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Manuli storia vera e finta. Ascolano territorio retroguardia
Zona franca ennesima carota per asini creduloni
d'accordo siglato al MiSe (Ministero dello Sviluppo Economico). Sostanziale consenso degli iscritti confederali all'ipotesi siglata: 140 rientrano, per gli altri 235 lavoratori restano 2 anni di cassintegrazione e due anni di mobilità (incentivi e prepensionamenti per chi ne possiede i requisiti).
Secondo gli addetti ai lavori in assemblea ci sono i numeri di maggioranza per dire ok al male minore, cioè il recupero di 140 posti di lavoro. Certo però il malumore serpeggia, soprattutto tra i lavoratori dell'Sdl e dell'Ugl, quelli del Coordinamento dei lavoratori del Piceno.
Di fatto si apre una paratia di una diga che rischia di sommergere la realtà industriale ad Ascoli. Per la verità noi ce l'aspettavamo per la Manuli questa situazione.
Finora non abbiamo scritto nulla per non nuocere all'estrema possibilità di vedere rientrare gran parte dei lavoratori nello stabilimento chimico ascolano. Ora ci sentiamo liberi di raccontare una verità amara che conoscevano tutti, istituzioni comprese meno, naturalmente, quelli che l'avrebbero dovuta conoscere per primi: i lavoratori.
La storia è questa ed è una storia “biforcuta” come il comportamento di chi l'ha proposta in città in due tempi diversi con faccia da Giano Bifronte: il dirigente dell'Unità di crisi del Ministero dello Sviluppo Economico Giampietro Castano.
Davanti ai presidi della Manuli e della Ahlstrom esponeva la faccia fiduciosa dell'illusionista a fin di bene, in Confindustria, di lì a poco, sbatteva sul tavolo una verità che ha lasciato annichilito più di un imprenditore ascolano. «Non vi sognate di arginare la chiusura e la fuga da Ascoli delle grandi aziende».
E' la sentenza data dal dottor Castano di fronte al presidente della Provincia Piero Celani, al presidente di Confindustria in scadenza e attuale presidente della Camera di Commercio Adriano Federici, al fresco prescelto per guidare Confindustria Ascoli, Bruno Bucciarelli, e a molti imprenditori che hanno cercato di manifestare il malessere diffuso per la situazione economica e industriale del territorio. Quella sera ero capitato in Confindustria per verificare con quanti voti fosse stato prescelto al ruolo di presidente per il prossimo mandato.
E stavo parlando proprio con il neo eletto Bruno Bucciarelli quando il bis presidente Adriano Federici invita gli imprenditori della giunta rimasti in sala a sedersi: è arrivato il presidente della Provincia Piero Celani con il dirigente dell'Unità di crisi ministeriale Giampietro Castano. Ben presto dovevano cambiare le smorfie sui volti degli imprenditori che avevano creduto in un primo tempo che quella presenza fosse foriera di buone notizie.
Macché, la realtà nuda e cruda di Castano ha sbigottito tutti. Il neo presidente Bucciarelli è saltato sulla sedia. Poco prima mi aveva detto che tra i punti urgenti del suo mandato ci sarebbe stato appunto quello di arginare la fuga delle grandi aziende, se grande oggi si può considerare la Manuli con circa 400 dipendenti.
«Ma noi abbiamo il problema urgente di come affrontare il domani» dice Bucciarelli rivolgendosi a Castano, mentre il dirigente ministeriale canta già il de profundis al territorio. Castano ha una sua ricetta per l'Ascolano che fa sbottare finanche Felice Santarelli. Sentite. «Ecco vedete – dice Castano – ho visitato con il presidente Celani un'azienda, la “Meccanica H7” (oggi più nota per la produzione della prima cuocipasta al dente di pasta non precotta: “PastItaly”, ndr).
Bene lì ho visto molti giovani alle prese con macchine metalmeccaniche moderne, soddisfatti del proprio lavoro (molti arrivano dall'Ipsia, ma ci sono anche tanti ingegneri, ndr). Dunque è il caso di investire e riscoprire quella manualità nel settore sulla quale possono riversarsi le risorse del Governo».
Tanto tuonò che piovve. Felice Santarelli, imprenditore che oggi con il suo gruppo rappresenta settori tradizionali come l'edilizia e quelli innovativi nel campo dell'energia rinnovabile, non ci sta a ritrovarsi in un territorio terzista, che non sarebbe competitivo di fronte a quello che sta accadendo in Cina e soprattutto in India. «Insomma, non voglio essere polemico – dice Felice Santarelli - ma qui negli anni non c'è stato mai un indirizzo nazionale di politica industriale e lei oggi viene a dirci queste cose. Ma io sono costretto a comprare pannelli fotovoltaici in Cina e nel nord Europa perché da noi c'è il deserto in
questo settore».
E' semplice interpretare l'indispettimento di Felice Santarelli. Il dirigente ministeriale dell'Unità di crisi Giampietro Castano non fa balenare all'imprenditore con il suo ritorno alla “tradizionale buona manualità” una prospettiva di territorio volto alla competizione futura con progetti in settori innovativi. Il rischio è dunque che si resti sempre fanalino di coda. Ora, con questi pensieri negli uomini romani come credete che ne usciremo da questa crisi?
Manuli detta legge per recuperare situazioni di perdita nel mondo finanziario dismette. Perché la realtà è che nell'accordo siglato a Roma, anche se comprensibile dal punto di vista umano di tenersi stretti coi denti qualche centinaio di posti di lavoro come hanno fatto Cgil, Cisl e Uil, è pur vero che con la chiusura di certi reparti che rappresentano il possibile sviluppo di mercato futuro nel settore dello spiralato di grandi dimensioni, la Manuli fa due cose, da una parte si sta predisponendo alla cessazione dell'attività nell'arco forse di due anni, mentre salva quello che gli interessa: la produzione di energia.
E mentre Castano presso Confindustria in quella serata “biforcuta” dice chiaro che anche la Zona Franca questo territorio se la può scordare, ancora arrivano politici governativi a dirci che si impegneranno per la Zona Franca ad Ascoli. Siamo stanchi di sentirci ripetere certe cose dall'on. Abrignani.
Dalle elezioni ad oggi abbiamo sentito solo chiacchiere. Se il Governo avesse voluto fare entrare Ascoli nella Zona Franca l'avrebbe già potuto fare da tempo, invece nisba. Intanto ora stiamo per assistere alla solita cruenta guerra tra poveri con gli operai della Manuli che quando s'incontrano per strada fanno finta di non vedersi.
Ognuno sta pensando al proprio sacrosanto (per carità) orticello. Non s'inventa nulla: “mors tua vita mea”. E' certo, una volta di più non siamo francesi.