La salute del Paese non appare migliore se si guarda, oltre al reddito, anche la ricchezza dal momento che un quadro completo dovrebbe includere l'enorme servizio sul debito.
E' quanto sostiene il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nel discorso in memoria di Giorgio Fuà letto ad Ancona e intitolato "Crescita, benessere e compiti dell'economia politica".
Secondo Draghi, prima di tutto, "senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari" si hanno "effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità". Nel nostro Paese, dice Draghi, "rimane diffusa l'occupazione irregolare stimata dall'Istat in circa il 12 per cento del totale dell'unità di lavoro".
"La difficoltà dell'economia italiana di crescere e creare reddito non deve smettere di preoccuparci. Abbiamo subito una evidente perdita di competitività rispetto ai nostri principali partner europei", dichiara Draghi.
Rispetto ai partner europei, l'Italia, infatti, soffre: "Secondo le stime del Fmi - ha detto - la quota dell'area dell'Euro nel pil mondiale, pari al 18 per cento nel 2000, a parità di potere d'acquisto, scenderà al 13 per cento nel 2015, mentre quello dei paesi emergenti asiatici raddoppierà dal 15 al 29 per cento per l'aumento del pil per abitante per il mutamento radicale degli equilibri economici mondiali.
Dopo aver ricordato che l'ultima recessione ha fatto diminuire il Pil italiano di quasi 7 punti, il governatore osserva che "devono essere ancora valutati gli effetti della recessione sulla nostra struttura produttiva" e potrebbero essere anche negativi.