Manuli, lavoratori chiedono a Spacca la riapertura della trattativa

Manuli, lavoratori chiedono a Spacca la riapertura della trattativa

Non è stato bocciato l’accordo di Cgil, Cisl e Uil ma un piano senza garanzia per il futuro

 Noi difendiamo tutti lavoratori, di destra, di centro e sinistra. Ripartire da basi diverse.
“Abbiamo chiesto al presidente Gianmario Spacca di intervenire presso la  Manuli affinché riapra la trattativa, e lui ci ha promesso che si impegnerà in questa direzione.
Nulla è perduto, perché dal mancato accordo, giovedì 12 novembre, se l’azienda vuole ci sono ancora 75 giorni per tornare a discutere sul futuro dello stabilimento ascolano.
” Lo  afferma Andrea Quaglietti, membro del direttivo nazionale del Sindacato dei Lavoratori e delegato RSU nella fabbrica di Campolungo. “ I lavoratori, che non possono essere etichettati come di destra o di sinistra, non hanno bocciato l’accordo di CGIL CISL e UIL – tiene a ribadire Quaglietti – ma un piano in cui l’azienda non dava nessuna garanzia per il futuro prossimo della produzione locale, e questo anche per i 125 addetti che avrebbero, secondo l’ipotesi sottoscritta dai confederali, continuato a lavorare nello stabilimento.” 
Per il dirigente SDL, il documento presentato dalla Manuli non si poteva accettare, così com’era stato presentato. La discussione poteva essere  proseguita solo su altre basi : “ Il mantenimento del posto di lavoro per almeno 200 addetti, il cospicuo finanziamento degli ammortizzatori sociali per gli altri, in cassa integrazione, e un piano di rientro complessivo per tutti i lavoratori, erano e restano le uniche basi su cui confrontarci, in maniera dignitosa. Non altro".
Quanto alle lettere di licenziamento che sarebbero partite, Quaglietti risponde: “Noi non abbiamo ricevuto niente, e comunque l’azienda se vuole, può riaprire la trattativa e la discussione da subito, perché dal mancato accordo ci sono altri 75 giorni utili.
Noi confidiamo nel presidente della regione Marche Spacca, affinché ci sostenga nella nostra battaglia, che è a difesa di tutti i lavoratori della Manuli,  e di tutto il territorio, una zona che dalla perdita della fabbrica di Campolungo potrebbe subire un danno economico e sociale molto grande, molto superiore a quello derivante dalla chiusura della singola azienda”.