Con 5 milioni e 263 mila euro si individuano target ben precisi: il disagio degli anziani, l'aggregazione giovanile e la famiglia (nel suo senso più esteso) intesa come fattore fondamentale di coesione sociale . «Un indirizzo – dice il presidente Vincenzo Marini Marini – che prende le mosse da una relazione dell'Università Politecnica delle Marche, dall'aver preso visione dei programmi delle istituzioni e da suggerimenti e proposte di 150 cittadini (che ringraziamo). Elementi che sono stati filtrati tutti con testa e cuore dall'Organo d'indirizzo puntando sulla Bottega del terzo settore come motore centrale di questa scelta sociale, politica e culturale. C'è stata dunque una visione politica non dettata da semplici sondaggi».
Poi l'amara riflessione sul fatto che solo il 30 per cento delle risorse reperite sul mercato dalla Fondazione vengono riversate sul territorio circa il 70 per cento finiscono in tasse.
Un immagine attualizzata della Fondazione Carisap nel 2013 mostra un patrimonio di 240 milioni di euro a fronte del 196 del precedente esercizio.
Il piano pluriennale 2014-2016 vede una riduzione di circa il 9 per cento rispetto al triennio precedente. Tuttavia si tratta di un Piano prudenziale e se ci fossero sopravvenienze positive sarebbero naturalmente riversate sul territorio.
Sono circa 50 i milioni di euro che la Fondazione Carisap ha fatto confluire nei comuni di competenza se si sommano gli interventi di social housing di Porta Romana, del restauro di Palazzo Sgariglia, il recupero dell'ex Cinema Olimpia, dell'Cral di Monticelli (Ascoli Piceno) e di Anima, la grande opera di Grottammare. Per quest'ultima si potrà conoscere nei prossimi giorni il progetto esecutivo dell'architetto Bernard Tschumi.
Poi c'è la spinta sul tema lavoro. «Abbiamo un divieto di legge per finalità di lucro – spiega Marini Marini – tuttavia siamo presenti con una quota del 15 per cento nel capitale di Restart Srl in particolare sul tema del Polo scientifico tecnologico e culturale che viene affrontato secondo il metodo Seedlab impostato da Giuseppe Campanella, che rappresenta la Fondazione nel Cda di Restart. Ci è sembrato all'inizio, quando si è formato un consorzio di 38 imprese locali che hanno fatto una scommessa davvero ardua, di rivedere la nascita nel 1842 della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.
Poi si è aggiunta Fainplast che ha dato un'ulteriore credibilità al progetto. C'è poi un motivo cruciale per la nostra scelta – aggiunge il presidente della Fondazione Carisap - Non ci fidavamo che la bonifica di quell'area potesse essere eseguita da una multinazionale, volevamo controllare che quel procedimento venisse fatto da persone che qui hanno figli e famiglie e quindi un grande senso di responsabilità. Fino a questo momento sul progetto avevamo sentito solo voci contrarie ma dopo l'appello che abbiamo lanciato alla città, con le risposte unanimi e a favore del sindacato, delle associazioni datoriali e delle istituzioni andremo avanti su quello che è l'unico progetto di riqualificazione di un'area che rappresenta il futuro di un intero territorio”.