E fuori dal teatro un gruppetto di contestatori con cartelli e slogan contro l'accordo sui contratti, dello scorso 28 giugno, tra sindacati e Confindustria.
Ad aprire i lavori dell'assemblea è stato il presidente ascolano Bruno Bucciarelli. «Gli ultimi dati disponibili evidenziano le problematiche sociali per il Piceno e le differenze rispetto ad altre zone delle Marche e del Mezzogiorno: a fronte di un tasso di disoccupazione medio del 7,3% in Italia, Ascoli ha registrato l'11,3%. Siamo anche in testa per quanto riguarda gli interventi straordinari di cassa integrazione che, nella vecchia provincia, hanno registrato un incremento del 17%; gli interventi in deroga sono cresciuti nel primo trimestre 2011 più del triplo delle altre province marchigiane. Basta però con le lamentele. Non aspettiamo più sussidi, vogliamo solo poter lavorare e fare impresa. La crisi ha un cammino lungo ancora, dobbiamo rispondere con dinamismo e praticità: nella situazione attuale la priorità è il lavoro, per l'importanza che esso ha per noi, per le generazioni attuali e per quelle future».
E proprio di generazioni future e problemi del presente ha invece parlato Simone Mariani, vicepresidente nazionale Confindustria Giovani. «Negli ultimi 10 anni c'è stato un decremento del 20% di giovani: stiamo invecchiando e il Paese ha meno futuro. Il peso della crisi ha finito per colpire i giovani in termini di flessibilità e precarietà. Dobbiamo garantire un futuro a chi oggi non ce l'ha. Non crediamo nemmeno noi in sussidi o prebende: vorremmo che in Italia fosse privilegiato il merito più che l'anzianità, vorremmo un sistema universitario migliore, vogliamo segnali chiari. In Italia manca chi tuteli e si batta per i giovani».
Arriva il turno di Emma Marcegaglia. Il presidente analizza così la situazione italiana. «Oggi stiamo vivendo la più grande crisi del dopoguerra – sostiene la Marcegaglia – La crisi è nata dall'egoismo e dalla mancanza di valori etici. Ora però il mondo ha ripreso a crescere, ma non in modo uguale dappertutto: nell'Occidente e negli Usa assistiamo ad una crescita del Pil, ma senza occupazione. La crisi è anche difficile da leggere, c'è una continua variabilità, non c'è la visibilità per le aziende come una volta, ci sono nuovi e aggressivi competitor stranieri.
Siamo stati vicini al baratro. Ora con l'approvazione della manovra con l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014 stiamo percorrendo la strada giusta. Dalla politica mi sarei aspettata però un gesto di responsabilità e di buon esempio con l'ipotesi del taglio dei costi: purtroppo non è andata così, "la casta" si è riunita e tutto è come prima. Della riforma fiscale il governo attuale ha parlato nel 1994, poi nel 2001 e nel 2008: basta parlare, vogliamo i fatti». Dalla Marcegaglia una condanna alla criminalità organizzata: «Dove c'è criminalità non c'è sviluppo economico. La crisi aumenta la possibilità di infiltrazioni nelle aziende: serve l'aiuto delle forze dell'ordine, del governo e della magistratura, ma serve anche un maggior impegno civile».
E infine non manca una stilettata ai più giovani. «Esiste una discreta domanda di lavoro cosiddetto manuale, purtroppo non c'è offerta. Il problema della disoccupazione giovanile è anche un problema di mentalità».