Il presidente della Provincia, Piero Celani, scrive al gruppo Maccaferri proprietario dello stabilimento ascolano della Sampsistemi. Allo stato attuale, si prevede lo smantellamento del sito ascolano di Campolungo con la messa in mobilità dei 44 dipendenti. Dura la risposta dei sindacati che hanno rigettato il piano e si sono riuniti in assemblee negli stabilimenti del gruppo per decidere le azioni di protesta.
«Oltre che informare le Istituzioni ministeriali preposte circa lo stato di crisi - scrive Celani - ritengo che nel mio ruolo di Presidente della Provincia di Ascoli Piceno debba provvedere ad avviare ulteriori iniziative, perché possa trovarsi una giusta definizione dei piani che l’azienda intende attuare e che, purtroppo, coinvolgono lo stabilimento di Ascoli Piceno di cui si prevede la chiusura.
Desidero rappresentare come si tratti di una ipotesi traumatica che impoverisce le opportunità occupazionali dell’area, che sottrae professionalità all’intero territorio, che riduce le attività di altre aziende coinvolte nella filiera produttiva che lo stabilimento di Ascoli Piceno ha sempre curato in un rapporto fecondo con il territorio in cui si è insediato, di fatto, circa 40 anni fa con la realtà produttiva nata inizialmente come “Technofil” e successivamente come “De Angeli”, per divenire negli ultimi 13 anni “SAMP”.
Il rapporto con il territorio e la sua comunità ha sempre contraddistinto le dinamiche aziendali, anche sulla scorta delle semplificazioni ed agevolazioni che furono assentite per la facilitazione dell’ingresso del gruppo SAMP in un settore di interesse. Infatti, mi risulta che con l’avvento di SAMP sia stata dismessa ad Ascoli Piceno la produzione di macchinari del settore metallurgico, in quanto prodotti nello stabilimento di Bologna, mantenendo e sviluppando la sola produzione di macchinari per il settore estrusione, prodotto che ancora oggi viene realizzato nel solo stabilimento di Ascoli Piceno, dal quale sono usciti tutti gli impianti attualmente sul mercato prodotti ed installati con il marchio “SAMP”.
La progettazione meccanica, elettromeccanica, software, il montaggio, collaudo, messa in servizio e assistenza post-vendita, sono sempre stati gestiti unicamente con il personale dell’unità produttiva di Ascoli Piceno (o outsourcing quando le risorse non erano sufficienti) dove sono state mantenute sempre attive tutte le funzioni necessarie a completare la filiera del prodotto.
A livello di montaggio, collaudo e messa in servizio, l’unità produttiva di Bologna mi risulta abbia attinto (in casi di necessità) al personale tecnico di Ascoli, cosa mai avvenuta in senso contrario a dimostrazione che nessuno del personale in forza alla sede centrale ha mai seguito lavori inerenti al settore dell’estrusione.
Auspico di poter incrociare la vostra disponibilità nella rivisitazione di un percorso che non intendiamo avallare a tutela di un rapporto che, da parte nostra, non si è mai incrinato e che non vorremmo minacciato sulla spinta di decisioni che chiediamo di condividere con lealtà.
Non riusciamo ad interpretare sul piano operativo ed economico-finanziario alcune delle scelte che il piano industriale compie senza apparentemente, peraltro, generare economie di scala con costi che appaiono superiori nella gestione dello stabilimento di Bentivoglio piuttosto che in quello di Ascoli Piceno (costo 35 €/h uomo a Bentivoglio contro le 27,92 €/h uomo di Ascoli Piceno).
Mi sia permesso anche interloquire sulla base di informazioni che ho potuto desumere da incontri, riunioni e colloqui, evidenziando che la situazione aziendale ascolana vedrebbe, già ad oggi, il raggiungimento anzi il superamento del budget previsto nei piani aziendali per il corrente anno 2010; e tra i conteggi non verrebbero valorizzate ipotesi di commesse che vengono date con un 70% di possibilità nella definizione.
Da quanto considerato si deduce chiaramente che la paventata crisi del Gruppo non investe minimamente lo stabilimento di Ascoli Piceno mentre si maturano i nostri convincimenti che quest’ultima unità produttiva, oltre che rappresentare un’eccellenza del Gruppo, ha una potenzialità in termini di know-how e di capacità di innovazione, tale da captare sempre maggiori commesse fin oltre la sua reale capacità produttiva prevista nei piani aziendali.
Desidero far rilevare - conclude - che dette potenzialità sono espressione unicamente del territorio ascolano il quale, a motivo di ciò, non può accettare l’ipotesi di un trasferimento tout-court presso altri siti, peraltro non più competitivi, con il solo obiettivo di far quadrare i bilanci del Gruppo stesso per fronteggiare dispersioni economico-finanziarie che si realizzano altrove».