Rete imprese Italia di Ascoli Piceno ha presentato nella Sala Gialla della Camera di Commercio le iniziative prese sul territorio per aderire alla manifestazione nazionale delle piccole e medie imprese dell'artigianato e del commercio che si svolgerà a roma martedì 18 febbraio
"Infrastrutture e formazione - ha detto Luigi Passaretti, neopresidente della Cna di Ascoli - che per il Piceno sono l'unica carta possibile per sperare in un'inversione di tendenza". Alla presentazione delle iniziative congiunte erano presenti i presidenti e i direttori provinciali di tutte le associazione di categoria del Piceno che fanno parte di Rete Imprese Italia. Hanno preso la parola: Luigi Passaretti (Cna), Elena Capriotti (direttore di Confesercenti), Nadia Beani (Confartigianato), Bruno Luzi (CasaArtigiani), Fausto Calabresi (Confcommercio)Per reagire a questa situazione occorre ripartire dalle ragioni dell’economia reale, cioè dalle ragioni delle imprese e del lavoro. Questo significa che politica, istituzioni e forze sociali condividano la responsabilità di mettere in campo scelte e politiche conseguenti.
Il compito fondamentale della legislatura che verrà sarà quello di coniugare disciplina fiscale e del pubblico bilancio con le esigenze di crescita ed equità. Si tratta di una questione urgente per l’intera Unione europea la cui soluzione richiede un veloce avanzamento del percorso di costruzione dell’Europa politica e il contrasto a quella spirale perniciosa tra l’accelerato perseguimento di obiettivi di abbattimento dei deficit e dei debiti pubblici e l’aggravamento delle condizioni dell’economia reale.
Per questo, non solo dovranno essere confermati gli impegni già assunti dal nostro Paese in sede europea, ma il Governo che verrà dovrà far avanzare in sede europea scelte capaci di sospingere crescita ed occupazione, a partire dall’agibilità di investimenti infrastrutturali, in innovazione e per il capitale umano, coerenti con gli obiettivi di Europa 2020.
Quanto alla finanza pubblica italiana, confermato l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, si dovrà puntare su un deciso processo di dismissione del patrimonio pubblico a vantaggio dell’abbattimento dello stock del debito.
Contestualmente, andrà perseguito un determinato processo di progressiva riduzione della pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti in regola come risultato del contrasto e del recupero di evasione ed elusione, da una parte, e dell’avanzamento deciso, dall’altra, di una spending review in grado di ridurre inefficienze, improduttività e sprechi della nostra spesa pubblica.
LE STRATEGIE PRIORITARIE PER TORNARE A CRESCERE
La pre-condizione: una nuova composizione della finanza pubblica attraverso una vera azione di spending review che – senza tagli lineari – faccia avanzare il processo di controllo, ristrutturazione, riqualificazione e riduzione della spesa pubblica quale occasione di revisione del perimetro stesso della funzione pubblica e della sua ridondante complessità di livelli istituzionali ed amministrativi.
Ridurre la pressione fiscale
La prossima agenda di governo deve prevedere, come prioritari, interventi volti alla riduzione della pressione fiscale - scongiurando, prima di tutto, l’ulteriore innalzamento dell’aliquota IVA previsto a partire dal 1° luglio prossimo – prevedendo la destinazione del gettito derivante dal recupero delle risorse evase alla riduzione del carico fiscale.
Sul fronte della tassazione delle imprese, occorre:
rivedere il criterio utilizzato per la determinazione del reddito di impresa dei soggetti IRPEF, passando dalla competenza alla cassa;
rendere neutrale la tassazione rispetto alla forma giuridica dell’impresa;
ridurre l’imposizione Irap, mediante un progressivo incremento della franchigia ed una progressiva eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile,
definendo al contempo le imprese non soggette ad Irap perché prive di autonoma organizzazione;
razionalizzare i regimi tributari applicabili dai soggetti IRPEF (ditte individuali e società di persone), incentivandone la fase di avvio anche con la riduzione del minimale Inps;
escludere dall’IMU gli immobili strumentali all’attività d’impresa;
rivedere il sistema della riscossione coattiva, ampliando ed uniformando il periodo della rateazione dei debiti tributari, ed escludere dal fermo amministrativo e dal pignoramento i beni strumentali all’attività d’impresa;
ridefinire il tributo rifiuti e servizi TARES, strutturando un nuovo sistema tariffario che rappresenti al meglio la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche.
Dare nuovo credito alle imprese
Le MPMI e l’impresa diffusa hanno sempre più difficoltà di accesso al credito e sempre meno capacità di fronteggiare il loro fabbisogno finanziario. È quindi necessario:
favorire la solidità patrimoniale dei Confidi e facilitare il ricorso al Fondo di garanzia per le PMI;
assicurare la piena operatività agli accordi in materia di certificazione e smobilizzo dei crediti delle imprese nei confronti della P.A.;
apportare correttivi ai parametri, troppo rigidi, di Basilea 3;
modernizzare il sistema dei pagamenti, dando piena attuazione alla nuova legge sui tempi di pagamento, senza introdurre ulteriori oneri a carico delle imprese.
Proseguire nell’azione di semplificazione
Portare avanti i processi di semplificazione normativa e di snellimento burocratico è un’azione necessaria per recuperare efficienza amministrativa e riavviare l’economia, predisponendo un ambiente favorevole alle imprese. A tal fine è necessario:
adottare meccanismi di trasmissione delle informazioni basati sulla tecnologia digitale;
dare completa attuazione alla avviata riforma organizzativa degli sportelli unici, rapida operatività alle Agenzie per le imprese e completamento del Portale “Impresainungiorno”;
stabilire un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti semplice, non oneroso per le imprese ed efficace per il reale contrasto alle ecomafie, superando il Sistri;
prevedere semplificazioni per le imprese dotate di certificazioni come garanzia presunta di conformità a determinati obblighi giuridici;
introdurre meccanismi forti di controllo dell’incidenza sul tessuto imprenditoriale di nuove norme;
snellire le procedure burocratiche in materia di sicurezza sul lavoro;
rendere efficiente la giustizia civile ordinaria anche potenziando i sistemi di risoluzione alternativa delle controversie.
Sviluppare le imprese per lo sviluppo del mercato del lavoro
Il mercato del lavoro in Italia soffre di una debolezza strutturale legata ai molteplici vincoli burocratici e gestionali, a politiche economiche non orientate allo sviluppo dell’impresa e ad un costo del lavoro troppo alto. Inoltre, le recenti penalizzazioni introdotte sulla flessibilità in entrata rischiano di produrre ulteriori riduzioni delle opportunità occupazionali. Si dovrebbe allora consentire alle imprese di utilizzare tutte le forme contrattuali, va ripensata la lotta contro il lavoro nero e occorre intervenire sul cuneo fiscale e retributivo, per diminuire il costo del lavoro ed aumentare la competitività dei nostri sistemi produttivi. Si dovrebbe poi cercare di incidere anche su altri fattori, tra cui:
una seria riorganizzazione dei servizi per l’impiego, evitando ulteriori costi sulle imprese;
ulteriore semplificazione per il lancio del nuovo apprendistato;
garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013;
sostegno alla formazione continua, come funzione originaria dei Fondi interprofessionali;
semplificazione delle norme in materia di lavoro per favorire produttività e nuove assunzioni;
rafforzamento del rapporto scuola-lavoro rivedendo i percorsi formativi nell’istruzione e nella formazione superiore e universitaria;
in una logica di razionalizzazione del costo del lavoro, eliminare le forme di solidarietà impropria fra settori economici che caratterizzano l’attuale assetto normativo;
politiche fiscali e contributive di maggior vantaggio per gli strumenti del welfare contrattuale bilaterale (previdenza complementare, assistenza sanitaria, sostegno al reddito) che contribuiscono ad incrementare il reddito disponibile del lavoratore e del futuro pensionato e a contenere la spesa pubblica.
Investire su infrastrutture ed energia per competere
Le principali aree d’interesse delle Associazioni che compongono Rete Imprese Italia si muovono all’interno di due opzioni di fondo: il collegamento dell’atteso piano nazionale sulle infrastrutture con la pianificazione infrastrutturale europea e una attenzione specifica alle caratteristiche che la logistica e il settore energetico presentano sul piano nazionale per cogliere le opportunità offerte dalla green e white economy e rendere più adeguato l’attuale assetto delle dotazioni infrastrutturali per sostenere il rilancio e lo sviluppo del nostro sistema produttivo. Tra le priorità dell’azione politico-istituzionale del Paese, in materia di trasporti, occorre: affrontare la micro-mobilità urbana, attraverso gli strumenti esistenti, come il Piano Nazionale per le città e i Piani urbani della mobilità; applicare il c.d. e-freight (trasporto elettronico di merci) che coinvolge il polo della merce elettronica e delle tecnologie intelligenti; attuare un’effettiva liberalizzazione del mercato del trasporto ferroviario; una strategia di riordino e razionalizzazione del trasporto aereo; lo sviluppo dei trasporti marittimi e delle autostrade del mare.
In campo energetico occorre, invece: ridurre la forte dipendenza dell’Italia dalle fonti energetiche combustibili, adottando una strategia per la riduzione dei costi di approvvigionamento; armonizzare la politica energetica con quella fiscale favorendo la riduzione del carico fiscale sui costi energetici sostenuti dalle imprese; adottare una politica energetica orientata verso nuove tecnologie più efficienti e coerenti con le esigenze del mercato a partire dalla riduzione dei costi per le MPMI e dall’incentivazione allo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Gli altri punti qualificanti dell’agenda di priorità di Confcommercio, CNA, Confesercenti, Confartigianato e Casartigiani sono, innanzitutto, quello di ripensare ed attuare nuove politiche industriali e dei servizi tenendo presente che la ripresa del Paese passa necessariamente dalla crescita qualitativa, dalla produttività e dalla capacità di fare innovazione delle MPMI e dell’impresa diffusa. Sono quindi necessari interventi che favoriscano, ad esempio, gli investimenti e l’aggregazione delle imprese, forme di partenariato tra queste, gli enti di ricerca e le associazioni di categoria. Così come è necessario favorire i processi di internazionalizzazione delle imprese, investire sull'imprenditoria femminile, sbloccare lo sviluppo del Mezzogiorno, a cominciare da un rafforzamento della dotazione infrastrutturale, dalla valorizzazione delle risorse territoriali e dal ripristino delle condizioni di legalità e sicurezza.
Altro ambito strategico per il rilancio della nostra economia è il TURISMO, per il quale le Organizzazioni del Commercio e dell’Artigianato ritengono indispensabile in particolare una riforma della governance del settore, l’adeguamento delle dotazioni infrastrutturali, il rafforzamento dell’attività di promozione del marchio Italia. Tutto ciò in aggiunta agli indispensabili interventi di riqualificazione urbana e del patrimonio immobiliare pubblico e privato e ad un più efficace impiego delle risorse dei fondi strutturali europei e del Piano Nazionale delle Città che rappresentano le linee di azione strategiche affinché le città e il territorio possano davvero rappresentare un elemento strategico per la competitività economica e la coesione sociale.
Il 2012 sarà comunque ricordato come l’anno più difficile dei consumi del secondo dopoguerra e questa situazione ha influito pesantemente sull’economie anche di tutte le micro, piccole e medie imprese della provincia di Ascoli Piceno, pregiudicandone in tanti casi la sopravvivenza come ben si evince dalla sola analisi del saldo delle attività nate e morte nel corso dello stesso anno 2012 di seguito riportato:
Saldo della nati-mortalità delle imprese per settore di attività economica delle marche –aNNO 2012 (Gen.-Sett.)
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Numero |
TOTALE ECONOMIA |
Attività manifatturiere |
Costruzioni |
Commercio |
di cui dettaglio |
Servizi di alloggio e ristorazione |
Altri servizi (*) |
Pesaro e Urbino |
-138 |
-92 |
-143 |
-177 |
-115 |
-55 |
-109 |
Ancona |
-194 |
-114 |
-126 |
-338 |
-196 |
-57 |
-120 |
Macerata |
-287 |
-124 |
-148 |
-225 |
-142 |
-65 |
-78 |
Ascoli Piceno |
-28 |
-52 |
-58 |
-69 |
-30 |
-10 |
-60 |
Fermo |
-39 |
-65 |
-33 |
-95 |
-43 |
-12 |
-37 |
MARCHE |
-686 |
-447 |
-508 |
-904 |
-526 |
-199 |
-404 |
Centro |
5.782 |
-2.298 |
-3.103 |
-5.287 |
-3.151 |
-1.343 |
-2.697 |
ITALIA |
-8.212 |
-13.437 |
-14.668 |
-28.600 |
-16.027 |
-6.594 |
-18.040 |
(*) La voce "Altri servizi" comprende trasporti e magazzinaggio, servizi di informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, attività professionali, ascientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, istruzione, sanità e assistenza sociale, attività artistiche, sportive, di intrattenimento. |
I dati sopra illustrati confermano, appunto, la drammaticità e la profondità della crisi in cui si trova ancora lo stesso nostro territorio regionale e dunque la provincia di Ascoli Piceno. Una crisi che viene da lontano e rispetto alla quale ancora non si riesce a scorgere l’uscita dal tunnel a causa della grave crisi occupazionale che appunto da troppo tempo sta interessando il Piceno.
La situazione disastrosa del Piceno sul fronte occupazionale si sintetizza nei dati di chiusura 2012: oltre 12mila disoccupati di cui quasi 7mila donne, con l’aggiunta – non certo consolante e incoraggiante – di 23 mila persone iscritte nei centri per la mobilità.
Il Sistema delle imprese sta sopportando i contraccolpi della crisi con crescenti difficoltà nei settori in cui operano, secondo la tabella di seguito.
Composizione % |
TOTALE ECONOMIA |
Attività manifatturiere |
Costruzioni |
Commercio |
di cui dettaglio |
Servizi di alloggio e ristorazione |
Altri servizi (*) |
di cui |
Pesaro e Urbino |
100,0 |
14,4 |
15,5 |
22,6 |
12,3 |
6,7 |
21,6 |
29,8 |
Ancona |
100,0 |
11,1 |
13,6 |
25,0 |
12,7 |
5,9 |
23,1 |
25,9 |
Macerata |
100,0 |
13,1 |
14,1 |
22,0 |
11,9 |
5,4 |
18,7 |
29,1 |
Ascoli Piceno |
100,0 |
10,5 |
14,0 |
22,2 |
11,6 |
7,1 |
21,4 |
26,0 |
Fermo |
100,0 |
20,3 |
11,9 |
22,0 |
11,0 |
5,2 |
17,2 |
32,4 |
MARCHE |
100,0 |
13,5 |
14,0 |
23,0 |
12,0 |
6,1 |
20,7 |
28,4 |
Centro |
100,0 |
9,8 |
14,9 |
25,1 |
14,1 |
6,9 |
25,2 |
20,2 |
ITALIA |
100,0 |
10,0 |
14,7 |
25,4 |
14,3 |
6,6 |
23,3 |
23,7 |
Confidiamo dunque che con l’ormai prossima tornata elettorale vi sia il riappropriarsi della gestione Italia da parte della Politica, ma anche e soprattutto che vengano messi in moto, dalla stessa Politica, ed in particolare da quanti saranno eletti deputati e Senatori da questo territorio quei meccanismi da tempo attesi per rilanciare come primo obiettivo i consumi nel Piceno poiché altrimenti non solo le imprese commerciali ed artigianali continueranno a chiudere (e senza poter contare su nessun ammortizzatore sociale!) ma ci sarà un vero e proprio default generalizzato .
Occorrerà dunque in particolare favorire il rilancio del settore dell’Edilizia, favorire l’abolizione dei privilegi fiscali sulle attività di somministrazione in circoli privati e sportivi, sagre e feste di partito, che si materializzano in veri e propri aiuti di Stato ed in una grave distorsione del principio di libera concorrenza. Garantire l’applicazione dell’Iva agevolata a tutte le attività turistiche, oggi differenziate per tipologia di attività, e l’abolizione dell’imposta di soggiorno e di quella sugli intrattenimenti, dove la fiscalità indiretta sale addirittura al 37% del costo del biglietto. Eliminare la condizione di precarietà che attualmente caratterizza le imprese che operano sul pubblico Demanio.
Operare perché Trenitalia e gli altri gestori della liberalizzazione ferroviaria non penalizzino la stazione di San Benedetto del Tronto, capitale del turismo regionale delle Marche, con costanti soppressioni di fermate, specie in vista dell’attivazione della tratta elettrificata per il collegamento con Ascoli Piceno. Agire per dare spessore, stabilità ed incremento alle sedi universitarie del Piceno, rappresentando l’università essa stessa un’infrastruttura strategica per il futuro del territorio, con le sue capacità di connessione tra sapere e saper fare.
Intervenire sull’art. 62 del decreto sulle Liberalizzazioni, che impone il pagamento a 30 giorni nella fornitura di merci fresche e a 60 per quelle non deperibili, una misura che sta mettendo in crisi il settore della ristorazione già in forte difficoltà.
Queste le attese delle piccole e medie imprese del Commercio e dell’Artigianato della provincia di Ascoli Piceno, ora le risposte ed i fatti dalla Politica.