Questa ricchezza viene prodotta da un mare di soggetti spesso di piccole dimensioni: il 61,8% delle cooperative presenta, infatti, un valore della produzione inferiore ai 250 mila euro. Imprese che sono, nel complesso, ben patrimonializzate se è vero che il capitale investito sfiora i 2,28 miliardi di euro.
Gli addetti, inoltre, hanno superato quota 33 mila, ovvero 2.143 ogni 100 mila abitanti.
“Sono dati, quelli del rapporto Euricse, che confermano che le cooperative, anche quelle marchigiane, hanno dato prova di saper attraversare gli anni bui della crisi meglio di ogni altra forma d’impresa – commenta Gianfranco Alleruzzo, presidente di Legacoop Marche -, tra il 2008 e il 2011, infatti, la produzione, a livello nazionale, è aumentata dell’8,2%. Gli investimenti non si sono fermati e l’occupazione non solo non è scesa, ma è cresciuta, e più ancora le assunzioni di persone svantaggiate”. Il merito delle cooperative, come spiega Euricse, è quello di essere una forma d’impresa che, per statuto, mette al centro non la remunerazione del capitale ma un insieme ben più articolato di bisogni dei soci. Un’impresa, cioè, che si concentra sulla persona, non sulla finanza.
Dall’analisi fatta dall’European Reasearch Institute on Cooperative and Social Enterprises, sottolinea Alleruzzo, “emerge chiaramente che queste imprese hanno avuto una fondamentale funzione anticiclica molto forte, rispetto agli effetti della crisi. In particolare, le cooperative sociali, fra il 2008 e il 2011, malgrado le difficoltà di bilancio e i ritardi dei pagamenti da parte degli Enti pubblici, hanno visto crescere gli investimenti del 19,4% e aumentare l’occupazione di persone svantaggiate del 17%”. Queste aziende, inoltre, presentano buoni livelli di patrimonializzazione e sono caratterizzate da indicatori economico-finanziari più equilibrati rispetto alle società di capitali.