Manuli, Rifondazione sferza sindacati e istituzioni

Manuli, Rifondazione sferza sindacati e istituzioni

«Smetterla di chiedere ammortizzatori sociali in cambio di posti di lavoro o promettere protocolli miracolosi»

Sappiamo con certezza che la direzione aziendale (o il fantasma che ancora si aggira per campolungo) non ha mai trattato se non quando è stata costretta dalle lotte messe in campo dalle lavoratrici e dai lavoratori del piceno.

E adesso vogliamo di nuovo andare a frignare per un altro anno di cassa integrazione? E’ questo lo strumento che mettiamo in campo contro l’arroganza di questi sfruttatori? E’ con questo che salviamo i posti di lavoro?
Ricordiamo ogni istante della lotta alla Manuli e non dimenticheremo mai cosa ci venne raccontato: “è un accordo vantaggioso, lo stabilimento resterà aperto!”.
Adesso a distanza di due anni c’è ancora questa certezza? Non siamo fessi e avevamo detto che sarebbe andata così.
Non si può abbassare la guardia di fronte ad un nemico così spietato perché questo è il risultato che abbiamo incassato: tutti a casa.

Per l’ennesima volta allora chiediamo un cambio di strategia. La disponibilità da parte della cittadinanza alla lotta è evidente e il malcontento è crescente. Prima delle lotte di questo autunno a Pomigliano, Mirafiori nelle piazze studentesche, ad Ascoli ci sono state le prove generali alla Cartiera, alla Manuli alla Novico e alla Pfizer.

L’unico problema è che davvero in pochi hanno creduto alla rabbia delle lavoratrici e dei lavoratori e chi ne aveva il  dovere non ha saputo raccogliere questa disponibilità alla lotta per trasformarla in energia e cambiamento.

Chiediamo ai sindacati e alle istituzioni di smetterla di chiedere ammortizzatori sociali in cambio di posti di lavoro, di smetterla di chiedere piani industriali a chi fa orecchie da mercante, o di promettere protocolli miracolosi e infrastrutture monumentali nel deserto ma di comiciare ad ascoltare i bisogni di chi dentro le fabbriche ci va per davvero e non di chi la fabbrica non l’ha vista neanche per cartolina.

Parteciperemo all’assemblea del 22 agosto e siamo certi che sia necessaria una mobilitazione di ampio respiro che blocchi la città e riporti la cittadinanza in piazza e questa volta dovrà essere pronta una piattaforma rivendicativa che veda al centro non il lavoro ma i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Troppo spesso sono stati tralasciati».