Bulgaria ha deciso
ufficialmente di interrompere i lavori di costruzione del gasdotto South Strema
che passando sul suo territorio,avrebbe dovuto aggirare l’Ucraina ove infuriano
i combattimenti.
Un altro allarme, in
tema di idrocarburi, lo ha lanciato qualche giorno fa l’ex presidente del
Consiglio Romano Prodi, che ha rivelato che proprio nel mezzo dell’Adriatico è
partita la gara a chi trivella prima.
Secondo alcune stime, nell' Adriatico vi sarebbe grande
quantità di gas, ma anche di petrolio. Le crisi in Ucraina ed in Libia hanno riaperto il problema
della nostra dipendenza da idrocarburi. Secondo fonti diplomatiche la Croazia avrebbe già diviso la
sua porzione in Adriatico in circa 30 spicchi ed alcune multinazionali del
petrolio si preparano ad estrarlo.
L’Italia,invece,sta rimandando ogni decisione. Secondo
quanto riferisce Prodi, ”Si tratta di giacimenti che si estendono nelle acque
territoriali di entrambi i Paesi, se non cambia la nostra strategia solo la
Croazia se ne avvantaggerà”.
In questo modo il nostro Paese rischia il danno di mancati
guadagni in quanto se le sonde succhiano da un lato solo, le royalties vanno a
beneficio dell’ ”altra parte”.
Il presidente del settore idrocarburi di Assomineraria
Pietro Cavanna, ha lanciato un appello: ”Assurdo non voler utilizzare queste
risorse che darebbero ossigeno ad una industria come la nostra che è
all’ avanguardia dal punto di vista tecnologico e garantisce massima sicurezza”.
Il governo Renzi con le ipotesi di riforma costituzionale
del titolo V, ha inserito l’energia tra
le materie che in futuro non sarebbero più condivise tra Stato e regioni ma
riservate al governo centrale.
Al ministero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente stanno
lavorando per recepire la Direttiva europea, che prevede parametri tecnici più
stringenti sulla ricerca degli idrocarburi sia in terra che in mare, a seguire ci
si ripromette di concedere licenze di
ricerca rispettando le nuove regole.