Le imprese invece si trovano oggi ad affrontare tutta una serie di ostacoli quali il mancato accesso al credito di imprese e cittadini, la carenza di lavori pubblici, il mancato pagamento delle commesse da parte delle pubbliche amministrazioni anche in presenza di risorse disponibili, una insostenibile lentezza della giustizia, una fiscalità sempre più accanita.
Nonostante ciò le imprese stanno facendo enormi sforzi per mantenere i livelli occupazionali e reagire alla recessione; sono presenti e radicate nelle comunità locali, ed esprimono ancora la volontà e la determinazione a resistere, a rilanciare e ad innovare.
“In qualità di rappresentante delle Imprese edili,- dice Francesco Gaspari, presidente Ance Ascoli Piceno- desidero esprimere forte preoccupazione in merito all’applicazione dell’IMU da parte dei Comuni e rivolgo quindi un appello alle Amministrazioni affinché sia avviata una riflessione sull'applicazione di questa nuova imposta”.
“Per la pesante crisi – continua Gaspari- che sta investendo il settore delle costruzioni è evidente l'esigenza che le amministrazioni, una volta che il Governo avrà fissato le aliquote base definitive, voglia e possa deliberare le aliquote per l'anno in corso nella misura minima”
La disposizione contenuta nel D.L. 201/2011 all'art. 9-bis prevede che: "i comuni possono ridurre l'aliquota di base fino allo 0,38 per cento per i fabbricati costruiti e destinati dall'impresa costruttrice alla vendita., fintanto che permanga tale destinazione e non siano in ogni caso locati e comunque per un periodo non superiore a tre anni dall'ultimazione dei lavori".
La crisi si accanisce sul settore delle costruzioni quando, per mancanza di liquidità e difficoltà “inspiegabili” di accesso al credito non riesce a vendere gli immobili costruiti con conseguente vistosa contrazione del mercato.
Questo fenomeno rende evidente come la tassazione del “magazzino” delle imprese sia una forma di imposizione iniqua che va a colpire le imprese proprio nei momenti di difficoltà.
Anomalo è quindi il fatto che quella in argomento sia l’unica forma di tassazione sull’invenduto tra i settori industriali.
“In considerazione di quanto sopra evidenziato – prosegue il Presidente Gaspari- esprimo a nome della categoria la richiesta della massima riduzione dell’IMU sull’invenduto delle imprese edili. Questo consentirebbe l’utilizzo di importanti risorse - destinate al pagamento dell’imposta – a fini “produttivi” a vantaggio di una ripresa delle attività e dello sviluppo economico”.
Tale misura non inciderebbe sulla finanza comunale in quanto, alla ripresa del mercato, con tempi di smobilizzo del “magazzino” ridotti al minimo, l’imposta, in sede di vendita, viene comunque corrisposta dall’acquirente.
E’ necessario ricordare che, consolidati dati statistici evidenziano come una domanda aggiuntiva di 1.000 milioni di euro nelle costruzioni generi una ricaduta sul sistema economico di ben 3.374 milioni di euro su cui ovviamente vanno a gravare imposizioni fiscali di altra natura.
Una riduzione/esenzione dall’IMU sul “magazzino” potrebbe quindi generare effetti positivi e consentirebbe di liberare risorse capaci di innescare processi di sviluppo con effetti positivi e ricadute significative sia economiche che produttive che, al fine, fiscali.
“Ritengo essenziale – conclude Gaspari - quindi che l’opportunità offerta ai Comuni di “gestire” la normativa sopra richiamata venga colta dalle Amministrazioni comunali, per consentire al settore delle costruzioni - da sempre uno dei principali settori produttivi per l’economia locale - di far fronte con meno affanno alle difficoltà in cui le imprese, i loro addetti e il vasto indotto versano oggi”.