Spacca: 'La vera povertà è culturale e impedisce di interpretare il cambiamento

Spacca: 'La vera povertà è culturale e impedisce di interpretare il cambiamento

La Fondazione continui la propria attività e aiuti le Marche a trovare nuovi sentieri di crescita e di speranza

La vera povertà è culturale, di conoscenze generali, tecniche e specialistiche che ci impediscono di interpretare il cambiamento. Proprio per questo è importantissimo che la Fondazione continui la propria attività, per aiutare le Marche a trovare nuovi sentieri di crescita e di speranza”.
Lo ha detto il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, intervenendo questo pomeriggio a Fabriano al convegno per i 50 anni della Fondazione Aristide Merloni. Spacca ha ripercorso la storia della Fondazione, evidenziando il fondamentale contributo che essa ha offerto negli anni all’interpretazione dei cambiamenti in atto e alla lettura dei processi storici.
“Un ruolo molto importante per gli amministratori e per tutta la comunità regionale – ha detto – che la Fondazione ha svolto con l’ausilio di personalità di straordinario livello”. Numerosi gli esempi che Spacca ha citato. Uno tra i tanti, l’invito che Romano Prodi, 32 anni fa, fece ai calzaturieri del distretto fermano, percorso da dubbi e incertezze, a proseguire nella produzione di calzature, puntando su ricerca e innovazione organizzativa, guardando a nuovi mercati. Un’analisi che Prodi fece in occasione di un seminario della Fondazione. “Gli imprenditori – ha detto Spacca – si sentirono di percorrere quella strada che si rivelò giusta: oggi gli occupati del settore sono gli stessi di allora.
Talmente giusta che pochi giorni fa a Bruxelles il commissario Hahn ha citato, accanto alla crescita blu delle Canarie e all’innovazione della sanità delle Fiandre, la modernizzazione dell’industria calzaturiera italiana della Regione Marche quale esempio efficace di crescita e innovazione”.

“La Fondazione - ha concluso Spacca - ha agito come una sorta di incubatore d’impresa o di merchant bank ante litteram, per favorire la nascita di imprenditorialità. Oggi ci troviamo in una situazione molto simile, c’è un paradigma economico che sta mutando, un cambiamento molto profondo, che noi traduciamo con la parola crisi. Una situazione che ci impone di trovare delle soluzioni in termini di comportamenti e innovazioni da cui far partire un nuovo ciclo di crescita dell’economia e della società regionale. Credo quindi che sia appropriato celebrare i 50 anni di questa Fondazione perché non sono la commemorazione di una storia, ma una riflessione che può aprire un nuovo ciclo in cui gli intellettuali, come sempre hanno fatto nelle attività della Fondazione, offrano il proprio contributo per definire sentieri originali di crescita per la nostra regione”.
 

Argomenti