Più di 17 milioni di famiglie pari al 69 per cento del totale, ritengono che le capacità di spesa e di consumo siano peggiorate rispetto alla fine del 2012. I consumi pro-capite sono tornati al livello del 2000. Il peggioramento delle capacità di spesa è diffuso ovunque con punte altissime tra le famiglie del sud Italia. Anni di crisi persistente hanno reso il Paese impaurito e fiaccato oltre misura. Quasi la metà delle persone intervistate teme di non poter mantenere in futuro l’attuale tenore di vita. Il 52 per cento ha difficoltà a risparmiare, il 72 per cento ha difficoltà ad affrontare spese come riparazioni in casa o all’auto o spese mediche, il 24 per cento non riesce a pagare tasse e tributi e quasi il 7 per cento non rispetta il pagamento delle rate del mutuo.
4,7 milioni di famiglie hanno fatto ricorso ai risparmi faticosamente accantonati in anni di lavoro così c’è ora la tendenza a posticipare alcuni pagamenti come bollette,spese condominiali, rette scolastiche. Questo comportamento a marzo del 2012 era diffuso nel 13 per cento degli intervistati ora raggiunge il 30 per cento.
Per coprire le spese le famiglie hanno sensibilmente aumentato il ricorso a prestiti in banca, erano il 6 per cento sei mesi fa ora hanno raggiunto quasi il 12 per cento..
Il 68 per cento delle famiglie ha cercato di moderare le spese per svago e divertimento, il 48 per cento ha modificato i consumi alimentari il 14,3 percento ha venduto piccoli oggetti d’oro per sopravvivere.
Come ha dichiarato il Prof. Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, presentando la ricerca,”più che il pessimismo cresce e quasi dilaga tra gli italiani il senso di incertezza e disorientamento,questo atteggiamento riguardava nel 2010 appena il 13 per cento degli italiani oggi ha raggiunto il 33 per cento”.
Paura e disorientamento trovano la loro ragione soprattutto nel mercato del lavoro che alimenta molte paure per l’immediato futuro. Per più di cinque milioni di occupati le condizioni lavorative peggioreranno nei prossimi mesi .In particolare tra gli occupati, tre milioni paventano una riduzione dello stipendio e più di due milioni e mezzo temono di perdere il lavoro . Tra i disoccupati il 49 per cento è convinto che non riuscirà a trovare lavoro .
Mariano Bella direttore Ufficio Studi di Confcommercio, nel suo intervento,ha detto che “per colpa della instabilità politica la fiducia fra gli imprenditori comincia a sgretolarsi“ ed ha annunciato “5,258 miliardi di imposte aggiuntive ci attendono nel 2014 rispetto al 2013 per: taglio a detrazioni su premi assicurativi, incremento delle accise su alcoli,lubrificanti e tabacchi,imposta sigarette elettroniche,incremento accise sui carburanti, imposta di bollo,incremento dell’IVA dal 4 al 21 per cento su prodotti editoriali e per l’aumento dell’IVA dal 21 al 22 per cento, senza contare la TRISE 2014 che rispetto all’IMU del 2013 potrebbe incrementare il prelievo sulle famiglie di 2400 milioni di euro.”
Tutti gli intervistati auspicano, tra gli interventi che prioritariamente il governo dovrà affrontare con celerità , in primis adeguate politiche pubbliche per l’occupazione, quindi misure urgenti per la riduzione delle tasse la cui pressione è divenuta ora insostenibile.