A leggere i giornali, tranne che nell'ultimo periodo, pare che l'edilizia non soffra della crisi che soffoca il Piceno. Siamo stanchi del marchio di speculatori che da sempre grava sui costruttori edili.
Oggi le imprese rispettano le regole, anzi vorrebbero regole certe per poter operare al meglio e non incorrere in artificiose interpretazioni ogni volta». Il presidente dell'Ance provinciale e i suoi associati non vogliono più pagare per “peccati” che non si commettono più da tempo.
Che il rapporto con le pubbliche amministrazioni sia sofferto lo dimostrano i contenziosi che poi non portano da nessuna parte. A livello regionale nel settore c'è una contrazione di valore aggiunto del 6,7%. Tra Ascoli e Fermo sono circa 1.500 i disoccupati in edilizia.
Ad Ascoli fino ad aprile di quest'anno il ricorso alla cassintegrazione ordinaria è stato di 68 mila ore, per quella straordinaria sono state 117mila e 557 ore, per quella in deroga si sono raggiunte le 444 mila e 419 ore. «All'impresa edile – dice Raniero Iacoponi – il lavoratore costa in contribuzione più che per il resto dell'industria. Siamo da anni alla prese con carenza di manodopera locale e dobbiamo far ricorso al lavoro degli extracomunitari che necessitano di una maggiore formazione quindi di maggiori costi. Non ci sono più giovani che vogliono lavorare in edilizia. E in questo periodo di crisi quelle imprese che si occupano di restauro e ristrutturazione faticano ancora di più perché, anche se c'è crisi sono costretti a tenersi quei muratori dotati di notevole know how che una volta licenziati troverebbero altra occupazione».
L'Ance lamenta il rapporto con i tecnici delle pubbliche amministrazioni che spesso superano i limiti delle proprie competenze creando alle imprese costruttrici una serie di barriere legate alla difficile lettura di norme che spesso entrano in contrasto tra loro. Questo stato di cose ha costretto la Regione Marche a rivedere il Piano casa che ora verrà riproposto al mercato.
Le novità: favorire la piena utilizzazione della volumetria consentita negli ampliamenti, senza alterare la sagoma dell’edificio, miglioramento dell’efficienza energetica senza creare oneri eccessivi, in termini di costi e di adempimenti burocratici, ai cittadini e alle imprese.
Poi la possibilità di cumulare gli incrementi volumetrici consentiti dalle diverse leggi, la regolamentazione di quelli previsti negli ambiti di tutela integrale definiti dal Ppar (Piano paesistico ambientale regionale) e nelle aree classificate P2 (pericolosità non elevata) dal Pai (Piano di assetto idrogeologico). «L'Ance piceno – dice il presidente Iacoponi – ha così a cuore la voglia di reinterpretare il ruolo dell'impresa edile che ha messo a disposizione delle pubbliche amministrazioni uno strumento informatico che misura lo stato di urbanizzazione del territorio provinciale stabilendo anche la situazione del consumo del territorio stesso.
Vogliamo costruire edifici di qualità e siamo stanchi della nomea di speculatori quando oggi i nostri margini sono risicatissimi».