D'accordo l'idea di mettersi in rete, ma è necessario fare innovazione nel nostro Paese per poter vendere i nostri prodotti all'estero». Con queste parole il presidente di Confindustria Ascoli, Bruno Bucciarelli apre il convegno “Un approccio integrato all'internazionalizzazione, le prospettive commerciali e finanziarie”. L'appuntamento è stato organizzato venerdì 24 giugno a San Benedetto dall'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Ascoli.
Cosa fa Confindustria Ascoli? «Abbiamo rapporti con 19 Paesi, in sei di questi ci sono progetti già avviati, abbiamo organizzato il forum sull'internazionalizzazione. Ci siamo inventati una nuova formula». Sul credito d'imposta per chi innova Bucciarelli è lapidario: «Lo vogliamo e ci batteremo per questo obiettivo». E poi loda il ruolo dei commercialisti: «Hanno la funzione di stimolare e trovare le risorse utili affinchè le imprese possano andare all'estero. La lingua è l'ostacolo minore, oggi ci sono leggi e norme da conoscere, il lavoro dei commercialisti è prezioso».
L'analisi dell'economista e saggista Giacomo Vaciago è cinica, amara, ma realista.
«La crisi che stiamo vivendo non è paragonabile nemmeno con quella degli anni '30: oggi sono bastati solo pochi mesi per sprofondare – afferma Vaciago, professore di Politica Economica e Economia Monetaria all'Università Cattolica di Milano - Viviamo in un tempo in cui sparisce la quinta banca mondiale, la Grecia ha la capacità di "infettare" il mondo: nessuno pensava a questo scenario.
L'Italia rischia come il Paese ellenico? Noi stiamo meglio della Grecia: qui c'è più ricchezza e ci sono più fabbriche. Però la crisi in Italia si fa ancora sentire». E giù un durissimo attacco al presidente Silvio Berlusconi: «L'Italia ha privatizzato il governo: Berlusconi si occupa di sé e noi di lui. Dal 2008 ad oggi la produzione industriale è calata drasticamente, per quante arie si dia, Berlusconi ha ragione quando dice che nemmeno lui sarebbe riuscito a tanto. Però adesso o si fa una politica per la crescita oppure non si cresce: dove eravamo non si torna più. In Italia servono le riforme. Se non si fanno il nostro Paese rischia di scomparire. Le riforme però non danno popolarità: se il governo nazionale vuole solo applausi, allora è meglio cambiarlo perché è pericoloso».