Dall’inizio dell’Unione Monetaria il PIL italiano ha accumulato un gap di circa 12 punti percentuali rispetto alla media degli altri paesi dell’Eurozona.
Nel nostro paese agli effetti recessivi indotti dal necessario percorso di correzione dei conti pubblici si sommano problemi di tipo strutturale, evidenti dalla bassa dinamica che ha avuto la produttività italiana nell’ultimo decennio, in particolare nel settore dei servizi e tra le imprese che non esportano.
Queste criticità sono presenti anche nelle Marche che al termine del 2013 sono attese registrare un calo dell’8% circa del PIL rispetto ai livelli del 2008.
Le prospettive di superamento della fase recessiva dell’economia marchigiana e, più in particolare, del distretto calzaturiero di Fermo restano affidate nel breve termine principalmente alla capacità delle imprese locali di sfruttare al meglio le opportunità di crescita presenti sui mercati internazionali e, in particolare, al di fuori dell’area euro. Secondo le stime di Intesa Sanpaolo, Stati Uniti, Cina e Russia sono i tre mercati a maggior potenziale nel settore delle calzature. In questo contesto, saranno necessari nuovi investimenti, che favoriscano un ulteriore riposizionamento delle nostre esportazioni verso i mercati a maggior potenziale, da servire sempre di più con proprie strutture in loco, marchi noti, calzature di qualità.
Il distretto calzaturiero di Fermo ha la possibilità di sfruttare queste opportunità, soprattutto in Cina e Russia. Lo dimostrano anche i risultati ottenuti negli ultimi anni.
In Russia, primo sbocco commerciale del distretto dal 2006, le esportazioni di Fermo nel 2012 si sono riportate a quota 270 milioni di euro, pari al 17,6% del totale esportato.
L’export del distretto sul mercato cinese (Cina e Hong Kong insieme) è più che quadruplicato tra il 2006 e il 2012, passando da 21 milioni di euro a quasi 100 milioni.
I dati da poco disponibili sui primi mesi del 2013 segnalano un ulteriore progresso su questi mercati: nel primo trimestre l’export di Fermo in Russia è cresciuto del 20%, mentre sul mercato cinese è addirittura aumentato del 55%.
Grazie a queste straordinarie performance, Fermo, tra i distretti calzaturieri italiani, ha registrato la miglior performance all’export nella prima parte dell’anno in corso (+7,1% vs., ad esempio, +2,4% della Riviera del Brenta).
Questi risultati non sono casuali, ma sono la conseguenza del buon posizionamento competitivo di un buon gruppo di imprese di Fermo sui mercati esteri.
E’, infatti, più alta la quota di imprese del distretto con domanda di brevetto all’EPO (9,4% vs. 7,5% della media dell’industria calzaturiera italiana), partecipate estere (23,9% vs. 21,8%), marchio registrato a livello internazionale (42,7% vs. 29,1%).
In questo contesto le PMI del distretto faticano ad attivare con successo molti di questi fattori e a trovare la via dei mercati esteri: un rafforzamento dimensionale, anche tramite reti e consorzi è pertanto auspicabile.