Premetto che il nostro territorio ,a parte alcune eccellenze,non ha partorito imprenditori lungimiranti che hanno investito in ricerca ,soprattutto in quei settori dove l’innovazione tecnologica è fondamentale per sopravvivere al mercato in una situazione economica normale, figuriamoci con una crisi economica come quella attuale .
Inoltre ricordiamoci che la nostra zona industriale è nata solo grazie alla ex CASMEZ, che ha attirato gli imprenditori del nord e le multinazionali,e non grazie ai nostri imprenditori visto che rispetto al distretto calzaturiero a noi limitrofo, le realtà locali sono limitate a poche aziende.
Fatta salva questa premessa, mi chiedo ma gli ascolani dove vivono e dove hanno vissuto in questi anni ?
Si sono accorti che c’è la globalizzazione, che il mercato è aperto alla domanda e all’offerta mondiale , e bisogna saper vendere,commercializzare, investire sulla ricerca,creare prodotti sempre più innovativi, e capire che dobbiamo formare gli imprenditori in tutti i settori sé vogliamo che il territorio si riprenda dà questa situazione.
Ultimamente ad un convegno della Confindustria si è parlato del fatto che il nostro territorio non è appetibile ai grandi investitori in innovazione, sicuramente è un problema di infrastrutture ma c’è anche il problema di creare una rete di piccole imprese in grado di dare risposte moderne,pronte all’innovazione, con personale formato e capace di accogliere tutti gli input esterni e a svilupparli.
Il mondo và avanti, gli ascolani devono capire che non possiamo fermarlo, o ci muoviamo oppure scegliamo un modello economico non basato sull’industria ma sul turismo,sulle prerogative legate al territorio,le tradizioni, ecc.
Non possiamo incolpare solo gli enti pubblici,ed i politici sé non sono in primis gli imprenditori ad investire ad esempio sul personale, incentivando la formazione,e la ricerca .
Lo sapevate che , ed è ancora più preoccupante, che le imprese picene hanno saputo prendere soli il 5 % delle risorse regionali in materia di ricerca e trasferimento tecnologico, con una partecipazione del 8% (circa 40 su oltre 510) e che la metà di queste 40 le ha portate TecnoMarche Che non abbiamo la progettualità per approfittare di questi finanziamenti?
Che i nostri imprenditori devono investire sulla commercializzazione dei prodotti e non solo essere bravi a produrre?
Che promuovere i prodotti in tutto il mondo è fondamentale,e che l’oliva ascolana nella globalizzazione và comunque promossa ?
Per anni abbiamo avuto a disposizione una struttura come la Tecnomarche che è uno strumento operativo per progetti innovativi, ma la stessa è stata scambiata dalle aziende come un pozzo dà cui mungere fondi, quando invece la stessa ha solo il compito di sviluppare progetti innovativi dà parte delle aziende che nel territorio sono disponibili ad investire sulla ricerca.
Tutto questo dimenticando che la Tecnomarche ha competenze nella fase di start-up, ma dopo, l’azienda, deve continuare ad investire in ricerca e formazione, e non fermarsi solo alla normale amministrazione.
Negli altri territori del nostra paese si è agito in questo modo, e ciò ha creato un tessuto aziendale di imprese locali che ha permesso di superare con meno traumi la situazione contingente,soprattutto per le piccole aziende che sono lo scheletro portante del sistema delle aziende italiane.
La globalizzazione deve essere cavalcata,e non subita come è successo in questi anni al nostro territorio, e la si può affrontare e utilizzarla come un’opportunità per lo sviluppo solo predisponendosi all’innovazione, altrimenti torniamo ad un’economia prettamente agricola come era prima dell’arrivo della ex CASMEZ, perché sinceramente non vedo altre alternative.