Il passaggio generazionale, dramma della nostra economia

Il passaggio generazionale, dramma della nostra economia

L'85% delle imprese fallisce tra la seconda e la terza generazione per litigiosità nelle famiglie

fa emergere alcun cause dell'attuale quadro economico delle imprese italiane, e di riflesso di quelle locali, che sgomentano. L'85% delle imprese fallisce tra la seconda e la terza generazione per litigiosità nelle famiglie degli imprenditori. Il passaggio generazionale è uno dei drammi del nostro sistema economico, secondo Antonello Di Mascio, responsabile marketing Intesa private banking, mentre la crisi di liquidità genera solo il 20% delle cause di fallimento. Fattore determinante per la carenza di tenuta aziendale è il nanismo delle imprese: le società di capitali sono solo il 12%. Il nostro sistema industriale è formato per la più parte da piccole o medie aziende che per la loro conformazione non hanno strutture adatte per competere nel mercato globale.
Per Di Mascio lo scudo fiscale può rappresentare quella leva economica utile a risolvere certi conflitti e quindi sostenere il passaggio generazionale rendendo possibile un “patto” di famiglia e restituendo linfa vitale alle aziende durante la crisi. Massimiliano Castagna, presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, sottolinea come gli iscritti siano solo professionisti che applicano norme varate dal Governo e rifiuta la leggenda metropolitana che vuole i commercialisti come la lobby che ha richiesto il varo dello scudo fiscale per far evadere il fisco. Castagna ribadisce lo spirito etico dei commercialisti nell'assistenza alle imprese e il valore del pagare tasse eque, utili allo sviluppo di servizi per la comunità.
E Castagna, nel confronto col sistema bancario, chiede che vengano riviste le regole di Basilea 2, una valutazione per l'accesso al credito che di fatto penalizza le imprese locali e nazionali perché poco capitalizzate, nate con una filosofia diversa da quella europea, e per questo bisognose di altro tempo per adeguarsi. Un altro elemento che Di Mascio propone per comprendere da quale parte deve andare il nostro sistema produttivo è contenuto in un dato allarmante che però può risultare utile proprio al territorio piceno in questa fase delicatissima nella quale sembrano esserci diverse valutazioni sul cosa fare nel riprogettare l'area della Sgl Carbon.
Le aziende italiane sono poco competitive e faticheranno ad uscire dalla crisi perché sfornano prodotti in settori “maturi”.
Solo il 4% delle merci prodotte hanno un fattore intrinseco innovativo su base scientifica, il 23% della produzione riguarda settori specialistici, il MASSIMILIANO CASTAGNAresto, cioè l'83% delle merci, si colloca in settori maturi e qui la Cina o altri paesi in sviluppo vincono. In Italia il 70% degli addetti è occupato in settori a bassa tecnologia, quindi gran parte delle piccole imprese, nei paesi europei invece in questa fetta di produzione c'è il 40% degli addetti occupati. Per Di Mascio quindi, a livello produttivo, l'assioma piccolo è bello valeva soltanto 30 anni fa, oggi per poter esportare occorrono dimensioni e organizzazione diverse. Per questo l'aggregazione tra piccole imprese, consorziarsi, rappresenta per le aziende italiane in genere e per quelle del territorio piceno il salvagente per superare la tempesta.