Affidato alla Politecnica delle Marche per individuare fattori di crescita del territorio
Con risorse agevolate e spesso a fondo perduto permise l'insediamento di numerose imprese di rilevanti dimensioni con migliaia di occupati. Questo senso di sicurezza del posto di lavoro non avrebbe permesso lo sviluppo di imprenditori locali. Oggi che le multinazionali scappano, resta il gap da colmare: il cimitero delle zone industriali. La crisi mondiale ha dato l'ulteriore colpo di mannaia.
Prima le cattive notizie: ci sono stati 10 anni almeno di chiacchiere dei programmatori dello sviluppo piceno, siano essi politici che imprenditori. Dieci anni di stasi di idee innovative. Altro che ex Casmez. Dieci anni nei quali la cultura d'impresa è stato lo slogan dei chiacchierifici senza mai approdare a risultati osservabili.
Ci sono stati eminenti studi commissionati che hanno prodotto solo “l'effetto presentazione”. Ora speriamo arrivino le buone con la presentazione di uno studio commissionato dalla Fondazione Carisap, “che non delocalizzerà mai” come ha detto il suo consigliere Giuseppe Maria Olivieri, alla Facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche.
“La competitività territoriale. Il governo dei fattori chiave nel Piceno” è il titolo dello studio che verrà presentato domani pomeriggio nella sala degli Specchi di Confindustria Ascoli. Per il professor Alberto Niccoli, curatore dello studio insieme a collaboratori (Francesca G.M. Sica), e a persone del territorio come Luciano Vizioli, direttore di Confindustria Ascoli, e Francesco Albertini (direttore dello stabilimento Barilla), al Piceno occorre un'iniezione di fiducia. Fiducia tra banche e imprese, tra imprese e lavoratori, tesi quest'ultima rilanciata nel corso della conferenza stampa da Giuseppe Alloca, direttore della Pfizer ascolana.
Premesso che non esistono bacchette magiche per risolvere la situazione economica picena, il pessimismo che deriva da due lustri di chiacchiere dovrà necessariamente cadere qualora in questo studio emergano davvero spinte innovative alle soluzioni dei problemi. Da una parte infatti Niccoli parla di soluzioni sintetiche: maggiore capitalizzazione di banche e imprese. Poi però si dovrà dire come fare per ottenere questi risultati senza che il rischio nascosto dietro le parole sia un cane che si morde la coda.
La speranza in alcuni input di Niccoli che evidentemente scoprirà le sue carte nel corso del convegno: il Governo potrebbe mettere in campo dei bond per le imprese, si potrebbe parlare di un ingresso attivo dei lavoratori nelle stesse imprese ( azionariato dei lavoratori) e l'utilizzo delle risorse che le imprese non hanno investito nelle proprie aziende, cioè una maggiore fiducia in se stessi.
E puntare su una nuova attrattività territoriale per gli investitori è l'altro elemento da rifondare aumentando le vie di comunicazione e la competitività. Allocca punta sulla flessibilità dei lavoratori per soddisfare la velocità di richiesta del mercato nell'ambito delle produzioni industriali, reclama una maggiore collaborazione tra sindacato e impresa, ritiene primaria la lotta al lavoro nero.
La lentezza burocratica è uno degli scogli da abbattere per il presidente di Confindustria Ascoli Bruno Bucciarelli, perché mina di fatto la possibilità delle imprese di insediarsi in tempi brevi. Eppoi la necessità di aumentare gli imprenditori locali, quelli che hanno tutti i presupposti per non abbandonare il proprio territorio. Se non sono chiacchiere lo scopriremo presto, perché attendere altri dieci anni vuol dire aprire la strada alla desertificazione industriale e socioeconomica.