Il bianco e il rosso dei vini, il verde dell'oliva tenera e quello dell'olio, il nero e il bianco del tartufo, i profumi delle mele rosa dei Sibillini e degli altri prodotti del Piceno.
Un tuffo in sensazioni e gusti che possono solo appagare e, favoriti dal sole, forse far dimenticare per qualche giorno i morsi della crisi e i sacrifici che ci attendono. Per Nelson Gentili, presidente della condotta picena di Slow Food, “Tenera Ascoli”, l'evento che tributa gli onori dovuti a questo frutto famoso anche sulle tavole dei padri latini grazie al finanziamento della Fondazione Carisap, la riuscita della manifestazione si consolida grazie ad un intervento in prima battuta dai produttori e delle associazioni.
“Terzo settore e primo settore (le istituzioni) affrontano questo evento in azione sinergica – dice Gentili- Si persegue lo stesso obiettivo nel promuovere il territorio”. Nazzareno Migliori, presidente del Consorzio della oliva tenera Dop, Giovanni Vagnoni, vive presidente del Consorzio di tutela dei vini piceni e Giovanni Massi, presidente degli olivicoltori del centro Italia, confermano questo impegno: partecipare per per far conoscere il territorio in Italia e nel mondo. Parlano i numeri.
Il Consorzio di tutela dei vini piceni raggruppa 36 produttori vitivinicoli che producono 400 ettolitri di vino. Una grandezza che si può meglio tradurre e comprendere quantificandola in bottiglie. Si producono 50 milioni di bottiglie di vino e 5 milioni di queste sono in giro per il mondo come ambasciatrici del miglio Piceno. Vagnoni ribadisce l'abbattimento di ogni campanile: il Consorzio promuoverà, oltre il Piceno, il territorio marchigiano nel suo complesso.
L'agronomo Luca Giacomozzi, segretario di Slow Food piceno, illustra l'impegno dei volontari dell'associazione nel tenere interessanti laboratori producendo, caso unico al momento, una scheda per le mele antiche, è il caso della mela rosa dei Sibillini per la quale Slow Food ha costituito un presidio rendendo questa prelibatezza un nuovo stimolo economico per l'entroterra.
L'oliva tenera ascolana è la regina di questa esplosione di profumi e sapori. Per Nazzareno Migliori rappresenta la ricchezza vera di questo territorio. Con il riconoscimento della Dop si spiana la strada anche a quello dell'oliva ripiena. “Ad Ascoli Piceno gli ascolani non se ne rendono ancora conto di questo valore – dice Migliori – ma il tempo ci darà ragione. Oggi si producono circa 200 quintali di oliva tenera, ma con il riconoscimento dei sesti (uliveti a tenera Ascoli con piante meno distanti tra loro di 5 metri) arriveremo ad una produzione di circa 4 mila quintali. Una produzione in grado di creare molti posti di lavoro. Considerando tra l'altro che la Dop per l'oliva ripiena ascolana e l'unica Dop per un prodotto preparato”. Giovanni Massi spiega come la cooperativa che presiede raggruppi 50 produttori e un cospicuo numero di frantoi.
L'impegno è nel creare una cultura dell'olio di qualità spingendo gli stessi produttori a migliorare i criteri di produzione innovando nel rispetto della natura. Così facendo si potrà far comprendere le differenze tra olii di pregio che ci sono nelle diverse regioni italiane.
E se si parla di olio la figura del professor Leonardo Seghetti è doverosa. E' un'autorità in materia riconosciuta a livello internazionale. Molti i suoi studi e le sue pubblicazioni sull'oliva tenera e sugli olii. Famosi i suoi laboratori del gusto. “L'oliva tenera – dice Seghetti – è la vera promozione del territorio piceno.
E' la sua vera espressione: da 70 ettari coltivati un tempo si è giunti a 200 oggi con una produzione stimata in 4 mila quintali in pochi anni e in futuro addirittura circa 10 mila quintali. Quarantacinque di questi ettari furono messi ad uliveto di tenera ascolana grazie al contributo della Fondazione Carisap che ringraziamo. Dovrebbe tornare a investire nuovamente in questo settore”