I sindacalisti di Jesi a favore della tesi dell'azienda sulla chiusura delo stabilimento ascolano, gli ascolani con in testa Giancarlo Collina sulle barricate per difendere l'unità produttive del Piceno.
Ad un certo punto i dirigenti della Cooperlat volevano abbandonare il tavolo. poi la mediazione degli assessori regionali ha ottenuto la prosecuzione e una nuova convocazione, la settimana prossima, del Tavolo istituzionale sullo stabilimento Cooperlat di Ascoli Piceno (Coalac), riunitosi nel pomeriggio presso la sede della Giunta regionale. Lo ha chiesto la Regione all’azienda e alle organizzazioni sindacali per procedere a una fase di riflessione e consentire la definizione di una possibile soluzione condivisa della vertenza che tuteli le strategie aziendali, la salvaguardia occupazionale e il futuro del territorio.
La decisione, accolta dalle parti, è venuta la termine dell’incontro odierno, dove sono state analizzati i costi industriali che hanno consentito una valutazione della contabilità analitica per unità produttiva.
Secondo i conti presentati dalla Cooperlat non ci sarebbe l'attivo di 1 milione di euro per la Colac di Ascoli Piceno, ma una perdita, perdita di poco inferiore a quella presente a Jesi.
Una indiscrezione alimenta la possibilità che le tre cooperative che fanno capo alla Colac si stacchino da Cooperlat, diventino unità autonoma che vada sul mercato per proprio conto.
Ma questa ipotesi è economicamente sostenibile?
la situazione non è affatto semplice e quando la Cooperlat dice che i posti di lavoro verranno preservati parla di uno stato provvisorio? Si, perché i dipendenti ascolani dovrebbero andare a lavorare a Jesi nell'ipotesi aziendale.
E se poi ndecidessero di chiudere anche Jesi?
Alla riunione hanno partecipato i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali, il vicepresidente della Giunta regionale, Antonio Canzian, gli assessori regionali Marco Luchetti (Lavoro) e Maura Malaspina (Agricoltura), il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli.