Frena l'export dei distretti industriali delle Marche

Frena l'export dei distretti industriali delle Marche

A determinare la lieve contrazione delle esportazioni distrettuali marchigiane sono le performance negative dei due poli della filiera degli elettrodomestici e del mobile, le cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano (-7%) e le cucine di
Pesaro (-7,8%) e del distretto della meccanica delle macchine utensili e per il legno di Pesaro (-16%). Non conoscono invece battute d’arresto i due distretti d’eccellenza del sistema moda, calzature di Fermo (+5,2%) e pelletterie del
Tolentino (+6%), a cui si sommano le performance positive della jeans valley di Montefeltro (+13,2%). Si conferma la frenata dell’export degli strumenti di Castelfidardo (-20,3%). Tuttavia, nonostante la variazione negativa registrata dai distretti delle
Marche nel secondo trimestre, il bilancio complessivo per il primo semestre dell’anno si conferma positivo: a fine giugno le imprese distrettuali marchigiane hanno raggiunto un livello di export pari a 1.732 milioni di euro, 35 milioni in più rispetto al primo semestre 2012 (+2,1%). Sono i già citati distretti del sistema moda ad aver trainato il risultato complessivo.

Sono questi, in estrema sintesi, i principali risultati che emergono dal Monitor dei Distretti delle Marche curato dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo per Banca dell'Adriatico.

“A determinare il rallentamento delle esportazioni dei distretti marchigiani nel secondo trimestre dell’anno – commenta Roberto Dal Mas, direttore generale di Banca dell’Adriatico – è stata la frenata dei nuovi mercati che sono passati in
territorio negativo, con un calo delle esportazioni del 2,5%. La flessione dei flussi commerciali diretti sui nuovi mercati si accompagna alla sostanziale stabilità delle vendite sui mercati maturi.”

La performance negativa dei nuovi mercati è dovuta in primis al calo delle esportazioni in Russia, il principale sbocco commerciale per l’area. Nel secondo trimestre questo mercato, che ha rappresentato il principale motore per la ripresa
delle esportazioni dei distretti marchigiani dal 2010, ha registrato il primo segno negativo dopo 12 trimestri di crescita ininterrotta (-8,4%), sulla scia delle flessioni registrate da tutti i principali distretti, ad eccezione di quello delle calzature di Fermo. Tra gli altri nuovi mercati, hanno mostrato un andamento negativo anche Romania (-11%) e Polonia (-27%). La Cina e Hong Kong, al contrario, hanno evidenziato una dinamica positiva (+18,3% e +3,3% rispettivamente), risultato determinato principalmente dalla crescita del distretto delle calzature di Fermo, seguito dalle macchine utensili e per il legno di Pesaro. Continua invece per il terzo trimestre consecutivo la flessione delle vendite delle pelletterie del Tolentino sul mercato cinese e di Hong Kong.

Sui mercati maturi continuano a calare le esportazioni dirette verso Francia (-3,3%) e Germania (-5,8%), mentre crescono quelle verso Stati Uniti e Regno Unito (+16,4% e +0,3%). E’ il distretto delle calzature di Fermo a sostenere la performance sul mercato americano, seguito dalle macchine utensili e per il legno di Pesaro (+42%) e dalle cucine di Pesaro (+19,2%). Dopo un 2012 molto positivo, arretra invece la pelletteria del Tolentino.

La dinamica del monte ore di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) offre l’immagine di un tessuto industriale in difficoltà, riflesso della leggera flessione registrata sui mercati esteri e della delicata condizione del mercato interno, dove il calo
della spesa e dei redditi delle famiglie compromette la dinamica del fatturato delle imprese. Nei primi otto mesi del 2013 il numero di ore autorizzate in CIG è aumentato in misura significativa rispetto al periodo gennaio-agosto del 2012 (si è passati a 9,9 milioni di monte ore complessivo dai 6,5 milioni del 2012), variazione determinata dall’aumento delle componenti ordinaria e in deroga. Su livelli stabili e vicini ai massimi del quadriennio 2010-2013, il numero di ore autorizzate
di CIG Straordinaria. Questi dati offrono una conferma del peggioramento del quadro congiunturale nel quale operano le imprese distrettuali marchigiane e la persistenza di un profondo processo di ristrutturazione e ridefinizione del tessuto industriale locale.”