Pare proprio questa la logica che ha scelto la Fondazione Carisap per far comprendere alla comunità il concetto di “social eating” (mangiare utile al sociale) associato al ristorante del Caffè Meletti e in generale al locale.
Così il presidente Vincenzo Marini Marini ha messo su carta il “fare” sociale. Venti manifesti con altrettante immagini di progetti realizzati nel sociale e finanziati dalla Fondazione saranno affissi in città.
E l'aspetto didattico è chiaro. Ad esempio, un'immagine di un corso dell'Anfass per disabili che realizzano vasellame è un fatto, un'istantanea di vita inclusiva di queste persone svantaggiate. Cosa c'entra con il social eating? «E' semplice - dice Vincenzo Marini Marini – La Fondazione ha acquistato il Caffè Meletti investendo fino ad ora circa 4 milioni di euro nel recupero. Ora c'è una gestione diretta. Da sette mesi è attivo il ristorante del Meletti che è aperto a tutti.
Tutto questo in un'ottica di autonoma capacità gestionale. Se questo Caffè storico, tra i pochissimi ancora in vita in Italia, non avrà un bilancio virtuoso non potrà più contare su esborsi di risorse economiche da parte della Fondazione Carisap. Risorse che sarebbero tolte dall'attività di sostegno al sociale, perché se si investissero, ad esempio, 100 mila euro sul Meletti per ripianare un bilancio (procedura obbligatoria per legge nel caso della Fondazione) non si farebbero corsi dell'Anfass o di altre associazioni no profit.
Il tempo che ci siamo dati è di 5 anni. Entro questo termine si deve portare in parità il bilancio della Caffè Meletti Srl.
E dobbiamo dire che, seppure le proiezioni siano state fatte in un periodo nel quale la crisi non era così sensibile, i dati positivi che registriamo da quando è in funzione il ristorante ci fanno ipotizzare che potremo raggiungere l'obiettivo prima dei cinque anni che ci eravamo prefissati. Si registra dunque un'accoglienza favorevole da parte della comunità».
Bene, ma il social eating?
Il presidente Marini Marini traccia un quadro chiaro. «Per far restare aperto il Meletti non possiamo più drogare il mercato con ulteriori risorse – dice Marini Marini - sarebbe scorretto verso tutte le altre attività commerciali. La comunità si deve assumere l'onere della scelta: il Meletti ha i numeri per restare una promozione della città e del territorio? Possiede i requisiti di qualità nei prodotti e nella ristorazione? Se la risposta è sì e quindi ci sarà un flusso nel corso dell'anno e non solo nella stagione turistica, il Caffè Meletti continuerà la sua vita. I presupposti ci dicono che la tendenza è questa, ma i piceni non debbono abbassare la guardia, occorre il “social eating”».
Ora la traduzione dall'inglese ci pare più semplice: mangiare in un luogo che rappresenta un pezzo di storia della città per non far venire meno il sostegno a chi vive nel disagio, ai meno fortunati.